Lungarotti: nuove etichette e bottiglie più leggere per Rubesco e Torre di Giano

Etichette più eleganti e bottiglie più leggere a basso impatto ambientale. Con le nuove annate del Rubesco – Rosso di Torgiano DOC, a base di Sangiovese e Colorino, e del Torre di Giano – Bianco di Torgiano DOC, a base di Vermentino, Trebbiano e Grechetto, Lungarotti introduce le nuove bottiglie più leggere che consentono di ridurre fino al 35% le emissioni di CO2. Una scelta già intrapresa nella produzione degli altri vini della gamma Lungarotti (composta da 29 etichette) che oggi si completa con l’adozione delle bottiglie sostenibili anche per i due vini storici dell’azienda.

Per l’occasione, le etichette di Rubesco e Torre di Giano hanno subito un restyling: pur rimanendo fedeli alla grafica tradizionale, risultano infatti più grandi e avvolgenti, con una gamma di colori elegante incentrata sui toni del grigio e del dorato. Resta invariata, invece, l’immagine riprodotta sull’etichetta di entrambi i vini che riprende un particolare della Fontana Maggiore di Perugia raffigurante la vendemmia. Una scelta che ribadisce l’attenzione al patrimonio culturale e storico dell’Umbria e quel binomio tra vino e arte tanto caro all’azienda che, non a caso, già nel 1974 inaugurò a Torgiano il Museo del Vino (MUVIT) definito dal New York Times come “il migliore in Italia” per la qualità delle collezioni artistiche esposte.

Con l’introduzione delle bottiglie più leggere, che passano da 0,65 kg a 0,42 kg di peso, Lungarotti conferma il suo impegno nell’adottare buone pratiche nel rispetto dell’ambiente. Un impegno assunto già dal fondatore, Giorgio Lungarotti, padre della moderna enologia italiana e pioniere nel comprendere l’importanza di una viticoltura e di una produzione volta a minimizzare l’impatto ambientale: perché la cura del territorio si riflette anche nel bicchiere.

Un cammino cominciato negli anni ’90 con l’installazione delle prime capannine meteo per analizzare l’andamento climatico che, nel 2013, ha spinto l’azienda a diventare capofila del progetto MeteoWine, realizzato in collaborazione con l’Università di Perugia, per la raccolta dei dati climatici (pioggia, temperatura, umidità aria e terreno, vento, ecc.) da utilizzare per l’elaborazione di modelli meteorologici. «Un progetto di cui siamo stati promotori – spiega Chiara Lungarotti, Amministratore Delegato dell’azienda di famiglia – che negli anni ha visto importanti implementazioni fino alla nascita di una Piattaforma Meteo Regionale che oggi rielabora i dati raccolti in tutta l’Umbria e costruisce modelli, con conseguenti previsioni meteo attendibili, fondamentali per elaborare un DSS (Sistema di Supporto alle Decisioni) per diminuire l’impatto dei trattamenti in agricoltura».

Nelle tenute Lungarotti di Torgiano e Montefalco non si utilizza il diserbo, ma si effettua un controllo meccanico delle malerbe. Inoltre, la concimazione è rigorosamente organica, utilizzando il sovescio e il letame di chianina per preservare la biodiversità del terreno. Quanto alla gestione delle risorse idriche, nel suolo sono presenti dei sensori che misurano e verificano la disponibilità idrica del terreno al fine di ottimizzare la pratica dell’irrigazione di soccorso per le uve bianche.

Nel 2004 Lungarotti è stata scelta come cantina pilota a livello nazionale dal Ministero delle Politiche Agricole per realizzare il progetto “Energia della vite” ideato dal Centro Ricerche sulle Biomasse dell’Università di Perugia al fine di ricavare energia dagli scarti di potatura attraverso un impianto a biomasse.

Nel luglio 2018 è stato installato un impianto fotovoltaico sulla copertura degli edifici aziendali, per un’estensione di circa 1.320 mq, che copre il 40% dei fabbisogni di energia totale con un risparmio di oltre 3.000 ton di CO2. E, sempre nel 2018, i 230 ettari della Tenuta di Torgiano hanno ottenuto la certificazione VIVA (programma del Ministero dell’Ambiente che attesta la sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l’analisi di quattro indicatori: aria, acqua, vigneto e territorio), mentre i 20 ettari della Tenuta di Montefalco sono coltivati a biologico già dal 2010 e certificati dal 2014.