Prende il nome dalla regione in cui nasce, La Piemontina, giovane azienda enologica novarese fondata nel 2010 ai piedi del Monte Rosa con il desiderio e l’ambizione di “conquistare e onorare le terre di Ghemme, ancora poco conosciute in Italia e nel mondo”. Fin dall’inizio, infatti, l’obiettivo della titolare della Cantina, Liudmila Bobrova, è stato quello di scrivere una nuova interessante “favola” incentrata sui vini dell’Alto Piemonte, unendo l’esperienza e le conoscenze delle generazioni di un tempo con le più moderne e avanzate tecnologie.
«Tredici anni fa abbiamo acquistato il nostro primo appezzamento a Ghemme – dichiara Bobrova –, in un luogo dal paesaggio incantevole che abbraccia natura, storia e cultura. Oggi contiamo circa 60 ettari, dei quali 21 a vigneti completamente restaurati, che prossimamente, con la futura espansione, diverranno 35-40». L’area, precedentemente, era coperta per intero da boschi e terreni di proprietà di oltre 500 privati, abbandonati sin dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. «Per fortuna i diritti di reimpianto non sono andati persi – specifica Liudmila –: abbiamo comprato da ogni proprietario un pezzo di terra e abbiamo attuato un’operazione di bonifica, concimando e coltivando ogni podere e riportandolo a uno stato ottimale. Operiamo nel totale rispetto della natura e della stagionalità, curando quotidianamente i vigneti e controllando la filiera produttiva basandoci su valori fondamentali come la tradizionalità e la passione, che ci consentono di realizzare i nostri vini con i più alti standard qualitativi».
Sette etichette in tutto, presentate per la prima volta al mercato nel 2021: «Ad oggi ci aggiriamo intorno alle 80.000 bottiglie all’anno – commercializzate tramite il canale Ho.Re.Ca., vari distributori, enoteche e privati –, ma per il futuro prevediamo di produrne 130-160mila – aggiunge Bobrova –. Tra il 2021 e il 2022 abbiamo investito circa 30 milioni di euro per l’edificazione di una nuova cantina e l’acquisto di più macchinari innovativi: siamo riusciti così ad allestire circa 10mila mq di spazi adibiti alla produzione enologica provvisti di attrezzature ad alta tecnologia».
A garanzia di pulizia e integrità
Installata nell’estate 2022 e collaudata a novembre, la linea di imbottigliamento e confezionamento de La Piemontina, a marca GAI, rappresenta un moderno impianto di ultima generazione. Situata in prossimità di due serbatoi di acciaio a temperatura controllata, essa è composta da due monoblocchi: imbottigliatrice – da 2.500 bottiglie/ora, costituita da lavabottiglie, asciugatrice, sistema di riempimento della bottiglia con azoto (per evitare ossidazioni in fase di riempimento), riempitrice e tappatore – ed etichettatrice – in grado di etichettare e capsulare 2.500 bottiglie/ora e composta da lavabottiglie a spazzole per la superficie esterna dei vetri, asciugatrice, capsulatore a mandrini ed etichettatrice completa (fronte, retro e contrassegno DOC/DOCG). «Relativamente ai nostri impianti – interviene Federico Rinolfi, enotecnico della Cantina – abbiamo compiuto scelte legate, principalmente, alle garanzie di pulizia e integrità del prodotto, optando per sistemi che limitassero il più possibile ogni eventuale contatto con corpi o gas esterni e che, quindi, non andassero a variare lo stato biologico e fisico-chimico del vino ultimato. L’imbottigliatrice è dotata di un’efficace stazione di deaerazione provvista di pompa del vuoto e sistema di iniezione gas che, uniti al sistema sottovuoto e iniezione gas del tappatore, sono in grado di contenere l’arricchimento di ossigeno al di sotto di 0,3 mg/l per bottiglie tappate con sughero e meno di 0,5 mg/l per chiusure a vite 30×60. Da sottolineare, inoltre, come le false bottiglie a doppia camicia per il lavaggio della riempitrice possano assicurare e garantire le importanti fasi di pulizia e sterilizzazione».
«L’imbottigliamento è un momento importantissimo del processo produttivo che va curato in ogni aspetto perchè è irreversibile»
Non oltre 10.000 bottiglie al giorno
All’inizio del loro percorso sulla linea, le bottiglie vuote vengono caricate a mano sulla piattaforma di carico del nastro trasportatore, prima di entrare nell’imbottigliatrice e passare all’interno di una lavasciuga che le sciacqua internamente con acqua calda e, in seguito, le asciuga con aria. I vetri vengono quindi saturati con azoto e giungono alla riempitrice, la quale, tramite uno speciale rubinetto, provvede a colmarle, inviandole poi alla postazione di tappatura con chiusura in sughero. Sfruttando il nastro trasportatore, i vini ormai imbottigliati procedono verso il macchinario che lava esternamente le bottiglie – per eliminare eventuali gocce di prodotto fuoriuscite in precedenza – e che, in un secondo momento, le asciuga con aria tiepida. L’applicazione della capsula – fissata e fatta aderire perfettamente alla bottiglia grazie al passaggio di quest’ultima all’interno di mandrini appositi – consiste nella fase successiva, che precede etichettatura, apposizione del contrassegno di denominazione nella stazione apposita e, in ultimo, stampa laser del numero di lotto della partita sul fondo della bottiglia. Provvedono poi gli operatori, manualmente, a scaricare le bottiglie ultimate per inscatolarle. «Normalmente imbottigliamo in primavera – spiega Rinolfi –, partendo dal vino bianco e passando ai rossi; il periodo, dunque, va più o meno da febbraio a giugno, ma possono verificarsi anche occasioni particolari, quando ad esempio si allungano i tempi di preparazione dei vini o quelli di arrivo dei materiali per l’imbottigliamento: può succedere, allora, che si imbottigli in estate. Giornalmente lavoriamo al massimo 10.000 bottiglie perché, nonostante le potenzialità siano molto più alte, dedichiamo parte del nostro tempo quotidiano alla pulizia del locale e alla riorganizzazione di tutti i materiali impiegati e degli scarti: La Piemontina è particolarmente attenta all’aspetto dell’ordine».