Secondo un recente rapporto di WWF, Boston Consulting Group e Fondazione Ellen Macarthur, la plastica è vista come il materiale peggiore usato nei beni di consumo, con un 65% dei consumatori intervistati globalmente che la associano all’inquinamento degli oceani e il 57% che la considerano dannosa per la salute.
La soluzione? Economia circolare
Non sempre la via verso la sostenibilità passa da una rinuncia al materiale in questione. La proposta “plastic free” è obiettivamente in molti casi irrealistica come, ad esempio, nell’industria del beverage, oggi impensabile senza PET. Più sostenibile e concreta risulta invece una politica che miri a creare una vera economia circolare che trasformi la plastica da rifiuto a materia prima preziosa, punto di partenza per nuovi prodotti.
L’importanza dell’approccio circolare è stata da lungo riconosciuta dalla Commissione Europea che nel 2015 ha adottato un Piano di azione dell’UE per un’economia circolare. In esso la Commissione ha identificato nella plastica una priorità chiave per realizzare un’economia circolare. In un passo ulteriore, nel 2018, la Commissione ha adottato la Strategia Europea per la Plastica, in cui si invita il settore a “farsi avanti con impegni volontari per aumentare la diffusione della plastica riciclata. L’obiettivo è garantire che entro il 2025 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata entrino in nuovi prodotti sul mercato dell’UE”.
Per sostenere gli Stati nazionali nel raggiungimento di questo obiettivo, a fine 2018 la Commissione europea ha lanciato la “Circular Plastics Alliance”, un’iniziativa che conta oggi più di 245 firmatari operanti nella filiera della plastica, impegnati per aumentare la quantità di plastica riciclata utilizzata per realizzare nuovi prodotti e raggiungere l’obiettivo di 10 milioni di tonnellata entro il 2025 contro i 5 attuali.
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