Gruppo Olitalia: un nuovo approccio al consumo della plastica

Secondo dati dell’Unione europea, ogni anno i cittadini generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30% è raccolta per essere riciclata. Nel mondo le materie plastiche rappresentano l’85% dei rifiuti sulle spiagge. Esse raggiungono anche le tavole degli Europei, con la presenza nell’aria, nell’acqua e nella catena trofica di microplastiche i cui effetti sulla salute umana restano sconosciuti. Sono fatti che indicano come ormai il problema del rifiuto in plastica sia non solo di tipo ambientale, ma anche sociale. Consapevole della portata di tale situazione e sentendosi chiamata in causa in prima persona come consumatrice industriale di imballaggi in plastica, Olitalia, specializzata nella produzione di oli e aceti e presente in oltre 120 paesi al mondo, in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e con la stazione “Anton Dohrn” di Napoli, ha dato vita al progetto Plastic No More.

In dialogo con il professor Silvestro Greco, responsabile scientifico del progetto e con il dottor Vaimer Ballotta, Direttore Operativo Gruppo Olitalia.

Prof Greco, ci descrive le caratteristiche principali di questo progetto?

Il progetto nasce dall’iniziativa del Gruppo Olitalia e dalla sua volontà di trovare un’alternativa all’utilizzo esclusivo di plastica vergine per gli imballaggi dell’olio. La via che il progetto persegue è duplice: da una parte si sostiene la ricerca di nuovi materiali per le bottiglie d’olio, dall’altra si mira a ottimizzare il riciclo di plastica e il suo effettivo riutilizzo per l’imballaggio dell’olio. Utilizzando dunque sia nuovi materiali, sia una maggiore quantità di materiale riciclato, Olitalia mira ad arrivare a un 30% di riduzione nell’utilizzo di plastica vergine entro il 2020.

Quali caratteristiche dovrebbero avere questi nuovi materiali?

Dovrebbero essere materiali completamente compostabili, senza partire da molecole nuove, bensì dagli scarti dell’agroindustria. Crediamo che questo approccio sia fondamentale: uno dei problemi della plastica è proprio la sua persistenza nell’ambiente, incompatibile con i cicli naturali e umani.

Cosa intendete con “ottimizzare il riciclo”?

Questo è l’altro aspetto di cui si vuole occupare il progetto: non è necessario solo trovare nuovi materiali ma anche raccogliere, riciclare e reimpiegare la plastica che si mette in circolazione, che è una quantità molto elevata. Per fare questo è importante non solo che la raccolta funzioni – e qui è preziosa la collaborazione al progetto del consorzio COREPLA – ma anche che il materiale riciclato sia idoneo ad essere riutilizzabile, mentre oggi presenta ancora una serie di problematiche irrisolte.

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