Borgo Scopeto: lungimiranza, tecnica e rispetto per il territorio

Ha una storia millenaria, Borgo Scopeto, le cui prime notizie risalgono al 1079, quando la cattedrale di Siena eresse un insediamento fortificato a difesa della città nel Comune di Castelnuovo Berardenga. Nel Quattrocento l’insediamento venne donato alla nobile famiglia senese dei Sozzini, che vi fondò una fiorente azienda agricola, dedita principalmente alla coltivazione della vite e dell’olivo. Seppur inserita nel cuore del Chianti Classico, la prima bottiglia di questo vino a firma Borgo Scopeto venne prodotta solo nel 1990: sette anni dopo la tenuta fu acquistata da Elisabetta Gnudi Angelini – amante della Toscana, del vino e, soprattutto, del vitigno Sangiovese –, la quale, con occhio lungimirante, vide le potenzialità di questa tenuta e iniziò subito i lavori di recupero del podere, per trasformarlo in un affascinante ed esclusivo relais. Oggi Borgo Scopeto fa parte di un gruppo di aziende la cui sede legale e amministrativa si trova a Caparzo (Montalcino), dà lavoro a 12 dipendenti e, su una superficie di 482 ettari, vanta 70 ettari vitati, di cui 40 a Chianti Classico, per una produzione media annua di 350.000 bottiglie. I vecchi vigneti coltivati a tendone sono stati completamente reimpiantati utilizzando il più moderno sistema a cordone speronato e a qualche chilometro dal Borgo, al fine di razionalizzare tutto il processo produttivo e staccarlo dall’attività alberghiera, è stata edificata la nuova cantina di vinificazione, concepita su due livelli, secondo la tecnologia “a caduta”, e dotata di una zona invecchiamento seminterrata.

Ridotto lo shock da imbottigliamento

In questo stabilimento, costruito ex novo nel 2002 ed entrato in attività nel 2003, avvengono la trasformazione delle uve, l’invecchiamento e il successivo imbottigliamento dei vini Borgo Scopeto. «All’epoca ampliammo la capacità di lavorazione delle uve e quella di stoccaggio dell’intera cantina mediante l’acquisizione di nuovi serbatoi inox, dotati di controllo delle temperature e rimontaggio in automatico – ricorda Simone Giunti, direttore tecnico del Gruppo Borgo Scopeto e Caparzo –. Anche il parco botti fu interamente rinnovato, con l’acquisizione di botti in rovere di Slavonia da 30 hl, una capacità da noi valutata ideale per l’affinamento del Sangiovese».

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