Sequerciani: … e vissero felici e biodinamici!

Sembra il racconto di un bel film la storia del podere Sequerciani di Gavorrano (GR). Forse, e non è un caso, poiché l’attuale proprietario è un regista svizzero, Ruedi Gerber, che di questi luoghi e di questa tenuta toscana, incontrata senza volerlo quasi trent’anni fa, si è letteralmente innamorato, decidendo di investire capitali, tempo ed energie per ridare vita a una realtà definita da lui stesso ‘una bella addormentata’. Sequerciani, tempi addietro, fu di proprietà del Marchese Barabesi Bourbon di Pitrella ed è situato su una collina, nel Sud della Maremma, attorniato da vigneti, orti e oliveti. Qui la vista è spettacolare e spazia su colline, boschi e oltre la sponda del mare, fino all’Isola del Giglio. Gerber ha spinto la valorizzazione, la comunicazione e la condivisione di questo luogo attraverso la produzione agricola, incentrata su metodi di lavorazione e trasformazione che modifichino il meno possibile la natura del prodotto finito, e attraverso l’ospitalità in qualità di strumento esperienziale.

podere SequercianiUn legame tra il luogo e l’uomo

Nasce così, alla fine degli anni Novanta, il progetto Sequerciani, un programma concreto, come racconta il proprietario, che esula dal suo mondo virtuale del film-making. «La filosofia incentrata sul luogo esiste da sempre ed è il motore che porta avanti tutto il nostro lavoro – specifica Gerber –. Tuttavia, il momento che ha decretato l’applicazione di un vero e proprio metodo è stata la stesura del progetto ‘Sequerciani 2020’, che ha tradotto in strategie d’impresa – produzione, marketing, vendita e comunicazione – la mia idea creativa, attraverso il legame tra il luogo e l’uomo. Il nostro punto di forza, rispetto alle altre bellissime realtà che abbiamo intorno, credo sia proprio la strategia di diversificazione: Sequerciani come Genius loci, come elemento di unicità, che viene espresso attraverso tutte le forme di esperienza e trasformazione, correlate all’elemento univoco della mano dell’uomo che le produce o le lavora».

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