È difficile immaginare la Sicilia senza i suoi ettari di filari vitati, spesso affacciati sul mare. Su quest’isola dalla morfologia complessa e varia, fin dall’antichità – a partire dall’VIII secolo a.C. e grazie ai Fenici –, la coltivazione della vite ha influito sulle tradizioni e sullo sviluppo delle genti e delle popolazioni e il vino ha sempre avuto un ruolo da protagonista. La produzione enologica regionale è ricchissima e non è un caso: con quasi 98mila ettari dedicati, infatti, il vigneto siciliano è tra i più estesi d’Italia; esso presenta la stessa estensione di quello tedesco e misura tre volte il vigneto della Nuova Zelanda, superando anche quello sudafricano. 42mila ettari di questo territorio vitivinicolo sono coperti da vigneti sostenibili, dunque assoggettati al disciplinare bio o a quello di produzione integrata (SQNPI), un dato che incorona la regione come la più grande area vitivinicola bio del Paese e come la maggiore area agricola italiana dedicata alla produzione biologica, pari al 30% della superficie nazionale.
«Sostenibilità e rispetto sono le parole chiave del sistema vino siciliano – commenta Antonio Rallo, Presidente del Consorzio Vini Doc Sicilia –. La missione del nostro consorzio è quella di connettere appassionati viticoltori in tutta la regione, rafforzando l’identità dei vini siciliani, migliorandone la qualità, l’immagine e il posizionamento sul mercato e comunicando il sistema Doc Sicilia come garante di eccellenza relativamente a referenze contemporanee e dall’ottimo rapporto qualità/prezzo».
Si mira a freschezza, pulizia, versatilità
La Denominazione di origine controllata Sicilia viene ufficialmente riconosciuta il 22 novembre 2011 con decreto del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che ne approva anche il relativo Disciplinare di produzione. Secondo quest’ultimo, l’intero territorio amministrativo dell’isola è identificato come zona di produzione, vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento delle uve destinate alle referenze Doc Sicilia, con un’eccezione per l’imbottigliamento, attuabile anche fuori regione nel caso di deroghe individuali. Nell’anno seguente, il 2012, viene fondato il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia: viticoltori, vinificatori e imbottigliatori promotori del riconoscimento della Denominazione decidono di fondare questo Ente consortile per poter far sentire la propria voce e riuscire a valorizzare, e a salvaguardare concretamente, i vini dell’isola. Il Consorzio è riconosciuto dal Ministero con incarico Erga Omnes nel 2014 e oggi, grazie al suo impegno, la Doc Sicilia rappresenta una garanzia di qualità e un simbolo della regione in Italia, così come del Made in Italy nel mondo. «È soprattutto grazie al lavoro delle nuove generazioni di viticoltori che, attualmente, la produzione si sta spostando sempre di più verso la ricerca di maggior freschezza, pulizia e versatilità nei vini, affinché possano abbinarsi con disinvoltura alle cucine internazionali – specifica Rallo –. Il nostro obiettivo è rendere i vini Doc Sicilia quelli che tutti vogliono in tavola: facili, affascinanti, eleganti, deliziosi. Da sempre la Sicilia rappresenta un crocevia tra Europa, Africa e Medio Oriente: ogni nostra bottiglia offre per questo un’esperienza globale, figlia di un’eterogeneità territoriale che non esiste altrove e che è in grado di evocare un ricco mosaico di cultura, natura e sapori».
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