Valter Fissore: “Per fare vino ci vuole una visione”

Valter Fissore

“Senza sacrifici, è impossibile raggiungere risultati importanti”. Lo sanno bene gli imprenditori vitivinicoli e, tra loro, lo sa Valter Fissore, erede e genero di Elvio Cogno, il quale, per primo, negli anni Novanta, grazie a una visione lungimirante e al coraggio di reinventarsi a 60 anni, decise di puntare sul cru Ravera, oggi una delle Menzioni Geografiche Aggiuntive più importanti dell’area del Barolo. Caparbio, preciso, molto intuitivo e fortemente impegnato nel raggiungimento dei propri obiettivi, Valter Fissore conobbe Elvio e lo affiancò via via in questo percorso finalizzato a tradurre in eccellenza enologica le peculiarità di un territorio unico, influenzato dalla passione, dall’esperienza e dalla genialità del vignaiolo che sarebbe poi divenuto suo suocero. «L’incontro con Elvio Cogno fu per me galeotto – conferma Fissore –. Sebbene i miei nonni fossero contadini – e sebbene, quindi, il valore della terra sia da sempre intrinseco nel mio DNA –, inizialmente scelsi un percorso professionale diverso. Venivo da una formazione tecnica e progettuale, sostenuta da una preparazione umanistica maturata in una scuola salesiana, ma l’amore per la vigna crebbe negli anni e, nel 1984, decisi di iniziare a lavorare con Elvio a La Morra, presso la nostra precedente azienda, Marcarini, fondata da Cogno stesso e dal Notaio Marcarini nel 1961. All’inizio della mia carriera in veste di produttore, ho imparato in punta di piedi i segreti delle produzioni, della vigna e della maestria nella vinificazione, cercando di assorbire come una spugna tutto ciò che Elvio, mio maestro, mi ha insegnato e trasmesso negli anni di affiancamento. Presi in mano le redini dell’azienda, insieme a mia moglie Nadia, a partire dal 1996: la curiosità di innovare, la mia voglia di fare nuove esperienze e il grande desiderio che nutrivo di dar seguito a una storia di famiglia che fosse all’altezza delle generazioni precedenti hanno fatto il resto».

Una sfida non facile, la sua…

«Le sfide, in questo mio percorso lavorativo, sono state tantissime, ma due su tutte. La prima, non essendo il figlio di Elvio Cogno, è stata proprio quella di essere in grado di portare avanti la storia di famiglia senza distruggere una reputazione che era stata costruita attraverso i decenni e senza vanificare la forza storica del marchio, valorizzando, al contempo, Novello – un Comune da sempre tra i meno noti nella zona del Barolo – e, soprattutto, la MGA Ravera, cresciuta negli anni e ormai annoverata tra le sottozone più rilevanti di quest’area. La seconda è stata di credere nel vitigno Nas-Cëtta e, dopo anni di duro lavoro, ottenere una nuova DOC partendo da un vitigno neanche iscritto al catalogo nazionale delle varietà autorizzate, arrivando a contare oggi circa 35 aziende nelle Langhe produttrici di questo vino. Considerando che nel 1994 eravamo gli unici, posso affermare con orgoglio che la nostra fu una scelta pionieristica. Le criticità ci sono state, specialmente all’inizio della nostra avventura a Novello, dovendo dimostrare alla critica e agli esperti cosa eravamo in grado di fare; i pregiudizi erano molti. È stato difficile – e in parte lo è ancora – provare le potenzialità del nostro territorio, ma il nostro motto è stato “testa bassa e camminare”, lavorando sodo e portando avanti le nostre convinzioni ed esperienze senza timori di sorta. Un percorso molto faticoso e non privo di delusioni, ma anche ricco di tante soddisfazioni e attestati di stima che abbiamo ricevuto e che continuiamo a ricevere».

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