In frazione Annunziata a La Morra, in provincia di Cuneo, Nadia Curto lavora all’azienda vitivinicola piemontese che porta il suo nome, come prima di lei la sua famiglia, a partire dai suoi avi a fine Ottocento. Quattro ettari di vigna e vitigni a bacca rossa tipici delle Langhe, per una produzione di circa 25.000 bottiglie all’anno per otto etichette, tra cui tre di Barolo.
«La nostra è una realtà contadina – spiega Nadia Curto -. Si tratta di un’azienda di fine ‘800, che mi è stata tramandata dai miei nonni. Mio padre Marco è nato nel 1936, i suoi anni d’infanzia sono stati anni duri. Suo padre Luigi, rimasto vedovo, ha fatto crescere i suoi tre figli abituandoli a lavorare in fattoria e all’epoca il vino era un elemento di un insieme molto più ampio che andava dal coltivare grano, alberi da frutto, verdure, allevare conigli, galline, qualche pecora e qualche mucca dalle quali trarre sostentamento col latte e formaggio, dove la carne era un raro lusso. Col tempo, da un’economia di sussistenza si è passati a un’economia più razionale, basata sulla produzione di vini e poco a poco la nostra zona si è affermata nel mondo per la qualità e, a seguire, anche per la bellezza dei paesaggi, oggi patrimonio Unesco. Oggi venire in Langa vuol dire vedere colline quasi pettinate da filari ordinatissimi, visitare sfavillanti cantine, mangiare in lussuosi ristoranti e soggiornare in hotel dotati di spa. Rimane però sempre un gran rispetto verso le nostre origini. La nostra filosofia è caratterizzata dal non usare chimica, in vigna e neanche in cantina. Per noi è importante valorizzare la materia prima che otteniamo in seguito al lavoro, principalmente manuale, svolto in vigna, dal terreno al frutto. L’uva che non vede pesticidi è viva ed espressiva e questo è il nostro punto di forza».
Produzione e vendite
«La capacità produttiva della nostra cantina è di circa 30.000 bottiglie all’anno, ma di solito la produzione si aggira attorno alle 25.000 bottiglie, lavorando in tre fissi oltre agli stagionali – racconta Nadia -. A partire dai nostri 4 ettari vitati, produciamo i classici vini di Langa. Nel nostro caso, si tratta solamente di vini rossi: Dolcetto D’Alba, Barbera D’Alba, Langhe Freisa, Langhe Nebbiolo e tre Baroli. Due Baroli sono d’annata, intendendo il quarto anno dopo l’affinamento obbligatorio: Barolo La Foia che è l’espressione più classica e Barolo Arborina che è il nostro Cru; mentre il terzo è una Riserva, che esce dopo sei o sette anni, con l’intento di esprimere le potenzialità del lungo invecchiamento. Inoltre è il secondo anno che usciamo con un vino rosso, L’Informale, nato dall’unione di Nebbiolo da vigne giovani e un’aggiunta di Dolcetto: è un vino divertente, perfetto per ogni momento di convivio ma anche della quotidianità. Siamo una piccola realtà e il nostro interesse guarda in primo luogo al mercato estero. Così la maggior parte delle nostre bottiglie vengono esportate, un 80% circa della produzione, e i nostri principali mercati sono l’Inghilterra e l’America, seguono poi l’Asia e i Paesi del Nord d’Europa, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Svizzera, Cina, Australia. A livello nazionale abbiamo da poco incominciato con una grande distribuzione di vini naturali, la TripleA che sta per “Agricoltori Artigiani Artisti e che rispecchia la nostra filosofia. Il nostro sogno nel cassetto sarebbe quello di inserire un vino bianco, penso a un un bianco macerato, ma al momento siamo ancora in fase di ricerca, per quanto riguarda la sostenibilità dell’intero progetto e tutti dettagli che lo caratterizzano. Inoltre mi piacerebbe molto poter fare qualcosa che abbia qualche valenza sociale e vorrei anche cominciare a collaborare con gli altri produttori… chissà che queste tre cose non si possano combinare!».
