Uno stacanovista appassionato del proprio lavoro, cultore della biodiversità, della cucina mediterranea e sostenitore del mondo rurale e del biologico; fuori dal contesto lavorativo, una persona curiosa e intraprendente, amante degli ambiti familiari e alla continua ricerca dell’innovazione. Si definisce così Giacomo Ansaldi, socio fondatore e wine maker della cantina Fazio Wines di Erice, in Sicilia, una realtà che, in passato, ha contribuito attivamente e in modo determinante all’ottenimento del riconoscimento della DOC Erice. «In passato mi sono occupato della direzione tecnica dell’azienda; oggi, invece, coordino tutta l’area produttiva e, insieme all’enologo Filippo Angileri, approvo tutti i prodotti prima dell’imbottigliamento. Il mio ruolo richiede tanta esperienza, conoscenza, umiltà e capacità di fare squadra, oltre che di ascolto di tutti gli attori della filiera. La sfida più entusiasmante che mi ha visto coinvolto? Sicuramente l’aver contribuito alla nascita della DOC Erice e aver prodotto vini identitari che la rappresentano, come le Riserve di Pietra Sacra».
Partiamo dall’inizio. Ci racconti qualcosa della sua formazione…
Sono passati tanti anni da allora, una buona trentina, ma ricordo benissimo i momenti formativi della scuola enologica Abele Damiani di Marsala, così come la passione dei professori, in particolar modo quella di Nicola Trapani, e le esperienze nei campi e nella cantina di microvinificazione. A quei tempi non c’era alcun corso di laurea in enologia: si poteva diventare enologi solo dopo sei anni di scuola superiore, il luogo in cui si entrava ragazzini e si imparava a diventare uomini maturi. Lavorando anche per la Regione, ho avuto la grande opportunità di far parte del gruppo di ricerca sui vitigni autoctoni siciliani. Ad esso hanno collaborato illustri professori, quali Attilio Scienza e Rocco Di Stefano, dai quali ho ricevuto un arricchimento professionale veramente prezioso, che ha elevato il mio bagaglio di conoscenze e mi ha consentito di dare un importante contributo al progetto di ricerca. Tale studio ha portato alla scoperta di numerosi vitigni antichi e ha messo in evidenza la grande variabilità genetica della popolazione viticola siciliana; i risultati sono stati pubblicati in un libro dal titolo “Identità e Ricchezza del Vigneto Sicilia”, di cui sono coautore.
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