Christeyns: rendere visibile l’invisibile… ed eliminarlo

Una delle principali preoccupazioni per quanto riguarda l’igiene nell’industria alimentare è la formazione di biofilm batterici. I biofilm sono colonie di microrganismi uniti tra loro e adesi a un substrato solido, circondati da una matrice vischiosa prodotta per lo più dagli stessi microorganismi. Tale matrice, composta da un conglomerato di diversi tipi di biopolimeri indicati come sostanze polimeriche extracellulari (EPS), protegge i microorganismi da fattori ostili e ne facilita la loro sopravvivenza.

«Il biofilm è la cosa più “pericolosa” che ti possa succedere su una linea di imbottigliamento», affermano Massimiliano Degano, National Sales Leader Food&Agri e Gianluca Ramella, Technical Service Food Hygiene di Christeyns. Pericolosa nel senso che è difficile da vedere e difficile da estirpare. Infatti, la sua struttura rende problematica l’eliminazione dei microorganismi stessi e li rende resistenti a molti processi di pulizia. Inoltre, il biofilm si forma in zone di difficile accessibilità, in zone d’ombra, in superfici cave, in zone di condensa, il che determina la difficoltà dei normali sistemi di pulizia ad eliminare il biofilm. Infine, la complessità della matrice del biofilm e il livello di protezione che questa fornisce ai microrganismi fanno sì che la sua formazione rappresenti un rischio significativo per la sicurezza alimentare.

Rendere visibile l’invisibile

Il controllo del biofilm richiede l’applicazione di igienizzanti e di procedure specifiche. Ma il primo passo per una corretta strategia di igienizzazione e di eliminazione del biofilm è dato dalla possibilità di visualizzarlo. Ed è qui che Christeyns si differenzia sul mercato. L’azienda, infatti, ha messo a punto un metodo tanto semplice quanto efficace per visualizzare il biofilm dovunque esso si annidi. Il nome della soluzione? TBF300, un prodotto brevettato, sviluppato da Christeyns in collaborazione con Istituti universitari. Si tratta di un kit che in pochi minuti è in grado di rendere visibile il biofilm tramite una reazione colorimetrica selettiva con i polimeri extracellulari. «La caratteristica di TBF300 è che esso funziona indipendentemente dalla tipologia di microrganismi perché è specifico per le molecole extracellulari e non selettivo per il microorganismo. Questo gli conferisce una universalità di azione», spiegano Degano e Ramella.

Evidenziare non basta!

Con il kit TBF300, l’identificazione del biofilm avviene facilmente nel giro di pochi minuti e già con questo passaggio si compie un passo fondamentale per l’igienizzazione, ma si è solo a metà dell’opera. «Una volta che il biofilm è stato evidenziato bisogna innanzitutto attaccarlo, distruggerlo perché altrimenti esso impedisce la distruzione dei batteri al suo interno». Per questo secondo passaggio Christeyns propone oggi una via alternativa alla via chimica. «Con la gamma di prodotti Mida ENZY la nostra azienda porta sul mercato una soluzione altamente sostenibile per la distruzione del biofilm. Si tratta di prodotti che lo intaccano per via enzimatica, che in modo naturale riescono a “digerire” i polimeri extracellulari che lo costituiscono. Si tratta di una strategia alternativa alla classica rimozione del biofilm per via chimica. I sistemi enzimatici sono più ecologici, hanno un pH neutro e quindi sono più delicati sulle superfici. Christeyns offre sia sistemi di eliminazione del biofilm chimici che enzimatici ma da quando ha portato sul mercato questi ultimi, nel gennaio del 2023, tende ad offrire questa soluzione perché essa ha una formulazione particolarmente sostenibile e degrada selettivamente solo la matrice del biofilm».

Infine, una volta attaccato il biofilm, bisogna procedere alla distruzione dei microrganismi che esso proteggeva con un adeguato composto biocida ad ampio spettro che può interagire ed entrare in intimo contatto con tutte le diverse specie microbiche presenti, causandone la morte. «Christeyns offre una ampia gamma di procedure di igienizzazione e prodotti che comprendono formulazioni a schiuma per la pulizia esterna delle superfici, formulazioni per CIP e per impianti di filtrazione».

Christeyns dispone anche di una molteplicità di apparecchiature e impianti di lavaggio, come ad esempio:
• impianti centralizzati e decentralizzati a pressione, centraline schiumogene ed accessori per i lavaggi di superficie (OPC);
• sistemi per il dosaggio automatico dei prodotti nei lavaggi meccanici delle bottiglie e dei contenitori e nei lavaggi per circolazione (CIP)
La gamma viene completata da alcune soluzioni speciali come, ad esempio, il controllo igienico degli accessi e il lavaggio meccanico dei pavimenti. Grande importanza è attribuita al risparmio di risorse come acqua, prodotti chimici, energia e tempo. L’esatta concentrazione dei detergenti e disinfettanti protegge la tecnologia dei sistemi e, grazie alla soluzione automatizzata, l’igiene è ottimizzata anche in aree di difficile accesso. In generale, le procedure di pulizia Christeyns nei processi di produzione food and beverage forniscono risultati di pulizia riproducibili in quanto automatizzati e storicizzati attraverso data logger.

Un servizio più che un prodotto

Nell’imbottigliamento, in particolare di acque e soft drink, i punti più delicati sono i nastri di ingresso e uscita delle riempitrici. Esse richiedono un alto livello igienico e ad esse bisogna prestare particolare cura. Christeyns offre gratuitamente alle aziende imbottigliatrici il servizio di ricerca del biofilm con il kit TBF300, lasciando poi all’azienda stessa di decidere se continuare il processo di igienizzazione con i metodi e prodotti Christeyns oppure no. «In particolare laddove non vi sia un imbottigliamento asettico, la ricerca del biofilm dovrebbe essere condotta regolarmente, per assicurare la massima igiene sulle linee di imbottigliamento».

Imbottigliamento asettico

Soprattutto le bevande non alcoliche sono considerate prodotti sensibili che richiedono una attenzione particolare perché suscettibili alla contaminazione microbica. Uno dei metodi più efficaci per prevenire il rischio di contaminazione e formazione del biofilm in linea è l’imbottigliamento asettico. «In una linea di imbottigliamento asettico tutto è sterilizzato, comprese le bottiglie o i brick e questo permette di limitare notevolmente il rischio di contaminazione. In genere le macchine più moderne sono predisposte per fare imbottigliamento asettico. L’Hygienic design della macchina, i sistemi di aerazione filtrata con flusso laminare ridotto e le procedure di cleaning dedicate contribuiscono a raggiungere l’asetticità dell’ambiente».

L imbottigliamento asettico richiede che il cliente abbia una macchina predisposta, ovvero una macchina che sia in grado di mettere in atto quelle procedure che non sono solo detergenza ma sono atte a non fare entrare nessun microorganismo all’interno della riempitrice, in modo da avere un prodotto assolutamente privo di microrganismi. «In genere le macchine più datate o più piccole non sono necessariamente predisposte per l’imbottigliamento asettico. A maggior ragione allora è importante in questi casi fare una regolare ricerca del biofilm», affermano Degano e Ramella.

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