Situata nella campagna del versante orientale di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, Vallepicciola è un’azienda vinicola di proprietà della famiglia Bolfo, estesa per 265 ettari tra boschi, viti e ulivi di varietà Moraiolo, Leccino e Frantoio. Il microclima mite che contraddistingue l’intera area rappresenta una condizione ideale per la produzione vitivinicola: gli ettari vitati sono 95 e vedono la presenza del re dei vitigni toscani, il Sangiovese – destinato prevalentemente alla produzione di Chianti Classico – e di vitigni internazionali quali Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Chardonnay – utilizzati per i vini IGT Toscana. Distribuiti sui territori collinari a sinistra del fiume Arbia, i filari vitati di Vallepicciola sono stati selezionati con grande attenzione, secondo la composizione dei suoli e delle zone in cui si alternano amalgami di argille, marne calcaree, marne bluastre, tufo, arenarie e sabbie. «È proprio questo il valore aggiunto di Vallepicciola – dichiara il direttore aziendale Alberto Colombo –: la grande variabilità dei suoi suoli, che dona ricchezza, eleganza e unicità ai vini che qui prendono vita».
26 milioni di euro per la nuova cantina
Supportato dall’enologo consulente Riccardo Cotarella, Alberto Colombo è coadiuvato da uno staff giovane e professionale, tra cui il responsabile tecnico Erasmo Mazzone, che ci ha guidati alla scoperta della nuova e moderna cantina aziendale e della linea di imbottigliamento dei vini. «Siamo una squadra coesa – racconta Mazzone –, composta da 24 dipendenti a tempo pieno, capitanati da una proprietà presente, che stabilisce in modo chiaro gli obbiettivi per ciascuno di noi, permettendoci di migliorare costantemente. Un lavoro meticoloso in vigna e rese basse e molto concentrate ci consentono di produrre uve di qualità e ricche di profumi. Cerchiamo, anno dopo anno, di ridurre l’impiego di diserbanti – che contiamo di azzerare nel prossimo biennio – e dei trattamenti in vigna e già attualmente stiamo osservando i primi miglioramenti nella qualità delle uve che arrivano in cantina. Quest’ultima, terminata nel 2016 grazie a un investimento di 26 milioni di euro, valorizza le caratteristiche varietali delle nostre cultivar, dandoci la possibilità di creare una gamma di vini con carattere forte e, allo stesso tempo, molto elegante». Il completamento della cantina ha rappresentato un vero e proprio cambio di passo per Vallepicciola. Nata da un progetto che ha perseguito l’obiettivo di ricercare un rapporto armonioso con il meraviglioso ambiente circostante, quest’edificio, ampio e moderno, rappresenta un perfetto punto d’incontro tra rispetto delle tradizioni, della natura e della storia e sperimentazione, creatività e tecnologia: un ambizioso esempio di architettura organica, realizzato dall’architetto responsabile del progetto Margherita Gozzi e ispirato ai principi e capisaldi dell’urbanista statunitense Frank Lloyd Wright.
6.000 mq per le lavorazioni
«Tra i principi chiave che caratterizzano Vallepicciola vi è la creazione di un sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale, attraverso l’unione di vari elementi o edifici, come la nostra cantina – spiega Mazzone –. Il nostro desiderio era proprio che il progetto divenisse parte integrante del paesaggio, rispettandone ed esaltandone le peculiarità naturali e storiche e creando un unico spazio architettonico. Ecco, quindi, che questo edificio rappresenta solo un elemento, umile e rispettoso, di un quadro molto più grande: quello dei vigneti e della magnificente natura toscana». L’integrazione con l’ambiente circostante non è stato l’unico punto saliente del progetto: si è investito e lavorato anche per raggiungere l’avanguardia tecnologica, l’estrema funzionalità e la massima capacità di gestione delle varie fasi produttive, a garanzia di una totale efficienza della capacità di invecchiamento e di affinamento in bottiglia dei vini. «Per questo abbiamo deciso di optare per il prevalente interramento del fabbricato sotto il pendio di una conca naturale, la cui forma è divenuta l’impronta su cui l’edificio si è sviluppato». La superficie della cantina, di circa 6.000 mq, si divide così in due piani interrati in cui trovano spazio tutte le lavorazioni – dalla fermentazione all’invecchiamento, dal confezionamento in bottiglia alla spedizione -, seguendo un progressivo declivio, dalla superficie verso le zone più basse e sotterranee. L’unica porzione di fabbricato fuori terra è quella destinata al ricevimento e alla cernita delle uve, così come alle funzioni amministrative, commerciali e di accoglienza. «Il nostro è un ambiente che cerca di dialogare con il paesaggio circostante, attraverso volumi bassi e ampie vetrate, dalle quali l’occhio del visitatore può sempre continuare a osservare le vigne».
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