Cantina Terra Musa: il bio e la responsabilità ambientale al primo posto

Oltre cinquant’anni di storia vitivinicola incentrati sul profondo amore e sulla dedizione di una famiglia nei confronti della natura e del proprio territorio: si sviluppa su questi presupposti la crescita, nel tempo, della realtà Terra Musa, situata a Blessaglia di Pramaggiore (VE), piccolo centro del Veneto Orientale posto nella zona a Denominazione di origine controllata Lison-Pramaggiore. Qui, nel 1968, il noto impresario edile Cav. Dino Musaragno corona il sogno di acquistare un lotto di terra in campagna con il fine di creare una cantina di vinificazione per le uve prodotte dai propri vigneti, struttura che sorgerà nel 1972. All’inizio egli acquista 20 ettari, che poi diventeranno 30 negli anni successivi, tutti a vocazione viticola e situati in un areale caratterizzato da terreni forti e adatti allo sviluppo di prestigiosi vitigni, all’interno del quale la viticoltura e il culto del vino vengono perpetrati da secoli.

«Dobbiamo tutto all’intraprendenza di mio nonno, che ha saputo trasmettere la passione per la terra a mio padre Moreno, il quale gestisce l’azienda da più di 3 decenni e che io affianco con orgoglio – racconta Umberto Musaragno, rappresentante della terza generazione aziendale –. Attualmente gestiamo gli ettari di proprietà interamente a biologico, con una capienza in cantina che si aggira sui 6.200 ettolitri, e negli ultimi anni abbiamo investito ingenti capitali in impegnativi lavori sui terreni nel più assoluto rispetto ambientale, svolgendo meditate e accurate selezioni dei vitigni con la collaborazione di esperti agronomi e compiendo scelte precise e mirate per ottenere un prodotto di qualità rivolto a un mercato medio-alto non solo nazionale ed europeo, ma anche mondiale».

Banditi anticrittogamici e prodotti di sintesi

Paola, Umberto e Moreno Musaragno

Inizialmente le tecniche di lavorazione della terra adottate dai Musaragno aderivano alle norme dell’agricoltura integrata, secondo la quale era permesso l’utilizzo di soli prodotti chimici innocui e di sostanze organiche, così da limitare in maniera sostanziale l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in vigneto. La conversione all’agricoltura biologica è stata avviata nel 1996 e, dopo tre anni, si è arrivati alla certificazione definitiva nel 1999, dapprima con l’ente AIAB e successivamente con ICEA – Istituto per la certificazione etico ambientale. «Mio padre ha adottato per l’intera filiera i rigidi regolamenti dell’agricoltura bio, in cui sono banditi tutti gli anticrittogamici e gli insetticidi di sintesi e secondo la quale la conduzione della viticoltura è totalmente naturale – specifica Umberto –: questo per noi equivale a non sfruttare le piante e il terreno, rinunciando a produzioni abbondanti a favore della qualità pregiata dei prodotti e nella salvaguardia dell’ambiente e della salute. Siamo anche in possesso della certificazione NOP, richiesta dagli Stati Uniti per il prodotto bio, nonché, dal 2009, di quella ICEA Vegan, per quanto riguarda la vinificazione. Ad oggi, dunque, Terra Musa è una realtà che produce BioVegan mettendo in atto e praticando la metodologia vegana, un modo per avvicinarsi a coloro che presentano intolleranze alimentari direttamente collegate ai derivati di latte, uova e farine animali». La superficie aziendale è stata totalmente rinnovata sul finire del 2005, quindi ampliata con nuove varietà di vitigni – internazionali e non –, oltre che modernizzata, in modo da creare un impatto sulla natura sempre inferiore. «Circa tre anni fa, per via del costante mutamento di mercato e di una risposta sempre più positiva dei nostri clienti, abbiamo sentito la necessità di espanderci – continua il titolare –: abbiamo perciò acquisito un terreno ad ex seminativo di sette ettari poco distante dalla nostra proprietà e vi abbiamo impiantato cinque diverse cultivar».

