Superati brillantemente i suoi primi quarant’anni, Bellavista guarda al futuro con l’entusiasmo mai venuto a mancare a Vittorio Moretti e Mattia Vezzola, i due personaggi al cui incontro si deve il successo di quest’azienda vinicola che sorge nel pieno della Franciacorta, uno dei territori italiani più vocati alla produzione di spumanti metodo classico.
Passione, visione, tenacia
Costruttore edile di origini toscane e amante del buon vino, Moretti si era innamorato delle colline nei pressi di Brescia e ne aveva intuito le potenzialità fin dagli anni ’70. Gli mancava però la persona giusta alla quale affidare la realizzazione del suo disegno imprenditoriale che avrebbe dovuto unire princìpi estetici e qualitativi. Un progetto pienamente riuscito se si guarda alla realtà odierna formata da un gruppo enologico che comprende altre aziende vinicole, tra le quali spicca la celebre Sella & Mosca in Sardegna. Giovane enologo era invece all’epoca Vezzola, anch’egli convinto che da queste colline potessero scaturire con il dovuto impegno grandi spumanti rifermentati in bottiglia, tali da poter competere con i migliori champagne quanto a caratteristiche organolettiche. Nel conoscersi i due fondono passione, visione e tenacia, tre ingredienti che calibrati come si deve li portano verso traguardi sempre più ambiziosi. Certo, gli inizi sono duri, fatti di molta sperimentazione, con ripetuti tentativi volti a raggiungere risultati fuori dal comune. E anche le tecnologie non sono quelle di oggi.
Tanta energia e ingegnosità
Lo testimoniano le prime marmonier, le presse per l’uva autocostruite dai tecnici di Moretti ispirandosi a quelle notate nella Champagne adattando per questo impiego i pistoni di macchinari industriali dell’epoca. Oggi, una di quelle prime presse è sistemata all’ingresso dell’azienda come monumento a un passato da ricordare per comprendere appieno come il successo meritato sia certamente eredità di sforzi ma pure d’ingegno. La lungimiranza di Moretti ha fatto sì che egli intuisse precocemente le potenzialità del territorio, tanto da acquistare i vigneti in vendita fino a possederne in Franciacorta 163 ettari, più altri 40 circa gestiti in affitto dai quali si ricavano ogni anno 1,5 milioni di bottiglie. Cinquemila sono invece le piante per ettaro, da ciascuno dei quali si ricavano 85-90 quintali di Pinot Nero e non più di 100 per lo Chardonnay, i vitigni che prevalgono di gran lunga nella produzione dei Franciacorta Bellavista (il Pinot Bianco vale circa l’1%). Curiosità: il disciplinare autorizza da quest’anno pure l’impiego di uva Erbamat che le aziende interessate possono impiantare.
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