La plastica protagonista del primo studio Ipsos dedicato al tema della sostenibilità

Consapevolezza ambientale del cittadino, allarme plastica e nuove opportunità per il packaging sostenibile. Se n’è parlato durante il convegno “The third moment of truth: il packaging sostenibile è il nuovo tsunami?”, organizzato da Ipsos con la partecipazione di aziende e brand del settore per offrire risposte concrete al riciclo e alla riduzione dell’uso della plastica.

Si è tenuto il 10 maggio 2019, al Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, l’incontro organizzato da Ipsos, società specializzata nei servizi di ricerca di mercato e con la partecipazione di diversi esponenti di aziende di settore, per parlare della grande connessione che esiste tra l’uso degli imballaggi in plastica, temi ambientali, cittadini e aziende di largo consumo.

Tra i relatori erano presenti Antonio Protopapa (Direttore R&S Corepla), Serena Carpentieri ( Vicedirettore Legambiente), Giulio Giampieri ( General Manager Culligan), Alfio Fontana (Responsabile CSR Carrefour Italia), Luisa Franzone (Head of Supply Chain Unilever Italia) e Rossano Bozzi (AD Ipack Ima). Un’occasione di confronto per affrontare le problematiche di gestione e controllo della produzione, distribuzione e smaltimento della plastica, da diversi punti di vista: da quello dei consumatori a quello degli addetti ai lavori. Un momento pensato per aziende, investitori e imprenditori che aveva l’obiettivo di condividere soluzioni rispettose dell’ambiente e delle persone in favore del benessere e della salvaguardia del pianeta.

È risultato evidente come il trend “plastic-free” rappresenti un’opportunità unica da cogliere sia per le persone che sentono la responsabilità del futuro, e sia una scelta strategica per i brand, che investendo nel packaging sostenibile possono rafforzare la relazione col consumatore e migliorare la propria reputazione. Per fare ciò, il dialogo serrato tra cittadini, amministrazioni e aziende rappresenta l’unica strada possibile per dare vita a progetti integrati sotto il profilo del rispetto dell’ambiente.

I dati da cui partire per riflettere

Durante il convegno, Ipsos ha presentato un dossier di dati interamente dedicato al tema Plastica, realizzato per la prima volta grazie all’analisi di numerosi studi e indagini di mercato condotte su tematiche quali CSR (Corporate Social Responsibility) e sostenibilità ambientale. Dai numeri si evince una nuova consapevolezza ambientale del cittadino italiano, che per l’80% dichiara di avere il timore di essere alle soglie di un vero e proprio disastro ambientale, conseguenza che il 74% della popolazione italiana pensa di aver contribuito personalmente a determinare con comportamenti e gesti sbagliati.

«Oggi, l’emergenza ecologica non è più percepita come priorità solo per una élite, ma diviene problema vissuto dalla gran parte delle persone che se ne fanno carico attraverso, prima di tutto, un’acquisizione di conoscenza qualificata – ha commentato Andrea Alemanno, Ipsos Senior Client Officer – Basti pesare che negli ultimi quattro anni l’attenzione e la volontà di apprendere nozioni specifiche in materia ambientale è cresciuta del 65%.»

Allarme plastica e aspettative del cittadino

Il 50% degli italiani pensa che quello della plastica sia un problema molto serio, mentre il 46% lo ritiene “solo” un problema esistente; l’1% considera gli allarmismi inutili e il 2% non se ne preoccupa. Ecco allora che per le aziende adottare un CSR (Corporate Social Responsibility) in sostenibilità ambientale diventa premiante. Il 39% degli intervistati pensa infatti sia dovere proprio delle aziende che producono e vendono prodotti di largo consumo trovare una soluzione per ridurre la quantità di materiale utilizzato nelle confezioni.

