È una realtà storica di piccole dimensioni l’impresa agricola Cortese, da sempre votata alla viticoltura biologica e alla biodiversità e situata a Vittoria, nell’entroterra ragusano, a una ventina di chilometri dal mare. A rilevarla, 5 anni fa, sono stati Stefano e Marina Girelli, due fratelli trentini con alle spalle una lunga esperienza nel mondo del vino e profondi estimatori del territorio siciliano. A partire dal 2010, infatti, hanno dapprima acquistato l’azienda agricola Santa Tresa, dedicandosi poi, dal 2016 in avanti, anche a questa seconda realtà produttiva, ubicata a soli 8 chilometri dalla prima, ma profondamente diversa in termini di terroir e genotipi di vitigni. «Siamo approdati su quest’isola dopo aver guidato Casa Girelli, a Trento, fondata da nostro padre e dagli zii, ed essere stati soci di maggioranza per 20 anni di Villa Cafaggio, nel Chianti Classico – racconta Stefano Girelli –. Abbiamo accarezzato il sogno di trovare in Sicilia un’azienda agricola da rilevare e rilanciare e lo abbiamo realizzato per ben due volte. Quando abbiamo messo piede in quest’azienda, nello specifico, per merito della precedente proprietaria – Giovanna Cortese – che aveva sempre condotto i vigneti in regime biologico, abbiamo trovato un patrimonio straordinario di genotipi estremamente diversi tra loro: vitigni incredibili, riscoperti, rinati. Noi crediamo fermamente che ogni lembo di terra debba avere la possibilità di produrre a reagire secondo i propri ritmi, di esprimersi nella sua unicità: questa, per noi, è l’essenza della biodiversità e, in tale contesto, le viti sono solo una parte del tutto. Dalla formica alla volpe, dai mandorli agli ulivi, ogni organismo e ogni pianta fa parte dell’ecosistema di Cortese e contribuisce all’unicità dei suoi vini».
Attendere, piuttosto che forzare
La tenuta possiede vigne di età compresa tra i 14 e i 25 anni e si estende su 14 ettari complessivi, sui quali il terroir varia a pochi metri di distanza, espressione di un’essenza comune che i fratelli trentini amano definire “un caleidoscopio di termini e possibilità, che si esprimono in maniera sempre diversa”. La parte superficiale dei suoli è composta da un terreno smosso abbastanza calcareo, uno strato di circa 40 cm con un buon scheletro e una consistente quantità di argilla, ricco di minerali e pH subalcalino con efficiente permeabilità; segue uno strato alquanto profondo di calcarenite, roccia sedimentaria molto dura caratterizzata da fragilità alle radici. Un patrimonio inestimabile, questo, secondo i Girelli, che ha dato ulteriore linfa alla loro visione e all’intuizione di possedere un enorme potenziale per la produzione di vini biologici di qualità. Qui, infatti, il patrimonio di genotipi che convivono tra loro è straordinario e la selezione massale aiuta le piante a migliorare in funzione del loro adattamento al territorio. È anche per questo che Cortese ha rifiutato la standardizzazione: nessun intervento chimico viene preso in considerazione, per non alterare le caratteristiche del terreno o accelerarne i tempi di recupero. In linea generale, in vigna si preferisce attendere, quindi, piuttosto che forzare. Si analizzano i risultati delle costanti sperimentazioni attuate tra i filari per comprendere al meglio lo sviluppo della personalità di ogni singolo vigneto e si guarda al progresso come alla strada per migliorare e amplificare l’espressione di ciascun terroir, accompagnandolo nel suo percorso di crescita ed evoluzione.