Prende vita dal sogno di tre fratelli, Aganis, azienda vitivinicola situata a Treppo Grande (UD) – a ridosso dei Colli Orientali e ai piedi delle Alpi Giulie – che abbraccia 15 ettari di boschi e 22 di vigneti tra corsi d’acqua e borghi incantevoli. È qui, su una terra preziosa caratterizzata dalla ponca – una stratificazione di marna e arenaria che in Friuli-Venezia Giulia è sinonimo di terroir ed è parte integrante dell’identità dei vini – che qualche tempo fa i titolari della cantina trevigiana Ca’ di Rajo Fabio, Simone e Alessio Cecchetto decidono di dar vita a una realtà in grado di rappresentare una nuova fase del loro percorso imprenditoriale nel settore enologico.
«Ca’ di Rajo è sorta grazie all’intuizione di mio fratello maggiore Simone – spiega Fabio Cecchetto – che ha saputo costruire un’azienda a partire dai terreni di famiglia e dall’esperienza di nostro nonno Marino, prima mezzadro e poi proprietario dei vigneti che possediamo a San Polo di Piave, in provincia di Treviso. Abbiamo fatto tesoro delle nostre radici e del successo di questa realtà famigliare per fondare un’azienda che appartenesse interamente a noi tre fratelli, in un territorio – quello friulano dei Colli orientali – che ci ha sempre affascinato e risulta particolarmente vocato alla produzione vitivinicola. Abbiamo pensato a una linea di prodotti che fosse in grado di unire la valorizzazione degli autoctoni e la miglior espressione dei vitigni internazionali e abbiamo messo a frutto il nostro know-how nella creazione di spumanti di alta qualità. Il nostro sogno è raccontare l’autenticità del Friuli attraverso vini moderni, freschi ed eleganti».
Valorizzare, in primis, i vitigni locali
Frutto di un capillare lavoro di reimpianto, i vigneti di Aganis sono coltivati sui caratteristici terreni di arenaria e marna, dunque, con particolare attenzione alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente collinare in cui affondano le radici. L’obiettivo primario dei Cecchetto, infatti, è preservare un ecosistema perfetto dove la viticoltura si integra a un habitat naturale di grande fascino, incorniciato da vette e circondato da boschi.
La linea di prodotti include una serie di autoctoni in versione vini fermi, come Friulano, Refosco, Malvasia e Ribolla Gialla, mentre tra i vitigni internazionali di punta troviamo un Merlot, un Cabernet Sauvignon, un Sauvignon e uno Chardonnay. Aganis produce anche tre spumanti: un Brut da Ribolla Gialla, uno spumante a base di Malvasia e un Rosé Brut da uve 100% Pinot Nero.
«Il nostro progetto verte principalmente sul mettere in luce le cultivar autoctone e tra i vini che ci rendono più orgogliosi vi sono gli spumanti e i bianchi – commenta Cecchetto –. Peteç, termine che in friulano significa “chiacchiera”, presenta delicati ed eleganti sentori aromatici di macedonia di frutta, con spiccata evidenza di frutta a polpa gialla; la Malvasia Flôr, invece, “fiore”, esprime profumi di frutta tropicale ed esotica, pesca a polpa bianca e mughetto, con nuances di spezie mediterranee, ed è un omaggio a un paesaggio unico e lussureggiante per un vino dal profumo tenue, armonioso e fresco. Tra i rossi non possiamo non citare Po’ Folc, “poi il fulmine”, che presenta un ampio bouquet di marasca, more e ribes per la parte fruttata e di violetta per la parte floreale, il tutto completato da declinazioni di china e altre note balsamiche, con finale speziato e piacevolmente pepato».
Tra senso di appartenenza e tradizione
Per costruire una brand identity che raccontasse non solo l’anima del progetto Aganis, ma anche il meraviglioso territorio in cui sorge l’azienda, i Cecchetto si sono rivolti ad Advision, agenzia di comunicazione veronese, localizzata a Marano di Valpolicella, che ha lavorato su naming del brand, logo design e identità visiva, naming di prodotto, label e packaging design.
«Pensavamo a qualcosa che esprimesse il senso di appartenenza e il legame con le tradizioni friulane – afferma Cecchetto – ma, nello stesso tempo, volevamo anche trasmettere modernità, dinamismo, ambizione e visione internazionale. Abbiamo quindi cercato un’agenzia capace di creare un design con un approccio non convenzionale. Al centro: l’ambiente che circonda la tenuta, fatto di boschi, prati e corsi d’acqua incontaminati».