I brand green hanno più sucesso

C’è poi un desiderio dichiarato dal 52% degli italiani di identificarsi con la filosofia eco-friendly di marche che permettano loro di fare la differenza nel mondo e in quest’ottica, il ruolo delle politiche di responsabilità sociale delle imprese è determinante per accrescere il valore percepito del brand presso il suo pubblico di riferimento. Per gli italiani tra gli ambiti ritenuti davvero molto importanti per la reputazione green di una marca, spicca al primo posto proprio la riduzione delle emissioni e l’impatto ambientale (77%), seguita dall’attenzione alle condizioni di lavoro dei propri dipendenti (50%), dal miglioramento della qualità del servizio/prodotto a beneficio dei consumatori (37%) e dagli investimenti in Ricerca&Sviluppo e innovazione (31%).

«Oggi l’azienda sostenibile viene ripagata in sostegno concreto dai consumatori. È questo il messaggio forte e chiaro che emerge dalla nostra analisi – spiega Nicola Neri Amministratore delegato di Ipsos Italia –. Il 68% dei cittadini italiani dichiara di essere disposto a pagare di più per un prodotto o servizio proveniente da un’azienda che attua politiche ambientali serie e rigorose; l’83% la consiglierebbe a chi è in cerca di lavoro, un ulteriore 83% sarebbe pronto ad affidarle i suoi risparmi o di investirvi del denaro e addirittura il 90% la sceglierebbe come fornitura di prodotti e servizi».

Il ruolo chiave del packaging sostenibile

Con il packaging sostenibile nascono nuove opportunità. Inizia l’era plastic free. Il packaging è ritenuto oggi il primo fattore di sostenibilità su cui viene valutato un brand. «Secondo gli italiani, un’azienda per essere considerata rispettosa dell’ambiente deve “Utilizzare materiali da imballaggio eco-sostenibili” (41%), “Ridurre al minimo gli scarti di produzione” (39%), “Ridurre l’imballaggio dei prodotti” (34%), “Essere molto efficiente riducendo gli sprechi di materiale” (33%)», commenta Diego Persali, direttore Divisione Marketing Understanding Ipsos.

Il materiale può fare la differenza

Il “cittadino-consumatore” è disposto a fare di più nei confronti degli imballaggi non ecosostenibili. Acquistando prodotti realizzati con materiali riciclati (53%), riutilizzando gli articoli monouso (48%), smettendo di comperare beni con imballaggi non riciclabili (41%) e addirittura il 24 % evitando i negozi che usano molti imballaggi non riciclabili. La cosa cambia in maniera evidente quando alla domanda quanto ritiene sostenibile materiali di bioplastica o plastica riciclabile, rispettivamente il 47% e il 40% degli italiani si esprime favorevolmente. I brand possono decidere quindi di accogliere la sfida della sostenibilità, ridimensionare il proprio impatto ambientale e guardare al futuro, sostenendo il trend plastic-free oppure non innovare, rimanendo inesorabilmente indietro. Ma la speranza è che ridurre la plastica nel mondo sia sempre più il loro obiettivo comune.

Le iniziative ecologiche delle aziende

Unilever ha appena lanciato la vaschetta gelato Carte d’Or in materiale compostabile e riciclabile che si può gettare nella carta o nell’umido. L’iniziativa fa parte del progetto di strategia globale di Unilever “No, less, better plastic”, che dal 2010 ha ridotto di un terzo l’impatto degli imballaggi e lo dimezzerà entro il 2020. Mentre Carrefour ha aderito a un progetto per garantire che tutti i suoi imballaggi siano riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2025. Si tratta di un’iniziativa che si affianca ad altri importanti brand per eliminare gli sprechi legati al packaging dei prodotti di consumo domestico eliminando completamente gli imballaggi usa e getta attraverso la soluzione LOOP, un concept di TerraCycle che prevede di offrire ai consumatori un’alternativa agli imballaggi monouso nel tentativo di avvicinarsi sempre di più a quota zero e ridurre così la quantità di inquinamento causato dalla plastica. Un nuovo packaging compatibile con questo modello potrà presto essere completamente riciclato alla fine della sua vita utile. Carrefour venderà anche prodotti con il proprio marchio, tutti in contenitori a rendere.