Magea Beverages e il suo “250” Sauvignon Blanc in lattina

Lo avevamo già anticipato con un post nei mesi scorsi. Ecco ora sul numero di febbraio il racconto del progetto “250” dalla voce di tutti i protagonisti 

Con “250” la cantina veronese Magea Beverages intende sfatare i pregiudizi sul canned wine e offrire al pubblico nuove occasioni di degustazione/consumo del buon vino esponendo i numerosi vantaggi e il piacere di utilizzo di un contenitore alternativo al vetro. Ad esempio, oltre alle chiare prerogative di fruibilità e sostenibilità dell’alluminio, c’è un packaging design d’autore che racconta a prima vista l’alta qualità del prodotto contenuto e proietta la lattina verso la fascia alta.

Per ottenere un’immagine distintiva, il packaging è stato affidato a O,nice! Design, studio di visual design fondato nel 2005 a Verona e specializzato in packaging per il mondo wine&spirits, che ha lavorato con la partecipazione di partner d’eccellenza come Luxoro, partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, UPM, multinazionale finlandese, leader nella produzione di materiali autoadesivi sostenibili, e Grafical, azienda veronese specializzata nella stampa delle etichette in bobina di alta qualità. Proprio attraverso le parole dei protagonisti ripercorriamo le tappe dell’intero processo di sviluppo di questo progetto.

Iniziamo da Alberto Buratto – co-fondatore e membro del consiglio direttivo di MAGBEV srl – che ci racconta perché e come è riuscito portare eleganza ed esclusività in lattina.

Quando nasce l’idea di un wine packaging premium consumabile in ogni circostanza?

«Nasce in una giornata primaverile, durante un’uscita in barca, quando con mare piatto, vento a 15 nodi, prua tra le onde, bolina stretta, spruzzi d’acqua rinfrescanti, mano sulla maniglia del winch, arriviamo in rada. Ancora un tuffo prima di concederci un pranzo a base di pesce e griglia, ma… non avevamo potuto imbarcare bottiglie di vino in vetro! Rischio di rottura troppo alto. Qualche mese dopo, incontriamo Stefano Pistoni della UPM Raflatac che ci propone di realizzare insieme qualcosa di unico ed elegante e l’ispirazione è venuta tornando velocemente a quella giornata di vela e pesca nella quale mancava l’alta qualità del vino. La vela è fatta di delusioni e di gioie, di insuccessi e di vittorie, di dolori muscolari e della brezza che ti accarezza, di panini e di deliziosi pranzi. Ecco perché abbiamo deciso di creare un vino in lattina che fosse degno di entrare in una cambusa di velisti gourmand».

Con “250” pensate di sfatare pregiudizi sul vino in lattina e cambiare abitudini di degustazione?

«Noi non pensiamo di cambiare le abitudini, ma di creare altri momenti di degustazione/consumo di un vino eccellente attraverso un contenitore più pratico e sostenibile. Non solo. Proprio il nome “250”, come già sottolineato, riprende la capacità del contenitore e corrisponde a due calici di vino. Crediamo, infatti, che anche la tendenza healthy odierna di consumare meno, ma meglio, abbia dei vantaggi sia salutistici ma anche e soprattutto emozionali».

In che modo il packaging design può spiegare l’alta qualità di questo prodotto?

«L’Italia è da sempre terra nella quale si crea bellezza. Nel design e nella realizzazione del packaging “250” sono state coinvolte eccellenze specializzate in “luxury”. La tecnologia si è quindi messa a disposizione ed è stato possibile creare un’etichetta con materiali di estrema eleganza, innovativi e sostenibili. Quando il consumatore vede la lattina, percepisce la finezza dei particolari, la nobilitazione con lamine, la brillantezza del bianco e l’eleganza del design. Ma è quando la prende in mano che scopre la multisensorialità dell’etichetta. I giochi della carta con il Vanish per richiamare il tralcio della vita che cresce, il contrasto tra liscio e ruvido caratteristico del grappolo d’uva e i rilievi delle parole che raccontano i terreni dove vengono coltivate le uve».

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