Un modello di business innovativo basato sulla non proprietà dei vigneti, la cura sartoriale del packaging e dei dettagli, strategie di marketing mirate per ogni singolo prodotto e un accattivante rapporto qualità/prezzo: sono questi i punti di forza di Fantini Group, nato nel 1994 a Ortona (CH), in Abruzzo, per merito dei tre soci Filippo, Valentino e Camillo, chiamati anche “i tre sognatori”, poiché capaci di dar vita a una visione che sembrava impossibile, ovvero creare una Boutique Winery protagonista della rinascita enologica del Sud Italia senza possedere capitali finanziari e vigneti di proprietà. «All’epoca la forte vocazione vinicola dei territori dell’Italia meridionale era altamente frammentata in molteplici microproduttori, che conferivano le uve alle cantine sociali perché nessuno raggiungeva una massa critica – racconta Carlo Piretti, Direttore generale di Fantini Group –. Fu la prima intuizione che i tre soci ebbero. Iniziarono così a selezionare i vigneti con esposizioni ideali e situati nei terroir migliori, creando relazioni di fidelizzazione con i produttori e retribuendoli non in base alla quantità prodotta – come una normale cooperativa –, ma in base all’estensione della superficie vitata e alla qualità delle uve, lasciandoli liberi di prendersi cura dei propri vigneti senza doversi preoccupare dei volumi realizzati». È in questo modo che l’azienda ha innestato una spirale positiva, fornendo sicurezza economica agli agricoltori, consolidandone il legame con le loro terre, inducendoli a generare qualità e stimolando – con un sistema d’incentivi – anche la diffusione di quella cultura produttiva che oggi consente la stessa trasformazione delle uve in loco. «Ricerca e sperimentazione sono altri due elementi distintivi dell’impegno del Gruppo – continua Piretti –, volti alla valorizzazione dei territori di riferimento del Centro-Sud Italia; da ricordare, inoltre, come l’azienda sia stata tra le prime del Belpaese a dotarsi di un proprio dipartimento R&D, dedito a sviluppare nuove tecniche di lavorazione dei vitigni autoctoni di ogni regione».
12.000 metri quadri di tecnologia
Attualmente Fantini Group, guidata dal fondatore Valentino Sciotti, è operante in 7 diverse regioni italiane, oltre che in Spagna con la Cantina Santa Cruz di Alpera, e conta circa un centinaio di dipendenti, 26 milioni di bottiglie prodotte all’anno, 90 milioni di euro di fatturato e 87 Paesi raggiunti nel mondo tramite l’export delle sue eccellenze enologiche. Queste ultime sono tutte vinificate nella propria regione di appartenenza: in Sicilia lo stabilimento produttivo è localizzato a Sambuca di Sicilia (AG) e in Campania presso la Cantina Vesevo, in Irpinia; l’azienda vinifica anche nella città di Mogoro (OR), in Sardegna, e possiede un’industria in Basilicata, nel Comune di Acerenza (PZ), mentre in Puglia ha una partnership con Cantine di Sava e in Toscana con Tenute Rossetti; in Abruzzo, invece, si trovano la sede Fantini, ovvero lo stabile produttivo di Roseto degli Abruzzi (TE), e, a una sessantina di chilometri di distanza, un nuovo grande centro di imbottigliamento tecnologico caratterizzato da un potenziale pari a 20 milioni di bottiglie l’anno. Questo moderno opificio – che ha richiesto un investimento di oltre 10 milioni di euro e per il quale sono stati recuperati e portati a nuova vita più stabili dismessi posti proprio all’ingresso della città di Ortona – è nato per supportare la crescita del Gruppo ed è stato realizzato a partire dal 2020, ultimato nel primo trimestre 2021 e avviato nel gennaio scorso. Si tratta di una superficie complessiva di 12.000 mq, suddivisa in blocco uffici e laboratori (600 mq), area degustazione vini pre-imbottigliamento (1.500 mq), zona imbottigliamento (3.500 mq), area magazzino (3.000 mq), magazzino automatizzato a temperatura controllata per la conservazione del prodotto imbottigliato (2.500 mq) e area spedizione (900 mq).
