Alessandro Nigro Imperiale: sensibilità, empatia e formazione continua per essere il miglior sommelier d’Italia

Sono stati la passione per la ristorazione e più in generale per la gastronomia ad avvicinare al settore enologico Alessandro Nigro Imperiale, vincitore della quarantaduesima edizione del Concorso “Miglior Sommelier d’Italia Premio Trentodoc”, la competizione nazionale organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier e dall’Istituto Trento Doc e tenutasi nel novembre scorso a Sorrento (NA).

Una laurea in Viticoltura ed enologia presso l’Università di Foggia e un Erasmus a Bordeaux all’Institut de Sciences de la Vigne et du Vin; parallelamente arriva il Diploma di Sommelier AIS, quindi quello di Degustatore ufficiale AIS, diversi stages di vinificazione in Italia e in Francia, collaborazioni come assistente enologo in Francia e in Sud Africa e poi la scelta, nel 2018, di lavorare come sommelier professionista e di partire per la Costa Azzurra. «Da febbraio 2022 sono Head Sommelier per il resort di lusso Four Seasons Grand Hotel du Cap Ferrat – racconta Nigro Imperiale –. Con l’aiuto della mia equipe gestisco sei carte dei vini: Ristorante stellato Le Cap*, Bistro chic mediterraneo La Veranda, Ristorante bordo piscina Club Dauphin, bar, room service ed eventi tipo matrimoni. Non mi ritengo mai soddisfatto, ma sono davvero felice perché posso esprimere la mia visione del vino con prodotti che seguono la filosofia dello chef, particolarmente legata a prodotti locali e del Mar Mediterraneo; qui i vini italiani trovano senza problemi il loro spazio».

Italia, Sudafrica, Francia

Un percorso lavorativo intenso, quello di Alessandro, articolato tra momenti di studio e numerosi viaggi. La determinazione è sempre stata alla base di tutto – secondo lui –, così come l’incontro con alcune figure che hanno giocato un ruolo chiave nel suo percorso di crescita personale e professionale. Un ricordo spicca sugli altri, “indimenticabile”: «Il giorno della discussione della tesi di laurea, nel dicembre 2017, un caro professore mi propose di partire come assistente enologo a Stellenbosch, in Sudafrica, cosa che accettai all’istante, perché volevo andare oltre i confini europei. Rimasi solo quattro mesi, dal momento che gli stessi proprietari mi offrirono la possibilità di recarmi per altri sei mesi nella loro filiale francese, il Languedoc-Roussillon. Nel 2018, insieme alla mia compagna, ho deciso di trasferirmi definitivamente nella Ville Lumière e sono stato assunto come sommelier nel mio primo ristorante stellato, La Dame de Pic*, della cheffe più stellata di Francia, Anne-Sophie Pic; sei mesi più tardi ho guadagnato il ruolo di Assistant Head Sommelier nella stessa struttura e al compimento dell’anno di permanenza ho ricevuto la chiamata di Gabriele del Carlo, Miglior Sommelier d’Italia 2011 AIS, che mi ha voluto al suo fianco per il ristorante stellato mediterraneo Le George*, nel leggendario Hotel Four Seasons George V di Parigi. Ho lavorato lì per tre anni, prima di affrontare il trasferimento nella struttura del Gruppo situata sulla French Riviera. Posso ritenermi fortunato ad aver avuto come mentore un grande sommelier professionista come Del Carlo, che mi ha allenato per i concorsi AIS della mia regione nel 2019. A lui devo molto, umanamente e professionalmente».

Un indimenticabile 2022

È proprio a partire dal 2019 che arrivano i primi importanti riconoscimenti, iniziando dalla conquista del titolo di Miglior Sommelier di Puglia 2019 AIS, terra di provenienza di Nigro Imperiale. A rendere un millesimo eccezionale il 2022, affiancando il già citato riconoscimento di miglior sommelier italiano, ci sono stati anche altri premi, come il “Best Award of Excellence 2022” di Wine Spectator, conferito in giugno alla carta dei vini del ristorante stellato Le Cap* del Grand Hotel, o l’elezione di Alessandro a “Manager del trimestre” del Four Seasons Grand Hotel du Cap Ferrat – scelta compiuta dal Comitato di Direzione della struttura – o, ancora, la sua proclamazione come “Sommelier dell’anno 2022” per la nota guida gastronomica francese Gault&Millau. «Il 2022 è stato davvero magico e mi ha dato la giusta carica per affrontare questo nuovo anno – afferma Nigro Imperiale –. Per prepararmi al difficile concorso come miglior sommelier d’Italia e raggiungere questo traguardo, nello specifico, sono occorsi tre anni di intenso studio, di sacrifici e di scelte, tante ore tolte al sonno o alla vita di coppia, così come serate in compagnia di amici e di colleghi. Il premio rappresenta il massimo riconoscimento per chi svolge questo lavoro con passione e dedizione ed è l’ambizione più alta di ogni sommelier. Durante la proclamazione ho provato una molteplicità di sensazioni: dalla gioia estrema alla commozione, dall’incredulità alla riflessione, fino alla presa di coscienza della vittoria! Il tutto in 30 secondi. È stato davvero fantastico».

