I driver delle Cantine Lungarotti

Fondata a Torgiano da Giorgio Lungarotti nel 1960, l’azienda è guidata dal 1999 da Chiara Lungarotti, che con la sorella Teresa Severini e la madre Maria Grazia Marchetti Lungarotti, ha continuato la tradizione di innovazione tracciata dal padre, introducendo tecnologie e processi che hanno reso la produzione viticola ed enologica più efficiente e sostenibile.

Oggi gli ettari vitati nella tenuta di Torgiano sono 230 con varietà bianche (Grechetto, Vermentino, Chardonnay, Pinot grigio, Trebbiano) e rosse (Sangiovese, Colorino, Merlot, Cabernet Sauvignon), prodotte in proporzioni equivalenti. A questi si aggiungono i 20 ha dell’azienda a gestione biologica di Montefalco, dedicata alla produzione del Sagrantino e del Rosso di Montefalco.

Con due milioni e mezzo di bottiglie e un fatturato che nel 2018 ha raggiunto gli 8,6 milioni di Euro, i numeri di Lungarotti sono quelli di una grande azienda che da alcuni decenni fa da traino all’enologia di una piccola regione come l’Umbria.

Innovazione di prodotto e valorizzazione del territorio

Anche i prodotti più iconici, entrati da decenni nella tradizione del vino italiano, come il Rubesco e il Torre di Giano, i cui nomi si legano indissolubilmente a quello di Lungarotti, sono nati in passato come innovazioni con l’obiettivo di creare una nuova identità al loro territorio.

Rubesco, Sangiovese per il 90% e Colorino fino al 10%, nasce con lo stabilimento di Torgiano e molte delle soluzioni costruttive e tecnologiche della cantina, come il nastro trasportatore ancora presente che dalla “grotta” di affinamento portava le bottiglie alla linea di imbottigliamento, erano state studiate proprio per la sua produzione.  La riserva Vigna Monticchio, Sangiovese al 100%, segue il Rubesco solo di pochi anni ed esce per la prima volta nel 1964. Alla valorizzazione dei vitigni autoctoni dell’Italia centrale, Sangiovese, Canaiolo, Colorino, Grechetto, Vermentino e Trebbiano Spoletino, con gli anni si affiancano prodotti nuovi e vitigni internazionali. Nel 1977 nasce il San Giorgio, il “Superumbrian” con uvaggio Sangiovese e Cabernet Sauvignon voluto da Giorgio Lungarotti che dopo alcuni anni di sospensione, resa necessaria dal rinnovo del vigneto, ha ripreso la sua produzione con l’annata 2016 presentata a Vinitaly 2019. È negli anni ’80 invece che Lungarotti inaugura la sua tradizione di bollicine prodotte con metodo classico a partire da uve Chardonnay e Pinot nero. Oggi la cantina produce circa 30.000 bottiglie di spumante, un Brut Millesimato affinato per un periodo di 24 mesi sur lies, un Rosè e il nuovissimo Extra Brut affinato per 60 mesi sui lieviti il cui lancio era previsto per il Vinitaly 2020. L’introduzione di una nuova linea per la sboccatura, colmatura, chiusura con il tappo a fungo, gabbiettatura e omogeneizzazione con rotazione della bottiglia, ha permesso recentemente di migliorare i tempi e la programmazione della produzione degli spumanti.

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