È indissolubile il legame tra Montalcino e i suoi vini, un binomio nato da una tradizione e da una cultura millenaria che, nel cuore della Toscana meridionale, ha plasmato il territorio, intatto e in gran parte selvaggio, e ne ha caratterizzato profondamente l’aspetto socio-economico. Qui l’uomo ha saputo creare un rapporto rispettoso con la natura, preservandola da abusi e speculazioni edilizie e mantenendo inalterato nel tempo il fascino e la magia di un paesaggio culturale unico, che, nel 2004, l’Unesco ha dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità. In questo contesto, situata nella località omonima sulle colline orientali di Montalcino (SI), l’azienda agricola Altesino è impegnata da anni nella produzione di vini di alto livello qualitativo, fortemente riconoscibili, equilibrati e longevi, provenienti “da vigneti ubicati nelle zone migliori dell’area ilcinese e da processi di produzione rispettosi delle normative in vigore e del contesto ambientale”.
Tuteliamo il nostro habitat
Su una superficie complessiva di circa 80 ettari, di cui 44 ettari a vigneto, si estendono i cinque appezzamenti che costituiscono il cuore produttivo dell’azienda: Altesino, Macina, Pianezzine, Velona e Montosoli, da sempre famoso per la produzione di vini di estrema eleganza. La struttura quattrocentesca di Palazzo Altesi domina la tenuta, nelle cui mura hanno trovato dimora le suggestive cantine; a ridosso dei vigneti, invece, sfruttando un dislivello naturale, sono state edificate le moderne strutture, funzionali alle operazioni di fermentazione, affinamento e imbottigliamento. A guidare l’azienda, dal 2002 a questa parte, è Elisabetta Gnudi, instancabile imprenditrice con una sfrenata passione per il vino, la bellezza e l’arte, proprietaria anche di una seconda tenuta ilcinese, Caparzo, di Borgo Scopeto, a Castelnuovo Berardenga, nel Chianti Classico, e di Doga delle Clavule, in Maremma. «Qui ad Altesino produciamo annualmente circa 300.000 bottiglie, vendute franco cantina, e i vini di punta sono il Brunello di Montalcino, il Brunello di Montalcino Montosoli e il Rosso di Montalcino – specifica la titolare –. La nostra azienda ha una conduzione convenzionale, ma è contraddistinta da una gestione assolutamente di buon senso. Siamo ecosostenibili nella conduzione agronomica e nell’approccio alla produzione, sempre tesa a salvaguardare il più possibile il contesto in cui operiamo, sotto tutti i punti di vista».
La cantina come un teatro
Gli investimenti degli ultimi tre anni sono stati rivolti all’acquisto di attrezzature destinate alla gestione del processo produttivo in vigneto: scavallatori, trinciaerba, cimatrici e una defogliatrice di ultima generazione. Un’attenzione particolare all’ecosostenibilità è stata messa in campo anche e soprattutto nel momento in cui è stata edificata la moderna cantina, interpretata, oltre che come un funzionale e innovativo luogo di lavoro, come un’opera a basso impatto ambientale, costruita secondo i dettami dell’architettura sostenibile: perfettamente coibentata e interrata, essa non necessita di riscaldamento o condizionamento, una sensibilità che si nota anche nel resto degli edifici, riscaldati esclusivamente a pellet, evitando così l’utilizzo di gasolio o sostanze inquinanti. Frutto di attività di carpenteria eseguita in loco e non prefabbricato, questo stabile è stato eseguito nei minimi particolari e la proprietaria, aggiungendo il proprio tocco di femminilità, ha voluto che il giallo fosse utilizzato per decorare le grandi botti. «La visita degli ospiti attraverso la cantina è stata pensata accuratamente, disegnando un percorso scenografico che si apre sulle due sale, fermentazione e invecchiamento, come in un teatro – racconta Gnudi –. La filosofia che ha ispirato anche questo investimento è stata dettata da una scelta qualitativa, finalizzata a migliorare e razionalizzare le operazioni produttive. Della cantina storica, invece, posta all’interno del palazzo, rimane la sezione costruita negli anni 70, oggi utilizzata per l’affinamento del Brunello Montosoli, il primo cru mai realizzato nella storia del Brunello di Montalcino».
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