“Il Verdicchio di Matelica è l’identità agricola di questo territorio”. Ne sono fieri sostenitori alla Belisario, cantina sociale nata nel 1971 che oggi è una società agricola cooperativa di 180 soci conferitori, 300 ettari vitati e una moderna cantina da 30.000 ettolitri di capienza che ogni anno lavora 25.000 quintali di uva, 50% sfuso e poi circa un milione di bottiglie (grazie a un impianto di imbottigliamento da 3.000 pezzi/ora). Vini che vengono commercializzati per un 45% a marchio Belisario e per un 5% contoterzi, mentre per un 50% finiscono sugli scaffali della Grande Distribuzione Organizzata con il marchio dedicato di Poggio alle Rondini. Ci hanno raccontato l’azienda il responsabile dell’enoteca Paolo Delpriori, il capocantiniere Paolo Modesti e l’enologo Roberto Potentini.
Un (p)assaggio in enoteca con Paolo Delpriori
«Con una capacità produttiva di 30.000 ettolitri di vino, grazie a 180 soci conferitori, siamo la cantina più grande della provincia di Macerata – esordisce con orgoglio il responsabile di cantina, Paolo Delpriori, accogliendoci in enoteca, uno stabile a sé stante all’ingresso degli stabilimenti aziendali di Matelica, dove sono esposte all’incirca 1200 etichette differenti, ovviamente di vini Belisario ma non solo (più altri due punti vendita aziendali, con tanto di fidelity card per gli acquisti, ossia quelle di Ancona e di Fabriano, mentre quella di Visso ha chiuso a seguito dei danni subiti dal pesante terremoto del 2016) –. Belisario nasce come Cantina Sociale di Matelica e Cerreto d’Esi nel 1971, con sede costituita qui a Matelica, per convogliare al centro della Valle dell’Esino il conferimento delle uve da parte dei soci, arrivando così nel minor tempo possibile da Ancona a Camerino, a un’altitudine di 350 metri sul livello del mare. Ora Belisario ha preso la forma di una Società Agricola Cooperativa, con 180 soci, e non accade più che ogni singolo socio conferisce le proprie uve, coltivate a proprio modo, e poi il cantiniere trae da quelle il meglio che può. Accade invece adesso che la filiera sia controllata e che il socio segua le direttive del nostro enologo anche in vigna, concordando sul progetto relativo a quel vino che ne verrà prodotto. Ogni vigna viene quindi sin da subito lavorata finalizzandola a un progetto. Essere una cantina sociale per noi significa avere anche e soprattutto il compito di divulgare la cultura del Verdicchio di Matelica, farlo conoscere e apprezzare. Belisario prende il suo nome dall’omonimo generale bizantino di Giustiniano che qui combattè a Cerreto d’Esi. Il restyling del logo, che raffigura oggi appunto la stilizzazione di un cavaliere con cavallo rampante, è avvenuto nel 2008, mentre in precedenza il logo era la piazza di Matelica. L’azienda, a partire dal 2002, è certificata con il sistema di qualità ISO 9001: 2000 e, per la vinificazione di uve da coltura biologica, ha circa 24 ettari di vigneti dedicati. Abbiamo ampliato in modo cospicuo anche la produzione: attualmente contiamo circa un milione di bottiglie l’anno. Da soli produciamo il 70% del Verdicchio di Matelica ogni anno in commercio, che vendiamo con le etichette Cambrugiano (che è il nostro vino storico), Meridia, Del Cerro, Terre di Val Bona (il base) e Vigneti B (il biologico), oppure anche come spumante, come passito e come grappa. Poi oltre al Verdicchio di Matelica abbiamo altri vini bianchi, sempre da vitigni tipici di queste zone e che sono quindi DOC, IGT oppure IGP – le nostre DOC sono certificate da Valore Italia -: Passerina, Pecorino, Bianchello del Metauro, Esino Bianco, Marche Bianco (Cabraccio). E poi ci sono i vini rossi: il Colli Maceratesi Rosso (Coll’Amato e San Leopardo), anche biologico (Vigneti B Rosso); Rosso Conero; Lacrima di Morro d’Alba; Marche Rosso (Premium). Abbiamo una linea di spumanti: uno spumante a metodo Charmat lungo (Cuvèe Nadir); uno spumante rosato metodo Charmat (Nadir Rosè) e uno spumante dolce (Y&S). Quindi anche una bevanda a base di vino e miele (Melitites), un passito di Verdicchio di Matelica (Carpe Diem), una grappa di Verdicchio al miele (Grappa Melitites) e una grappa di Verdicchio (Grappa del Cerro). Spesso i vini ispirano il proprio nome al toponimo della zona delle vigne da cui nascono, come il Cambrugiano e il Cerro, per esempio. Ogni etichetta è dedicata e ha uno studio a sé, com’è per il vino che contiene, dalla grafica alla capsula.»
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