I Mazzetti sono “Distillatori dal 1846” e il loro nome è conosciuto in Italia e nel mondo accostato a grappe giovani, invecchiate e riserve da vitigni piemontesi. Accanto alle produzioni di distillato di bandiera, si affiancano quelle di altri distillati come l’acquavite d’uva e di vino (quest’ultima lungamente invecchiata nella cantina aziendale per divenire Brandy Italiano) o il gin e poi ancora una vasta gamma di liquori con frutti, essenze e radici, gli amari, il bitter, la frutta al liquore o gli zuccherini spiritosi. Mazzetti d’Altavilla coltiva da tempo anche una tradizione nel mondo della regalistica: facendo propria l’evoluzione che la grappa ha subito negli ultimi decenni sia a livello qualitativo sia di immagine, la collezione aziendale annovera numerose proposte che testimoniano il passaggio da “distillato da trincea” a “distillato da salotto” e “da meditazione”. La grappa incontra così anche decantatori artistici e scrigni in cristallo, adatti a valorizzare la poesia sensoriale che si crea con la distillazione. Gli spirits di Mazzetti d’Altavilla sono oggi diffusi in tutta Italia in enoteche, negozi, bar e ristoranti conquistando anche il mondo della miscelazione e slanciandosi da tempo verso il mercato estero, soprattutto nell’Europa Centro-Settentrionale e Orientale e nei paesi del Nord America, Oceania ed Asia orientale. La sede di Altavilla Monferrato ha implementato da tempo i propri servizi di accoglienza con tour guidati, corsi di avvicinamento alla grappa e proposte di ristorazione mentre nel Nord-Ovest stanno crescendo (oggi sono quattro) i Grappa Store, luoghi dove poter conoscere tutto il mondo Mazzetti. Ce lo racconta Silvia Belvedere Mazzetti, responsabile commerciale e marketing.
Cosa rappresenta oggi il Piemonte in questo settore?
«Scavando nella storia della grappa non si può fare a meno di parlare di Piemonte. La grande varietà vitivinicola di questa regione fa da premessa a una ricchezza sconfinata di sfumature sensoriali che si trasmettono ai distillati. Sui pendii, molti dei quali interessati o lambiti dall’area individuata nel 2014 come “Patrimonio dell’Umanità” (Langhe, Roero e Monferrato vantano infatti la targa Unesco), sono consolidate molte tradizioni produttive di vitigni a bacca bianca e rossa, non senza riservare vere e proprie chicche autoctone che per crescere e tramandarsi hanno scelto micro-aree particolarmente vocate. Per gli amanti del vino c’è l’imbarazzo della scelta: la natura è stata magnanima e il panorama vinicolo oscilla fra il secco deciso e un’impareggiabile aromaticità, con le uve che cedono tutta la loro personalità fortemente identitaria di questa regione. Non è un caso che i piemontesi siano appunto chiamati “gorègn” ossia resistenti, capaci di conservare le tradizioni ma spesso, al contempo, molto più inclini all’innovazione di quanto possa far pensare l’etichetta diffusa di “bogia nen” (letteralmente “non ti muovere”). La caparbietà piemontese ha certamente contribuito a creare in questo territorio storie imprenditoriali pluricentenarie anche nel mondo vitivinicolo e in quello degli spirits. La prima Famiglia, in ordine di tempo a credere nella produzione specializzata di Grappa da vitigni piemontesi, è quella dei Mazzetti. Nel 1846 Filippo Mazzetti creò in Monferrato il primo opificio per valorizzare una materia prima che veniva ancora poco valorizzata: la vinaccia. Nacque così Mazzetti d’Altavilla, che ha compiuto 175 anni (e sette generazioni di distillatori)».
Qual è il legame tra passato, presente e futuro per Mazzetti d’Altavilla?
«Come cambia la grappa dall’Ottocento al terzo Millennio? Evoluzioni di concetto, di tecnologie, di scelta di materia prima, di packaging e anche di consumo. Tanti aspetti che mutano mantenendo una costante: il territorio. Da qui si parte e qui si torna. Sempre. Non è un caso che, in occasione dei 170 anni, la settima generazione di Mazzetti d’Altavilla (Chiara, Silvia ed Elisa Belvedere Mazzetti – qualcuno le chiama le “Mazzetti sisters”) abbia ideato la linea “puntozero”, grappe di vitigni km 0 e distillate ad impatto energetico 0. Sostenibilità in prima linea, quindi, per un futuro più green e selezione della vinaccia per trasferire tutta la freschezza nel distillato finale. Non è un caso che la materia prima venga acquisita soltanto dalle aree vitate piemontesi effettuando così un viaggio molto breve e con un conferimento altrettanto rapido per evitare lo stazionamento prolungato in ambienti non idonei a conservare le caratteristiche primarie di eccellenza. La vinaccia viene suddivisa per vitigno per esprimere al meglio nella distillazione le peculiarità e differenze e soprattutto viene insilata in appositi contenitori ricreando lo stato di sottovuoto per garantire un’ottima conservazione in attesa del momento della distillazione. In Barricaia l’esperienza distillatoria viene messa a disposizione della volontà di creare riserve uniche nel loro genere: la scelta delle essenze lignee, le differenti capacità e l’attenta valutazione dell’età delle botti e ancora lo studio di sapienti tagli di cantina sono elementi alla base degli invecchiamenti della famiglia Mazzetti. Siamo nel caveau dell’azienda, il luogo seminterrato dove il tempo scorre lento, dove nascono blend nuovi ma – al contempo – di tradizione. È qui che è stata progettata e avviata la Riserva Segni, Grappa di Dolcetto e barolo che stagiona per cinque anni in ben sei botticelle differenti in essenza lignea e in capacità. Ed è sempre qui che sono nate, in questi ultimi tempi, grappe il cui invecchiamento viene perfezionato in botti utilizzate precedentemente per Porto, Sherry Brandy, Vermouth di Torino e Bourbon Whiskey. Un connubio interessante che apre le porte a nuove frontiere di invecchiamento, per conferire alla Grappa sempre più l’immagine di regina italiana del salotto, ma anche beniamina spiritosa di nuove generazioni di consumatori consapevoli e curiosi di testare il prodotto anche in un’attenta miscelazione o nei “pairing” con il food e le tipicità».
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