Cantina Valpolicella di Negrar: interprete di un grande territorio

Cantina Valpolicella di Negrar nasceva novantuno anni fa, il 23 agosto 1933, quando “sette gentiluomini di Verona” – Gaetano Dall’Ora, Carlo Vecchi, Giovanni Battista Rizzardi, Marco Marchi, Pier Alvise Serego Alighieri, Silvio Graziani e Attilio Simonini, quest’ultimo al tempo proprietario di Villa Novare ad Arbizzano di Negrar, prima sede sociale della Cantina – hanno dato vita a una cooperativa solida nei principi e nelle idee, animata dalla volontà di creare qualcosa di bello e di buono per il proprio territorio: l’amata Valpolicella, quella storica, oggi conosciuta con l’appellativo di Classica. La capacità di ascoltare e di evolvere con la propria gente in una crescita progressiva e sostenibile, sia dal punto di vista della capacità produttiva sia nella proposta qualitativa, è uno dei tratti distintivi di questa Cantina. Un percorso costellato di primati ha portato la cooperativa a essere riconosciuta come autorevole punto di riferimento per diverse categorie del vino italiano, come Amarone, Ripasso e Appassimento, che – lo racconta Daniele Accordini, Direttore generale e capo-enologo di Cantina Valpolicella di Negrar – secondo le stime più recenti potrebbero definirsi, come alcuni vitigni, “resistenti” non solo al cambiamento climatico, ma anche alle evoluzioni del gusto e alle oscillazioni dei consumi. «Se l’”invenzione” dell’Amarone è patrimonio di un intero territorio, a Cantina Valpolicella Negrar spetta l’aver prodotto e commercializzato nel 1936 la prima bottiglia di Amarone a denominazione Amarone della Valpolicella Extra – sottolinea Accordini –. L’unico esemplare esistente è conservato nel caveau della cantina, visitabile su prenotazione, prezioso testimone di un primato assegnato dalla storia che l’azienda concepisce come un simbolo e un bene dedicato a tutta la Valpolicella».

Oggi l’azienda può contare sulla fiducia e stima di oltre 240 soci conferitori, che la scelgono come guida autorevole e degno rappresentante di un territorio prendendosi cura di oltre 850 ettari di vigneti, la maggior parte distribuiti all’interno della zona Classica, posti a diverse altitudini e caratterizzati da una grande varietà di suoli tra le valli di Negrar, Marano, San Pietro, Fumane e Sant’Ambrogio.

Daniele Accordini, Direttore generale e capo-enologo di Cantina Valpolicella di Negrar

Dott. Accordini, quante bottiglie produce annualmente la Cantina e quali sono i suoi prodotti di punta?

«La produzione totale supera oggi i 9 milioni di bottiglie l’anno, con vini del territorio e di altre DOC veronesi. Il nostro brand più importante è Domìni Veneti, linea nata nel 1989 come opera di premiumizzazione ante litteram di una parte della produzione: una scelta qualitativa “precoce”, di rottura, che da subito ha elevato il marchio a simbolo di una Valpolicella, quella Classica, desiderosa di proiettarsi con orgoglio e profonda consapevolezza nell’universo dei grandi vini italiani. Oggi Domìni Veneti, il cui nome evoca i territori e le glorie dell’antica Repubblica di Venezia, di cui la Valpolicella era parte integrante, compone una proposta fedelmente centrata sui grandi rossi veronesi, Amarone e Ripasso in primis, oltre a Recioto, con vini dalle finezze sartoriali, divenuti ambasciatori del vino italiano di qualità nel mondo. Domìni Veneti firma referenze come l’Amarone Or’Jago, l’Oro di Jago, prodotto in una delle zone storiche e maggiormente vocate della Valle di Negrar, Valpolicella Ripasso, come La Casetta e Torbae, e l’Amarone Riserva Mater, punta di diamante della Cantina. L’anima veneta del brand ha poi ispirato l’esplorazione di altre eccellenze del panorama enologico regionale, arricchendone il portfolio in valore e varietà».  

In quali canali commerciali siete presenti e quanto incide l’export sul totale del fatturato?

«Cantina Valpolicella di Negrar ha registrato un fatturato 2022/23 di quasi 45 milioni di euro, con un valore della produzione di oltre 48 milioni; il valore liquidato ai 240 soci su un totale di 878 ettari fra Valpolicella, Classica, Doc, Bardolino Classico, Doc, Custoza e Igt quest’anno è stato di 16,4 milioni di euro, in crescita del 18% rispetto al 2022. Un risultato che è frutto di una strategia multicanale vincente – HoReCa, GDO, online – abbinata a un livello qualitativo nel prodotto mai disatteso. L’export rappresenta circa il 60% sul totale delle vendite: i nostri mercati di riferimento sono la Germania e i monopoli nordeuropei, ma abbiamo instaurato nuovi rapporti economici anche con Bielorussia, Azerbaigian, Brasile, Guatemala, Messico, Cipro, Repubblica Ceca e Romania».