Lo studio grafico delle etichette richiama i valori del brand. La lettera “A” evoca la figura di una ninfa seduta, mentre la farfalla è un “simbolo guida”, che comunica l’attenzione alla sostenibilità e una terra incontaminata, in cui la biodiversità è una realtà, con fiori di ogni tipo, caprioli e altri animali selvatici a impreziosire i filari. I nomi dei vini sono effettivamente la celebrazione della tradizione locale, ispirati a espressioni dialettali friulane: il Refosco dal peduncolo rosso Po’ Folc, “poi il fulmine”, è una sorta di rivelazione che lascia pieni di stupore, come un vino di carattere che si distingue e si fa ricordare; Il Friulano Incjant, “incanto, come quello che si prova al primo incontro con le tradizioni friulane”, è espressione di un modo d’essere genuino, solo apparentemente ruvido e sempre autentico, così come accade per il Ribolla Gialla Di flabe, “da favola”, o per la Malvasia Flôr.
L’incanto naturale come alfabeto grafico
«La nuova immagine di Aganis racconta una storia italiana – intervengono Ilaria Bontempo e Matteo Zantedeschi, Art-Director di Advision –. Ci sono luoghi, nel nostro Paese, che sembrano usciti dalle parole di un cantastorie: posti in cui la tradizione e il folklore sono così vivi che le leggende fanno parte del quotidiano. La provincia di Treppo Grande, in Friuli-Venezia Giulia, dista poche decine di chilometri dal confine con la Slovenia ed è una terra costituita da boschi, radure fiorite e torrenti spumosi che si snodano in gole rocciose. Una terra di magia e di fate. Fate, per l’appunto: Aganis è la ninfa acquatica della tradizione friulana. È leggenda, è tradizione, è il simbolo di un territorio ed è anche il nome che questa Cantina ha scelto per raccontarsi. Attenzione però, che scivolare dal concetto di fantastico alla banalità è fin troppo semplie; per scongiurare questo pericolo, in nostro aiuto è venuto l’incredibile paesaggio di Treppo Grande. Il rincorrersi dell’acqua nei torrenti, i rilievi e i boschi sono diventati l’alfabeto grafico con cui siamo stati in grado di raccontare etichette da favola, senza dimenticarci di fare il nostro lavoro: rendere indimenticabile la bottiglia. I vini internazionali, invece, destinati a un pubblico più ampio, ammiccano dallo scaffale con la loro ninfa stilizzata, un po’ fiore e un po’ filo d’erba, disegnata su un’etichetta fustellata che veste la bottiglia come la tunica delle fate che vivono nei torrenti del paese». Il progetto, durato circa sei mesi, ha richiesto un attento e approfondito studio del territorio e del paesaggio per l’elaborazione grafica delle etichette e del brand, oltre che per lo sviluppo del linguaggio comunicativo e del naming di ciascun vino.
Azienda da vivere per un’evasione sensoriale
«Siamo rimasti molto soddisfatti di quanto è stato ideato – rivela Cecchetto –: crediamo che l’immagine di Aganis racconti perfettamente l’anima del nostro intento e la nostra filosofia. Il mercato ha ben recepito i nuovi prodotti, che hanno riscosso il parere positivo della critica internazionale e che, grazie alla loro qualità, si sono fatti notare anche dalla stampa di settore e lifestyle, godendo, oggi, di un’ottima visibilità. Per la produzione delle nostre referenze amiamo privilegiare, se possibile, fornitori del nostro territorio; per questo motivo, anche in questo caso, è stata eseguita una mappatura iniziale dell’area per poi identificare, successivamente, gli interlocutori più adatti allo scopo».
Il settore a cui il Gruppo si rivolge con tutte le sue referenze è quello dell’HoReCa, un canale in cui può vantare una presenza sempre più capillare grazie all’esperienza e alla rete costruita nel tempo con Ca’ di Rajo. «Per quanto riguarda Aganis – conclude Cecchetto – vogliamo fare di questa realtà un’azienda da vivere. Ai piedi delle vette della Carnia e vicino a San Daniele ambiamo a creare un luogo dove potersi fermare a contemplare la natura e che rappresenti una sosta piacevole per i ciclisti che percorrono la vicina Ciclovia Alpe Adria – collegante Salisburgo a Grado –, per offrire un’evasione sensoriale a chi visita l’Ippovia e il Parco botanico del Cormor. Tra gli obiettivi futuri, infatti, vi è la realizzazione di uno spazio dedicato all’ospitalità alberghiera, con una formula che prevedrà anche di poter dormire tra i filari. Cosa può continuare ad aspettarsi da noi il mercato del beverage? Un’alta qualità dei vini e scelte produttive volte a esaltare la materia prima e a tutelare l’ambiente. Siamo solo all’inizio di una serie di nuovi progetti che ci spingono a puntare a un costante miglioramento, sempre tenendo presente le prospettive future del mercato e la soddisfazione del consumatore finale».