Etichetta, l’elemento chiave per il business del vino

Firmato UPM Raflatac e Luxoro, l’evento Wine & Design 2018 si è svolto nella prestigiosa cornice dell’Hotel Principe di Savoia di Milano lo scorso 23 novembre. Protagonista del convegno è stata l’etichetta autoadesiva, posta sotto i riflettori per molteplici aspetti, tra cui innovazione, design, performance e neuromarketing.

evento UPM RaflatacQualità e sostenibilità

La gremita platea formata da titolari di prestigiose cantine, di importanti etichettifici, designer, art director e giornalisti ha potuto fruire di interessanti interventi, un mix di contenuti tra sostenibilità, marketing, tecniche di stampa e nobilitazione. Inoltre, l’evento è stata una preziosa occasione per UPM Raflatac di mostrare al pubblico la nuova gamma di etichette autoadesive hot  melt a base gomma, che si arricchisce di nuovi plusvalori per un mercato che sta diventando sempre più premium. Tra le principali caratteristiche della nuova linea Reverie Collection 2018 c’è un migliore risultato su bottiglie umide, poste nel cestello del ghiaccio, con superfici irregolari e trattamenti particolari. Ma non solo, i numeri del progetto RafCycle, il programma di UPM Raflatac per il recupero e la valorizzazione degli scarti delle etichette che in Italia si concretizza grazie alle 200 piattaforme di raccolta di LCI, sono sempre più importanti: dal 2007 ad oggi sono state raccolte 4.084 tonnellate di carta siliconata, di cui 1.300 tonnellate solo nel 2018.

Il neuromarketing

Di grande appeal è stata la presentazione di Sense Catch inerente il neuromarketing, che cerca in modo oggettivo di capire l’inconsapevolezza generata da un processo di consumo, in questo caso del primo biglietto da visita di una bottiglia di vino. Il packaging è il venditore silenzioso del vino e in questo scenario è chiave l’utilizzo delle nuove scienze in grado di misurare le emozioni per individuare un prodotto di successo ancora prima della sua immissione sul mercato. Il neuromarketing applicato al mondo delle etichette mira ad individuare la soluzione che in due passaggi porta all’acquisto della bottiglia. Il primo step è quello visivo: la bottiglia sullo scaffale deve riuscire a distinguersi dalle altre e catturare attenzione, comunicando al contempo i valori del brand, la qualità e la tipologia del prodotto che contiene. Poi, una volta in mano, la bottiglia deve coinvolgere emotivamente attraverso il tatto e convertire il mero interesse in una vendita effettiva. Per poter arrivare a ciò ci si deve concentrare su due aspetti: le tipologie di carta e le nobilitazioni. L’azienda è giunta all’etichetta “più seducente” studiando le reazioni di un campione di persone nell’osservare e toccare diverse combinazioni di etichette, utilizzando un eye tracker, un brain tracker e attraverso interviste strutturate.

Nobilitazioni e storytelling

Non sono mancati interventi tecnici inerenti soluzioni e case history di etichettatura, il rapporto tra vetro ed etichette e nobilitazioni per accattivare vista e tatto. C’è l’esigenza di comunicare l’oro in modo diverso e di renderlo protagonista di una superficie tattile attraverso il cliché. Le carte più apprezzate pare siano quelle opache ma materiche e le nobilitazioni in rilievo come appunto cliché, vernice braille e liquid gold.

Ma l’etichetta destinata agli alcoholic drink potrebbe anche essere protagonista di un’esperienza più completa, di realtà aumentata e diverse performance in 3D per una degustazione nuova, arricchita dall’interazione digitale. C’è però una parola chiave che ruota attorno a questa evoluzione, ma che in realtà è elemento di importanza fondamentale anche per le etichette “tradizionali”. Stiamo parlando dello storytelling, la capacità di raccontare una storia che sintetizzi l’esperienza di quel vino, o altro drink, in grado di catture il consumatore, portandolo ad una profonda esperienza sensoriale, dalla visione dell’etichetta alla sua lettura, per poi passare alla sensazione della bottiglia in mano fino alla degustazione vera e propria.