«Il risultato di un vino è sempre il territorio da cui esso ha origine, la sua vera e intrinseca espressione, che va esaltata e valorizzata. Ogni produttore ha in mano le “chiavi” per poter promuovere un’area e una o più denominazioni: il suo compito è esserne consapevole, ma, soprattutto, orgoglioso». La pensano esattamente così Luigino e Anna Rizzi, padre e figlia, quarta e quinta generazione dell’azienda vitivinicola Seiterre, nata nel 1877 in Trentino Alto-Adige dalla passione della famiglia Rizzi per la coltivazione della vite e per la produzione di vino. Nel tempo l’impresa è cresciuta, parallelamente alla volontà dei proprietari di acquisire tenute e creare vigneti in più regioni italiane vocate alla viticoltura. Oggi questa realtà vanta una produzione propria in Trentino, Veneto, Friuli, Lombardia, Piemonte e Toscana e conta circa 300 ettari di vigneti. «Questo è il significato della parola Seiterre: sei territori, sei diverse aree geografiche, climi, terreni e vitigni che producono vini italiani in alcune delle Docg, Doc e Igt più famose della Penisola, come Trento Doc, Lugana Doc, Prosecco Doc, Pinot Grigio Doc, Valpolicella Ripasso Doc, Amarone della Valpolicella Docg e Sangiovese Igt – spiega Anna Rizzi, Responsabile dello sviluppo dei mercati esteri e della comunicazione aziendale –. Attualmente produciamo quasi un milione di bottiglie all’anno, e abbiamo l’obiettivo di incrementare in modo importante l’imbottigliato. I nostri vini di punta? Lugana Doc e Toscana Igt – nella versione Sangiovese e Vermentino – per quanto riguarda i vini fermi, mentre per i vini spumanti il nostro Metodo Classico Trento Doc e un Metodo Martinotti Garda Doc».
I 40 ettari della Tenuta San Leone
Tutto, nelle tenute, è gestito internamente, a garanzia della qualità dell’intero processo: dalla coltivazione delle uve alla vendemmia e vinificazione, dall’imbottigliamento e confezionamento alla vendita e alla logistica. “Dalla Terra alla Tavola”, dunque, come recita da anni il motto e lo slogan dei Rizzi. A Salionze di Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, è ubicata la Tenuta San Leone, dove 40 ettari di vigneto si estendono sulle dolci colline moreniche a Sud-Est del Lago di Garda, tra la sponda del fiume Mincio e i rilievi di Custoza. Qui i veri protagonisti sono vitigni quali Garganega, Rondinella e Molinara, uve tipiche del territorio che danno vita a vini Doc fiori all’occhiello di San Leone, come Custoza, Chiaretto di Bardolino e Bardolino. Completano la proposta aziendale piccole produzioni di vitigni internazionali come Merlot, Cabernet, Chardonnay e Pinot, produzioni enogastronomiche diverse – tra cui riso, birra, olio di oliva extravergine e miele – e una molteplicità di offerte per l’ospitalità e l’accoglienza, oltre a un Museo del Vino ad accesso gratuito sempre aperto al pubblico. Come per le altre tenute, tutte certificate SQNPI, anche a San Leone l’attenzione all’impatto ambientale dell’attività è tra i valori cardine da perseguire: in campo, ad esempio, vengono adottate tecniche di lavorazione dei terreni nella fila e l’acqua è utilizzata in modo intelligente per l’irrigazione dei vigneti, sfruttando impianti di sub-irrigazione, mentre in cantina si recuperano le acque di lavaggio al fine di limitare l’impiego di questa risorsa; tramite più pannelli solari e fotovoltaici, inoltre, viene prodotta energia pulita da fonti rinnovabili e si impiegano imballaggi leggeri e scatole di cartone riciclato certificato per il negozio online. «Ci reputiamo un’azienda ecosostenibile – afferma Anna –, perché è grazie alla natura e alla terra che possiamo godere dei nostri risultati. Da vent’anni poniamo molta attenzione a tutto ciò che riguarda l’ambiente, mettendo in pratica quello che oggi viene comunemente riassunto nel termine “sostenibilità”: siamo orgogliosi di questo approccio che abbiamo adottato da circa vent’anni e lo porteremo avanti anche negli anni a venire».
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