«Le rivoluzioni non si fanno in un giorno. Per mettere in atto un ciclo virtuoso che miri a conseguire una sostenibilità autentica è necessario creare un ventaglio di soluzioni per far sì che l’uva arrivi alla sua maturazione ideale». È questo il pensiero di Marco Caprai, titolare di una realtà unica situata a Montefalco (PG), la Arnaldo Caprai, sinonimo di eccellenza italiana, creatrice di vini bianchi e rossi che si distinguono per profondità, eleganza e longevità e oggi tra i leader nella produzione di Sagrantino di Montefalco, forse il prodotto più celebre e conosciuto di quest’area. La storia di quest’impresa inizia alla fine degli anni Settanta proprio con Marco Caprai, che crede nella grande ricchezza della tradizione del suo territorio e, negli anni, riesce a recuperarla in chiave moderna, adottando i più avanzati metodi di produzione e di gestione aziendale e considerando fondamentali le tematiche riguardanti la sostenibilità, la tutela e la salvaguardia dell’ambiente.
In armonia con i cicli evolutivi naturali
Perseguendo la vocazione green che la contraddistingue, l’azienda, nell’ultimo decennio, ha deciso di creare un Sistema di gestione ambientale conforme alle normative internazionali, sviluppando un protocollo volontario territoriale di sostenibilità ambientale, economica e sociale del suo processo produttivo. «L’approccio green, se realmente sentito, è un qualcosa che si sviluppa in modo quasi inevitabile, un’attitudine innata – spiega Marco Caprai –. Questo atteggiamento, nel 2008, ci ha portati a fondare – insieme ad altre 8 aziende del Consorzio di tutela dei vini di Montefalco, al Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’Università degli studi di Milano e al Parco tecnologico ed agroalimentare dell’Umbria – il progetto New Green Revolution, un protocollo vitivinicolo di produzione attraverso cui sviluppare un sistema di sostenibilità diffuso che rappresentasse un vantaggio competitivo per le imprese locali e per il loro territorio». Da allora le azioni intraprese in quest’ottica da Arnaldo Caprai sono state parecchie, sia in campo agronomico che enologico: dalla messa in atto di forme di allevamento diverse e più opportune all’inerbimento permanente, naturale e artificiale; dalla limitazione delle concimazioni azotate alla razionalizzazione della gestione fitosanitaria; dall’installazione di specifici sensori in vigna per il controllo della quantità idrica disponibile per la pianta – sensori che, in caso di sofferenza, attivano la possibilità di distribuire acqua nella fase più avanzata, tra giugno e luglio – a sistemi di raccolta dati attraverso i quali è possibile disporre di una mappatura delle diverse malattie a cui è soggetta la vite, in modo da abbattere la pressione fitopatologica ed evitare trattamenti non necessari.
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