Rispettare e valorizzare un’eredità quasi secolare, oltre ai frutti della terra che ogni anno vengono donati all’uomo: è questo il credo, e l’avventura, che “continuamente si rinnova e appassiona” Alberto e Barbara Paltrinieri, produttori e titolari dell’azienda vitivinicola Paltrinieri, realtà a conduzione familiare che coltiva e vinifica le uve di 18 ettari di vigneti di proprietà situati nella storica zona de “Il Cristo” a Sorbara, la più sottile estensione di terra tra i fiumi Secchia e Panaro, che solcano la provincia di Modena.
«Il Cristo è il toponimo che identifica la zona più vicina al fiume Secchia, dal lento e tortuoso corso, che, nel tempo, ha favorito la tessitura di un terreno sciolto, prevalentemente limoso, sabbioso, fresco e con buona presenza di sostanze organiche, dando vita a un vero e proprio cru – spiega Alberto Paltrinieri –. Il mio percorso in azienda nasce dopo il conseguimento della laurea in Agraria a Bologna: a partire dalla vendemmia 1996 decisi di continuare ciò che mio padre Gianfranco e mia madre Pierina avevano sapientemente portato avanti per quasi 40 anni, mantenendo viva la tradizione del lavoro che nonno Achille iniziò nel 1926, anno di fondazione della Cantina. Nel 1998 io e mia moglie Barbara abbiamo dato vita a una nuova visione del Lambrusco Sorbara, inteso non più solo come blend – Sorbara 60% e Salamino 40%, nel rispetto della percentuale della denominazione –, ma come Sorbara in purezza, dal colore rosa tenue e decisamente secco, caratterizzato da grande sapidità e mineralità. Siamo andati controcorrente rispetto alla tendenza di quegli anni – racconta –, compiendo una scommessa ardua per l’epoca e arrivando a creare un’espressione inedita di questo vino, denominato Sant’Agata e dedicato alla Patrona di Sorbara: un prodotto che oggi è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo».
Circa 160.000 bottiglie all’anno
Da sempre in azienda si porta avanti un’agricoltura sostenibile improntata all’attenzione e alla cura della vigna, con grande considerazione e salvaguardia anche di tutti i processi produttivi di cantina. Nel rispetto della denominazione Sorbara Doc, un terzo delle viti impiantate da Paltrinieri è Lambrusco Salamino, varietà specifica che coadiuva l’impollinazione del Sorbara in campo, limitando il fenomeno dell’acinellatura; una parte dei vigneti, inoltre, è a conduzione biologica. «Nello specifico – dichiara Alberto –, 3,5 ettari sono attualmente in conversione ad agricoltura bio, mentre sui restanti attuiamo la lotta integrata, senza diserbi e con lavorazioni interfilare. Dal 2019 abbiamo anche installato un impianto fotovoltaico in cantina, per risultare meno impattanti possibile sull’ambiente nello svolgimento della nostra attività. Essendo vignaioli FIVI – Federazione italiana vignaioli indipendenti, vinifichiamo esclusivamente le uve provenienti dai nostri filari, curiamo ciascun aspetto della produzione e applichiamo il massimo rigore durante le varie operazioni – dal campo alla vinificazione, dall’imbottigliamento alla vendita – per garantire la qualità di ogni nostra referenza. Dal 2008 in avanti è per noi divenuta fondamentale la collaborazione – oltre alla grande amicizia e stima – degli enologi Attilio Pagli e Leonardo Conti e, dal 2014, quella dell’agronomo Stefano Dini; conoscenze che ci hanno consentito di crescere molto in qualità». Oggi la Paltrinieri Sorbara dà lavoro a sei dipendenti– suddivisi tra campagna, cantina, uffici e accoglienza finalizzata a degustazioni e visite guidate – e produce 8 referenze e circa 160.000 bottiglie all’anno.
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