Impianto a goccia sotterraneo mediante falda acquifera

Di fatto, sui nuovi terreni, nel sottofila, è stato predisposto un impianto di irrigazione a goccia sotterraneo mediante falda acquifera che, a differenza di altri metodi, come l’irrigazione per scorrimento o a chioma, garantisce un’irrigazione più diretta e uniforme verso le radici e un consumo inferiore e più controllato d’acqua. Andando a bagnare il terreno a una distanza di circa 20 cm dalle piante, infatti, il sistema – gestito tramite dispositivo – evita sprechi ed evaporazioni della stessa, favorendo la ricerca idrica alle viti. «Ci siamo mossi in questo senso per poter sopperire alla mancanza di fonti irrigue naturali su questo specifico suolo – evidenzia Musaragno –. Ogni settore irriguo lavora in modo indipendente e, mediante il quadro strumenti, un nostro operatore può selezionare la zona da irrigare, il quantitativo d’acqua da immettere e il tempo di innaffiamento; il tutto è supportato da una colonnina meteo alimentata da pannelli solari, per una costante verifica delle temperature, delle bagnature fogliari e dello stato del suolo. Nel 2022 abbiamo comparato, per un periodo di tempo determinato, questo metodo con l’irrigazione mediante trattrice e pompa e siamo riusciti a calcolare un risparmio di acqua, grazie al sistema a goccia sotterraneo, pari al 75%». Il risparmio, in cantina, è anche energetico, grazie all’installazione di pannelli solari in copertura per contenere l’uso di elettricità acquistata dalla rete e l’emissione di CO2 in atmosfera: mediante un sistema computerizzato, infatti, Terra Musa può monitorare i propri consumi. «Fino ad oggi abbiamo risparmiato 137 tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti a un tragitto di oltre 300mila chilometri», dichiara Umberto.

Concimazioni ridotte, siepi alte e fasce di rispetto

In campo, da tempo la plastica è stata eliminata nella fase di legatura delle piante in potatura, una pratica agronomica sfruttata anche per la lotta a parassiti, malattie e infestanti – vengono lasciati pochi cavi e gemme, per agevolare l’aerazione del vigneto –, alla stregua della concimazione, molto ridotta, per contenere l’apparato vegetativo e far meglio filtrare l’aria nel grappolo. «Essendo la vite una pianta perenne e non potendo ricorrere alla rotazione delle colture, per la gestione della fertilità utilizziamo tutti gli apparati vegetali di potatura (tralci) e vendemmia (raspi) e il letame certificato biologico derivante da allevamenti non intensivi. Abbiamo puntato, inoltre, sullo sviluppo e la crescita di siepi e alberi per proteggere gli antagonisti naturali dei parassiti, così come su più trappole sessuali per monitorare gli insetti: in caso di pericolo immediato, o quando le condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo di infezioni fungine e minacciano le colture, vengono impiegati principalmente rame, zolfo e piretro. La lotta alla peronospora, in particolare, richiede grandi attenzioni e sacrifici, considerato che piogge consistenti e/o ravvicinate rendono vano il trattamento. Per operare utilizziamo un atomizzatore a recupero: questo, raccogliendo il prodotto che non attecchisce alle foglie, limita notevolmente la sua dispersione nell’ambiente». Per ridurre i rischi di contaminazione causati da fenomeni di deriva provenienti da aree di confine dovuti alla presenza di coltivazioni a conduzione intensiva convenzionale, nelle aree in cui non sussistono confini naturali – come gli argini dei fiumi – Terra Musa ha piantato siepi alte e mantiene una fascia di rispetto di 4 metri; compie, inoltre, per verifica, periodiche analisi multiresiduali a campione sui suoi vigneti. A fornitori e trasportatore, poi, viene richiesto di rispettare requisiti etici e di sostenibilità specifici, la massima attenzione nella sanificazione e nella pulizia di mezzi e macchinari – in linea con le norme aziendali – e, quando possibile, di raggruppare più consegne con un unico mezzo di trasporto.