I vigneti e la cantina
«La collina dell’Arborina dove abbiamo sede – ci racconta ancora Nadia – è caratterizzata principalmente da un terreno marnoso, nello specifico troviamo le marne blu, meglio chiamate come fossili di Sant’Agata. Terreno tipico del comune de La Morra, che porta ad esaltare le note più eleganti del Nebbiolo. In cima, sul bricco della collina, si è poi scoperto che prevale un’altra tipologia di terreno, che solitamente caratterizza i comuni di Diano e di Monforte d’Alba, il suolo ricco di Arenarie di Diano. Quest’ultimo porta ad esaltare la struttura e il nervo dei tannini del Nebbiolo. La maggior parte dei nostri 4 ettari di vigneti ospitano piante che hanno dai 50 fino agli 80 anni d’età, eccezion fatta per un ettaro e mezzo di vigne giovani di Nebbiolo, che sono state impiantate tre anni fa. Le vigne più datate presentano ancora i sistemi d’impianto di una volta: vigne molto distanziate, a più di un metro e mezzo di distanza fra una vite e l’altra, mentre quelle più recenti sono più vicine, al fine di favorire uno sviluppo radicale più in profondità. La sede produttiva dell’azienda è la nostra casa. La cantina si estende circa su 600 metri quadrati e negli anni è stata addizionata di alcuni spazi, come la sala degustazione e il magazzino, in seguito all’esigenza di dedicare maggiore spazio a queste attività. Abbiamo una capienza complessiva di circa 70.000 litri. Lavoriamo con una trentina di vasche in acciaio inox di Lainox, dai 20 ai 50 ettolitri, più una cinquantina di barriques e cinque grosse botti in legno. Utilizziamo inoltre un rotomaceratore da 70 quintali, che che ci permette di mantenere la massa in continuo movimento, fornendo, da un lato, una maggiore estrazione e, dall’altro, una maggiore freschezza e integrità del frutto. Grazie alle mura piuttosto spesse, negli ambienti interni abbiamo una temperatura costante che ci permette di non dover usufruire di impianti per mantenere le temperature basse, in special modo nei periodi estivi. Per l’affinamento, usiamo 7 botti da 20/30 ettolitri nel caso del Barolo più classico, fatte con legno di rovere di Slavonia, mentre le barrique usate per il Barolo Arborina sono di rovere francese.»
L’imbottigliamento
«Tutti i nostri vini sono imbottigliati in bottiglie bordolesi leggere da 0,75 litri, in vetro verde scuro da 400 grammi modello Deco. Facciamo solo bottiglie, non facciamo né dame né bag in box – conclude Nadia Curto -. La scelta di passare alle bottiglie leggere è stata fatta per un motivo di risparmio di risorse: è il contenuto ciò che conta! Gli imballi pesanti e ingombranti generano solo più rifiuti da smaltire, carichi più pesanti da trasportare e più energia nella produzione. Il cliente finale dovrebbe abituarsi a bottiglie più leggere e più “green”. Formati più grandi sono disponibili solo per il Barolo e si parla di magnum da 1,5 litro, e qualche bottiglia di doppia magnum o anche 5 litri. Utilizziamo una Borelli a 10 uscite da circa 600 bottiglie all’ora, che fa il vuoto in fase di riempimento: ci è sembrato l’impianto più adatto per una piccola realtà come la nostra. La macchina etichettatrice è Enos e utilizziamo anche una capsulatrice monoblocco. Sono macchine funzionali, in particolar modo per gli spazi che ci permette la cantina. In futuro ci sarebbe il progetto di inserire anche una macchina lava-bottiglie, ma questo potrebbe comportare la necessità di dover cambiare l’intera linea a causa della modernità delle nuove macchine, per cui valuteremo. Usiamo etichette autoadesive su rotolo, attualmente solo fronte, e mettiamo la retroetichetta solo per i Paesi esteri che la richiedono. La nostra è una etichetta che vuole trasmettere sobrietà e semplicità: fare vino per me è una cosa importante. In passato avevamo un’etichetta scura con una grande foglia d’oro, molto bella ma più da “scaffale”, la introdussi sul Barolo 2007. Io all’epoca lavoravo alla Gancia e quando decisi di fermarmi a casa, il grafico Danilo Candela mi regalò l’etichetta come portafortuna: è stato un gesto bellissimo che porto con me. Oggi abbiamo un’etichetta bianca con una fogliolina colorata con colori diversi, a seconda dei vini, che la rende anche facilmente “leggibile”. I tappi sul Barolo sono di sughero monopezzo, mentre sui vini Doc uso in parte monopezzo in parte microagglomerato con colle naturali che provengono dai vinaccioli dell’uva. Il fatto di avere diversi fornitori sui tappi è per dividere il rischio e non compromettere l’intera produzione, capitasse mai una partita sbagliata. Le etichette vengono stampate su carta Extra White Fosson da fornitori selezionati. Il cartone ondulato triplo dei nostri imballi è della Dieffedi. Mentre la grafica della cantina è stata cambiata nel 2011, per avere un’etichetta più pulita bianca e semplice che comunica artigianalità».