Due linee gemelle da 6.000 pezzi l’ora
Due, nello specifico, le linee di imbottigliamento gemelle installate nel nuovo stabilimento, da 6.000 pezzi/ora ciascuna. «Per esse ci siamo avvalsi dei migliori fornitori presenti sul mercato – specifica Piretti, che ha coordinato in prima persona l’intero team di progetto del nuovo edificio –, costituendo una squadra dove il parere di ognuno è stato fondamentale per portare alla realizzazione di un impianto super tecnologico, a tutela del vino destinato all’imbottigliamento». Il processo inizia con la fase di depallettizzazione, durante la quale le bottiglie, stoccate su bancali perfettamente sigillati, vengono appoggiate su una rulliera che le trasporta nel depallettizzatore; la macchina sfila un ripiano alla volta del bancale e lo deposita su nastri che incanalano i vetri verso la linea di produzione. Ogni singola bottiglia passa all’interno di un ispettore, che controlla la presenza di corpi estranei al suo interno, e successivamente entra nel monoblocco di riempimento e viene lavata e asciugata internamente, prima di essere riempita e tappata. Avviene poi un accertamento relativo alla presenza del tappo e al livello del vino e, se tutto è conforme, i vetri arrivano a una lavasciuga che li deterge e asciuga esternamente. Segue la fase di inserimento della capsula e l’applicazione di etichetta e retroetichetta, il cui corretto posizionamento è verificato grazie a un altro ispettore. A questo punto una macchina in sequenza forma e chiude nella parte inferiore i cartoni, posizionandoli nell’incartonatrice, verso la quale le bottiglie sono convogliate tramite nastri trasportatori per essere inserite nelle scatole; un diverso macchinario provvede alla chiusura superiore dei cartoni, che in seguito passano al controllo peso e sono etichettati con un adesivo riportante il codice a barre del prodotto che contengono. I cartoni in fila sono quindi posizionati nel pallettizzatore, che crea gli strati desiderati e la conformazione del bancale secondo gli standard richiesti. Il pallet completo viene infine avvolto con un film apposito, per evitare la caduta dei cartoni e poter essere trasportato – attraverso una rulliera – nel magazzino di stoccaggio del prodotto finito.
Massimo controllo sull’imbottigliamento
«È noto a tutti che la tecnologia non crea qualità, ma è altrettanto evidente quanto sia fondamentale per mantenere il più inalterato possibile il livello qualitativo che la natura ci consegna – spiega il Direttore generale –. Proprio con questo spirito abbiamo voluto dotarci delle tecnologie più avanzate per le nostre nuove linee, che serviranno tutta la produzione abruzzese e pugliese e ci consentiranno di poter esercitare il massimo controllo sul processo di imbottigliamento. Grazie a determinate impostazioni sull’impianto abbiamo la possibilità di monitorare la salubrità dei prodotti così come la loro corretta etichettatura, la corrispondenza agli standard aziendali e la conformazione del packaging e delle confezioni finali». La priorità dell’investimento è stata legata alla necessità di preservare al massimo la qualità dei vini nel tempo; fondamentale, a tal fine, è la fase di tappatura, un momento determinante sia sotto l’aspetto visivo che organolettico. «Ogni bottiglia prodotta viene ispezionata da sofisticatissime macchine di controllo gestione qualità, computerizzate e sincronizzate con le linee di imbottigliamento allo scopo di rilevare ogni piccolo difetto, anche impercettibile all’occhio umano. Tutte le difformità vengono così individuate, segnalate ed espulse dal ciclo produttivo – commenta Piretti –. Una menzione speciale merita il magazzino verticale ultra-automatizzato, dove il personale, in pratica, deve entrare il meno possibile, lasciando via libera alle macchine gestite da computers. Con queste nuove modalità operative, che ci vedono precursori in Abruzzo, riusciremo a movimentare moltissimi pallets».
Dinamici, innovativi, sostenibili
Nel corso del 2022 il Gruppo Fantini ha previsto investimenti per circa 2,5 milioni di euro, per il potenziamento, da una parte, dello stabilimento di Roseto degli Abruzzi – dove verrà ottimizzata l’area di vinificazione e stoccaggio, oltre a quella di affinamento –, e, dall’altra, di quello di Ortona, presso cui si aumenterà ulteriormente la capacità di bottiglie prodotte all’ora e dove verrà installato anche un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione di energia elettrica. «Secondo il nostro punto di vista la sostenibilità è una condizione a cui tutti i produttori dovrebbero tendere. Attualmente siamo impegnati a redigere il nostro primo report di sostenibilità, che ci porterà, l’anno prossimo, a stilare in questo senso un bilancio iniziale. La dinamicità, l’innovazione, la responsabilità, la passione e la cura dei dettagli sono tra i valori alla base della nostra attività, senza dimenticare, per l’appunto, un orientamento costante alla sostenibilità e un continuo miglioramento del rapporto qualità/prezzo dei nostri vini. Al momento dobbiamo consolidare quanto finora realizzato, ma siamo decisi a dimostrare anche in futuro la nostra capacità di essere flessibili e di captare in anticipo le nuove tendenze di mercato, in modo da offrire sempre una scelta di prodotti in linea con i gusti dei consumatori a cui ci rivolgiamo. Questa è la strada per continuare a competere con successo in questo mercato».