Di recente quali investimenti sono stati compiuti?

«Nel biennio 2020-2021 abbiamo investito in uno stabilimento di 5mila metri quadrati a San Pietro in Cariano, sempre nella Valpolicella Classica, per la messa a riposo di uve riservate ad Amarone e Recioto: un investimento compiuto per dare maggior valore al lavoro dei nostri soci e all’azienda. Dai 4mila quintali di uve destinate all’appassimento nel 1990, siamo arrivati a oltre 30mila quintali, vendemmiate e selezionate rigorosamente a mano: numeri che ci rendono proprietari di uno dei più grandi “fruttai” d’Italia e d’Europa e che parlano di come la Cantina sia divenuta, nel tempo, un punto di riferimento nella pratica di questa tecnica millenaria, oggi candidata a diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Nel nostro presente ci sono investimenti che, da un lato, puntano alla riprogettazione della filiera produttiva, al fine di renderla più flessibile e di ridurne l’impatto ambientale, e, dall’altro, si basano sullo sviluppo di strategie commerciali efficaci, utili ad affrontare un mondo in profondo cambiamento. Tra i vari progetti, nei prossimi anni abbiamo pianificato anche la realizzazione di una nuova linea di imbottigliamento».

Le sfide più appassionanti che ha intrapreso negli anni?

Oggi Cantina Valpolicella Negrar conta su 240 soci conferitori

«Direi il progetto “Amarone Espressioni”, condotto nell’areale della Valpolicella Classica con l’obiettivo di scoprirne le diversità e le originalità territoriali. Il risultato sono stati cinque diversi vini Amarone, uno per ogni vallata della Valpolicella Classica, che produciamo solo nelle annate migliori. La nostra attenzione si è poi spostata a indagare le specificità della vallata di Marano, rintracciabili nella collezione Pruviniano – Amarone, Ripasso e Superiore –, dall’antico nome della vallata. Marano è un territorio di grande personalità, freddo e con terreni sciolti, che occorre assecondare per poter leggere il variegato intreccio fra suoli e microclimi. Dà vini che continuano a stupirci, riescono ad avere un colore molto tenue, ma, allo stesso tempo, di un rosso brillante, con un bouquet fine sottile dove la nota di ciliegia – evidente nel vino fresco – si evolve nel corso dell’affinamento in piacevoli note speziate e di sottobosco».

Come operate in campo e quali accortezze adottate in cantina in ottica green?

«Attualmente, circa il 20% dei nostri vigneti è condotto a regime biologico, percentuale che identifica la Cantina come il più grande produttore di vini organic nella zona Classica della Valpolicella; stiamo iniziando anche nel territorio del Bardolino. In ogni caso, tutti i nostri soci adottano nei loro vigneti la lotta integrata, per cui i trattamenti sono molto ridotti ed eseguiti con prodotti a basso impatto ambientale. Nelle operazioni di cantina è attivo un sistema di riciclo delle acque, oltre all’utilizzo di lampadine a basso consumo energetico, e una percentuale crescente del materiale cartaceo utilizzato – dai cartoni per le bottiglie ai dépliant, fino alle shopping bag – è realizzato con carta certificata FSC, priva di colle o vernici chimiche e proveniente da foreste dove sono rispettati rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Nel tempo abbiamo aderito al servizio RafCycle, che recupera gli scarti dell’etichettatura, inoltre le capsule delle bottiglie sono totalmente riciclabili (brevetto Polynature), così come è riciclata la carta degli imballaggi che le contengono».

Ci parli del recente cambio di presidenza…

«È avvenuto lo scorso 16 novembre, quando sono stati eletti ai vertici aziendali, a larga maggioranza, Giampaolo Brunelli e Alessia Ceschi. Il primo, 44 anni, dottore commercialista e professore a contratto all’Università di Verona per l’insegnamento in Business plan e fund rising, nel tempo libero ama dedicarsi al lavoro in vigna ed è il 14° Presidente di Cantina Valpolicella di Negrar; ha preso il posto di Renzo Bighignoli, presidente uscente dopo tre mandati. Ad affiancarlo nel mandato triennale, in qualità di Vicepresidente, sarà l’avvocato veronese Alessia Ceschi, di 33 anni, appassionata di montagna e dei monti Lessini. Entrambi sono nati a Negrar di Valpolicella, sono figli di viticoltori soci pluridecennali della Cantina e hanno già avuto esperienze direzionali nei trascorsi direttivi: Brunelli dal 2014 all’interno del collegio sindacale, mentre Ceschi dal 2020 in qualità di consigliere. Una compagine giovane, dunque, che caratterizzerà la nostra realtà con nuovo slancio ed energia».