Obiettivo: stupire il cliente

Lo studio e la formazione sono gli elementi cardine che permettono di svolgere il mestiere di sommelier con competenza e professionalità e, di questo, Nigro Imperiale è convinto. «Dobbiamo sempre approfondire i vari argomenti e tenerci aggiornati. Il settore enologico coinvolge tematiche come la chimica, la geologia e la fisiologia, ma, soprattutto, ha a che fare con gli scambi di opinione con i produttori: è necessario entrare profondamente nel loro mondo, avere chiara la loro visione». Oltre alla cultura generale e all’“Art de la Table” a 360° – che include e contempla prodotti come vini, distillati, birre, cocktails, the, caffè e sigari –, il sommelier, oggi più che mai, deve puntare anche sulla comunicazione, cercando di instaurare un rapporto sincero e trasparente con il cliente e comprendendo le sue esigenze, senza forzare troppo la mano. Sensibilità ed empatia, secondo Alessandro, sono quindi le parole chiave. «Io lavoro con passione e tanta dedizione: mi piace quello che faccio e, per questo, mi ritengo un privilegiato. Ambisco a esprimermi nel modo più semplice possibile e il mio obiettivo è sempre quello di stupire il cliente. Oggi il primo criterio che ricerco in un vino è sicuramente la “pulizia”, olfattiva e degustativa: un prodotto privo di difetti è infatti già un buon biglietto da visita. L’altro aspetto importante del mio lavoro è distinguere, e avere sempre ben chiaro, quello che piace ai miei clienti e quello che invece piace a me: anche se a volte le due cose non coincidono, la soddisfazione del cliente è la mia ricompensa quotidiana, ciò che mi appaga davvero».

C’è ancora tanto da fare

Tra tutte le aree e le regioni vinicole, attualmente Alessandro si dedica molto a quella della Champagne, dove, a suo dire, le grandi Maisons storiche, così come i piccoli Vignerons, stanno compiendo un lavoro straordinario, focalizzato sulla pianta e sulla vinificazione del vino base. Entrando nel dettaglio delle produzioni, tra i vini prediletti dal sommelier pugliese primeggia però il Barolo, contraddistinto dalla sua grande diversità di espressione; un prodotto emblema di “un grande territorio italiano, che si sta facendo strada a livello internazionale”. «Tutti ne parlano, tutti lo vogliono – commenta –. Io mi diverto a degustarlo in orizzontale, testando bottiglie della stessa annata provenienti da zone e produttori diversi di Barolo. Questo tipo di esercizio permette a noi sommelier di scoprire le varie sfaccettature di un preciso prodotto rilevandone le peculiarità, sempre strettamente connesse ai terroir». Risultati incoraggianti arrivano, secondo Nigro Imperiale, da tutte quelle aziende che investono in nuove tecniche di viticoltura e vinificazione pur mantenendo un fil rouge con le tradizioni culturali del passato. «Ho letto di una Cantina che ha inventato una nuova macchina di imbottigliamento caratterizzata da un metodo davvero singolare di introduzione del vino in bottiglia – racconta –: essa inietta una bolla di gas inerte (come azoto o biossido di carbonio) al centro della bottiglia, il vino è aggiunto alla bolla e, man mano che il liquido riempie il vetro, la cannuccia si alza, senza toccare il prodotto già presente all’interno del contenitore. Effettivamente non nego che sarei curioso di degustarne i risultati. Ho ancora tanti sogni da realizzare, ma, se dovessi aprire il cassetto che li contiene per sceglierne uno, opterei per la produzione di un mio proprio vino in Puglia. Prima, però, desidero continuare a crescere nell’ambito della gastronomia e dell’hospitality di lusso, viaggiando e facendo la conoscenza dei produttori di tutto il mondo, assaggiandone i vini e scambiando opinioni con i colleghi sommelier internazionali. Per adesso penso al 2023 e alle nuove responsabilità che derivano dal titolo italiano e dal premio della guida francese. L’adrenalina è notevole, ma saprò spenderla nel mio lavoro di Head Sommelier ampliando la carta dei vini del Four Seasons, formando la mia equipe di giovani sommelier e rappresentando al meglio i vini italiani e la nostra cultura in Francia. Insomma, c’è ancora tanto da fare!».