CIAL: l’Italia è all’avanguardia in Europa nel riciclo degli imballaggi in alluminio

Numeri di cui essere orgogliosi quelli del riciclo dell’alluminio in Italia. Secondo quanto rileva CIAL – Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio – il nostro Paese si conferma leader in Europa: rispetto agli attuali obiettivi di legge (50% al 2025 e 60% al 2030) il riciclo complessivo del packaging in alluminio si attesta, a livello nazionale, intorno al 70%, ovvero fino a 10 punti percentuali sopra la media europea, mentre, il riciclo delle sole lattine per bevande è, con un tasso del 90,4%, in linea con quello dei paesi che hanno adottato il sistema di deposito con cauzione.

Un sistema vincente

Stefano Stellini, responsabile relazioni esterne CIAL

Quali sono gli ingredienti di questo successo? «Il modello Italia si è specializzato sin dall’inizio nella raccolta di tutte le componenti del packaging in alluminio, come bombolette, vaschette, scatolette, vaschette, foglio sottile, tubetti, tappi e chiusure», spiega Stefano Stellini, responsabile relazioni esterne di CIAL. Non solo lattine, dunque, come invece succede in altri Paesi che si sono concentrati inizialmente solo su questa frazione. La raccolta dell’alluminio in Italia avviene essenzialmente a livello comunale dove questo imballaggio viene raccolto insieme ad altri materiali. «Questo sistema di raccolta domestica permette di intercettare la maggior parte delle componenti e la continua evoluzione tecnologica dei sistemi di selezione negli impianti di riciclo permette di separare le varie componenti degli imballaggi, assicurando che la maggior parte dell’alluminio della raccolta domestica venga poi effettivamente mandato al riciclo». Il risultato? Negli ultimi tre anni in Italia sono state riciclate circa 151.700 tonnellate di imballaggi in alluminio.

La spinta dell’innovazione tecnologica

Ma non è solo una questione di organizzazione della raccolta. Afferma Stellini: «Il sistema Italia si caratterizza per una forte simbiosi industriale. L’evoluzione tecnologica della rete impiantistica nazionale è molto accentuata e questo fa sì che gli impianti siano all’avanguardia. Questo significa, ad esempio, che essi dispongono di tecnologie che permettono di recuperare l’alluminio in ogni fase del trattamento del rifiuto. C’è, cioè, una massimizzazione del recupero e una minimizzazione degli scarti che necessariamente ci sono quando si trattano dei rifiuti. Molti impianti su tutto il territorio si stanno dotando di ulteriori tecnologie per andare ad operare nel cosiddetto sotto-vaglio, ovvero nelle frazioni più piccole della fase di selezione del materiale dove tale frazione spesso si perde. Questa simbiosi industriale e questa continua innovazione ed evoluzione tecnologica permettono, dunque, non solo di massimizzare il recupero e ridurre lo scarto ma anche contenere il contributo ambientale a carico delle imprese che, con 7 euro/tonnellata, è anche il più basso d’Europa».

Parola chiave: riciclo

Questa simbiosi è fondamentale perché l’Italia è un paese povero di materia prima. L’estrazione nazionale di bauxite, la roccia madre da cui si ricava principalmente l’alluminio, in Italia è pressoché nulla. I principali giacimenti si trovano in Australia, Cina, Brasile, India, Guinea e Giamaica. Non si tratta di un materiale scarso ma la sua estrazione e la produzione di alluminio sono processi molto energivori. Per questo, il riciclo è un’attività fondamentale e davvero la maggior parte dell’alluminio che circola nel mondo deriva proprio da attente dinamiche di riciclo. In Italia la produzione è ormai basata al 100% sul riciclo.

Riciclare alluminio non significa solo risparmiare materiale ma anche l’energia e le emissioni legate al processo di estrazione, trasporto e produzione. Secondo quanto afferma CIAL negli ultimi tre anni, grazie al riciclo delle 151.700 tonnellate di cui abbiamo parlato sopra, sono state evitate emissioni serra pari a 1.107 mila tonnellate di CO2 e risparmiata energia per oltre 476.000 tonnellate equivalenti di petrolio.

Design più sostenibile

L’evoluzione tecnologica non ha riguardato solo le macchine e le metodologie di selezione ma anche il design degli stessi imballaggi. Afferma Stellini: «Negli ultimi 20 anni il comparto del packaging in alluminio in Italia e nel mondo è stato caratterizzato da una costante evoluzione in chiave ambientale. Un esempio può servire a rendere l’idea. Grazie alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, il peso di una lattina per bevande da 33 cl è passato dai 14 g del 2000 ai 12,2 g attuali, con un calo del 12%, quello delle bombolette si è ridotto del 13,2%, mentre lo spessore medio del foglio sottile si è ridotto del 27,5% e quello delle vaschette del 15%. Per la tutela dell’ambiente sono grammi ‘pesantissimi’ che, moltiplicati per i milioni di lattine prodotte ogni anno, si trasformano in tonnellate risparmiate in fase di produzione». Sommando i risultati ottenuti per le diverse tipologie di imballaggi in alluminio, si arriva ad un risparmio totale di circa 107.000 tonnellate, con 5.350 tonnellate risparmiate mediamente ogni anno. Ovviamente tutto questo non influisce solo sull’approvvigionamento di alluminio, sia esso proveniente da materia prima o da rottame ma, a cascata, su tanti costi di produzione e sul risparmio energetico. Facendo un esempio numerico il risparmio di alluminio medio annuo avuto negli ultimi 20 anni equivale ad oltre 51.000 carrozzerie per auto, mentre il risparmio totale di 107.000 tonnellate di alluminio si traduce in mancate emissioni serra pari a 936.000 tonnellate di CO2 equivalenti.

Rendere più visibile il valore del riciclo

Tra tutti gli imballaggi in alluminio, le lattine sono le più iconiche, quelle che più facilmente lo rappresentano nell’immaginario comune. Nonostante il mercato italiano sia molto piccolo rispetto a quello di molti stati europei e nonostante la raccolta domestica funzioni egregiamente, CIAL sta portando avanti un’ulteriore serie di iniziative con diverse realtà per organizzare raccolte specifiche per lattine. «Promuoviamo ad esempio in Italia il progetto internazionale ‘Every Can Counts’ cui aderiscono oggi 19 Paesi europei più il Brasile che, in maniera continuativa, stimolano la raccolta e il riciclo delle lattine in situazioni ‘on the go’ e contesti ‘fuori casa’, come in parchi, spiagge, luoghi di lavoro o nel corso di grandi eventi culturali e sportivi».

In Italia il progetto, noto con il nome ‘Ogni Lattina Vale’, negli anni ha avviato raccolte straordinarie di lattine in numerose e diverse occasioni come, ad esempio, nel corso dei Gran Premi di Moto GP di Misano e Mugello, durante il Carnevale di Viareggio, in occasione di grandi festival musicali come il Jova Beach Party e il Firenze Rocks o anche sui lidi balneari, come accade da tre anni in Calabria, in 100 spiagge, grazie a un accordo con la Regione. Lo scopo di queste azioni è anche “educativo”. Spiega Stellini: «Le lattine rappresentano per antonomasia l’imballaggio in alluminio. Sensibilizzare i consumatori alla loro raccolta spiegando l’elevata riciclabilità del materiale contribuisce a sensibilizzarli anche verso la raccolta di altre forme di imballaggio in alluminio meno appariscenti, ma ugualmente riciclabili e preziose».