Giovanni Campari: dalla fermentazione alla distillazione

Giovanni Campari

Come si distingue un folle da un visionario? In fondo, entrambi si nutrono dei loro sogni. Il visionario però questi sogni, o almeno alcuni di essi, riesce poi a trasformarli in realtà. Giovanni Campari è una mia “vecchia” conoscenza. Ho seguito la sua ascesa come fondatore e birraio del Birrificio del Ducato in quel di Roncole Verdi, provincia di Parma, ho apprezzato quasi tutte le birre alle quali ha dato vita in oltre dieci anni di attività, dalla pulita e fragrante Viaemilia all’imponente Verdi Imperial Stout, dalla oltremodo impattante Machete Double Ipa a quella singola bottiglia di Ultima Luna, credo si chiamasse così, decisamente inusuale ma altrettanto decisamente indimenticabile come profumo, sapore e memoria organolettica.

Il suo percorso come birraio si è concluso recentemente. L’ingresso del gruppo belga Duvel ha probabilmente innescato dei meccanismi di crescita e di strategia ai quali Campari non si è più sentito legato, oppure le cose sono andate diversamente. Poco conta in effetti. Non sto scrivendo di lui al passato ma ho deciso di scriverne al presente. E il presente sono appunto quei video dove un casalingo Campari faceva vedere come preparare fermentati di vario genere, usando la fermentazione come processo conservativo di ortaggi ad esempio. Confesso che non ho mai provato alcun interesse a imitarlo ma ero colpito da quella sua precisione, quella sua vocazione didattica e dal fatto che appariva affascinato da un fenomeno tanto comune quanto alla base di tutto ciò che ci circonda. La trasformazione. La trasformazione di un qualcosa in qualcosa di diverso che tuttavia non era del tutto “alieno” dal qualcosa di partenza.

La nuova avventura nel mondo dei distillati

In fondo la fermentazione è questo. Ma lo è anche la distillazione a pensarci bene. E così quando Giovanni mi ha raccontato della sua nuova avventura nel mondo dei distillati non ne sono rimasto più di tanto sorpreso. G.C. Spirits, le due iniziali stanno per Giovanni Campari, è però un percorso fatto di ricerca e di ricordi personali, ma è anche il punto d’arrivo di tutta una serie di nuovi interessi che Campari ha iniziato a coltivare quando ancora guidava il Birrificio del Ducato. Il fascino della mixology, con lezioni individuali seguite per un certo periodo di tempo, unito a quello della trasformazione, esplicitato fin dal motto dell’azienda tratto da un passaggio delle Metamorfosi di Ovidio (“Omnia mutantur, nihil interit” ovvero “tutto muta, nulla perisce”) sono stati l’innesco decisivo. I ricordi sono quelli legati ai luoghi che fanno parte del suo vissuto: la costa ligure nella zona delle Cinque Terre, le Dolomiti e la campagna emiliana.

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