Arnaldo Caprai, interpreti dell’eccellenza

La linea di imbottigliamento di Arnaldo Caprai è interamente robotizzata

È passato ormai più di mezzo secolo da quando l’imprenditore tessile di successo Arnaldo Caprai acquistò quarantacinque ettari a Montefalco (PG) con l’intento di dare seguito alla storia della sua impresa. Era il 1971 e i primi ettari facevano compagnia a una sola decina di altre realtà vitivinicole del territorio: oggi il numero è decuplicato, come conseguenza del forte interesse del mercato nei confronti dei prodotti di questo areale. Un percorso che ha avuto maggior slancio da quando, nel 1987, Marco Caprai ha assunto la conduzione dell’azienda di famiglia e, sulle orme del padre, ha intuito il potenziale di un vitigno dimenticato come il Sagrantino, ha dato il via a un’intensa attività di studio incentrata su questa cultivar autoctona e sui suoi suoli e, grazie alla collaborazione con la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, ha lavorato incessantemente per il suo rilancio, riuscendo al contempo a costruire anche una rinascita di tutto il territorio. Questo profondo e duraturo legame tra l’attività aziendale e il mondo della ricerca e dell’innovazione è stato uno stimolo che ha contribuito al riconoscimento, nel 1992, della Docg Montefalco Sagrantino e all’inserimento della denominazione umbra tra i grandi vini rossi italiani, alla conquista dei mercati di tutto il mondo. Nel 1996 il Sagrantino 25 Anni, sotto la guida dell’enologo Attilio Pagli, è stato il primo vino 100% Sagrantino a venire premiato: i Tre Bicchieri della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso-Slow Food sono stati l’iniziale riconoscimento di una precisa serie di successi. Nel tempo, poi, la stessa Guida ha valutato con ottimi punteggi anche altri vini simbolo della Cantina, come il Sagrantino Collepiano e Valdimaggio, il Montefalco Rosso Riserva e il Vigna Flaminia Maremmana, dimostrando non solo la potenzialità di quest’area dell’Umbria, ma anche la capacità di Caprai di saperla esprimere al meglio.

«In cantina ricerchiamo costantemente la qualità e tentiamo senza sosta di interpretare l’eccellenza: ciò coincide con l’essere autentici, responsabili e innovatori»

Tradizione, innovazione e territorio

«Il nostro lavoro e la nostra apertura hanno reso possibile il riconoscimento del Sagrantino e di questo territorio in tutto il mondo – conferma Marco Caprai, Amministratore delegato dell’azienda agricola Arnaldo Caprai –: ciò, abbinato alla qualità dei nostri vini, ha fatto sì che le bottiglie Arnaldo Caprai venissero inserite in prestigiose degustazioni. Tra queste, ci piace ricordarne due in particolare, che hanno segnato la storia del 25 Anni, entrambe tenutesi durante il Vinitaly. La prima, svoltasi nel 2006 durante la quarantesima edizione della manifestazione, è stata la degustazione condotta da Serena Sutcliffe, Master of Wine e Capo del Dipartimento Vini di Sotheby’s, in occasione della quale l’annata 2000 è stata presentata insieme ad altri dodici vini simbolo dell’enologia mondiale; la seconda, svoltasi nel 2007, ha reso possibile che critici italiani e internazionali – tra cui Hugh Johnson – abbiano premiato l’annata 1997 come una delle più straordinarie del XX secolo, tra i dodici vini mito italiani del 1900».

Marco Caprai

La Cantina oggi ha raggiunto un’estensione di circa 174 ettari, di cui 160 di superficie vitata; di questi, 50 ettari sono in affitto e tutti sono appartenenti alle zone della Docg Sagrantino di Montefalco, della Doc Montefalco e della Doc dei Colli Martani.

«Questo areale gode di un clima continentale con estati calde e tendenzialmente asciutte e inverni freddi con sporadici episodi nevosi – dichiara Caprai –. Le varietà di uve che abbiamo scelto di coltivare sono principalmente Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon per i rossi, mentre, per i bianchi, abbiamo impiantato Grechetto, Chardonnay e Sauvignon. A contrassegnare i nostri vini è l’aver focalizzato la nostra azione, fin dall’inizio, su quello che è il senso proprio del terroir, divenendone in qualche modo pionieri e maestri. Produciamo circa un milione di bottiglie, con un fatturato che, nel 2023, si è attestato intorno agli 8,5 milioni di euro. Abbiamo tipologie di clienti molto diversi tra loro e lavoriamo sulla multicanalità, essendo presenti nella GDO così come nell’HoReCa, in canali di vendita diretta e in quelli che raggiungiamo tramite i distributori. L’export rappresenta il 25% del fatturato, realizzato in 35 Paesi del mondo e principalmente nei mercati tradizionali come Usa, Germania, Svizzera, Svezia e Olanda. Nel lavoro di ogni giorno ci guidano tre parole chiave: tradizione, innovazione e territorio».

Ricerchiamo la qualità e interpretiamo l’eccellenza

Marco Caprai, infatti, ha sempre creduto nella ricchezza della tradizione del territorio di Montefalco, che ha interpretato in chiave moderna adottando i più innovativi metodi di produzione e di gestione aziendale. La collaborazione, dalla fine degli anni Ottanta in poi, dell’azienda con l’Istituto di Coltivazioni arboree della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano lo ha dimostrato, tramite un lungo progetto di ricerca articolato in diverse tematiche: dalla selezione clonale del Sagrantino all’applicazione di moderne tecniche agronomiche nella gestione di nuovi impianti, dallo studio del patrimonio genetico varietale di progenie di Sagrantino ottenute da seme alla zonazione polifenolica, fino alle prove agronomiche per la gestione dei processi di maturazione tecnologica e fenolica delle uve e alla gestione del suolo tramite inerbimenti con sovesci e concimazioni con matrici organiche diverse. Tutto questo ha permesso di valorizzare sempre maggiormente la produzione di Sagrantino nell’area.

«Siamo un’azienda in continua evoluzione e il nostro rapporto con l’Università di Milano, in primis con il professor Leonardo Valenti, è stata significativa – continua Caprai –: buona parte della nostra squadra proviene dal percorso formativo dell’Ateneo milanese, come l’enologo Luca Smalzi, il responsabile vinificazione Michele Bravi e il responsabile Ricerca&Sviluppo Mattia Dall’Orto. In cantina ricerchiamo costantemente la qualità e tentiamo senza sosta di interpretare l’eccellenza: ciò coincide con l’essere autentici, responsabili e innovatori. Il nostro enologo resident è Vera Lafranconi, che, a partire dal 2015, è stata affiancata dalla consulenza dell’enologo di fama mondiale Michel Rolland: per una denominazione in cui il vino di punta esce dopo quattro anni, risulta chiaro come abbiamo voluto dispiegare la nostra forza a lungo termine. Lafranconi persegue da una parte la sfida di far emergere, nella terra del Sagrantino, anche vini di gran valore da vitigni internazionali e, dall’altra, di proiettare il Sagrantino nel nuovo millennio sperimentando nuove tecniche – come la “vinificazione integrale” di Rolland – occupandosi della cura del dettaglio».