Insieme per la valorizzazione del vino rosato autoctono italiano

Cinque consorzi di tutela uniscono l’Italia da nord a sud per portare nel mondo uno stile italiano del vino rosato, fatto di un’interazione unica e irripetibile tra il sapere umano e la peculiare vocazione di vitigni tradizionali, suoli e climi. I territori sono quelli che da sempre esprimono una particolare vocazionalità nella produzione di vini rosé e che costituiscono oggi i capisaldi dei rosati a menzione geografica ottenuti da uve autoctone: Chiaretto di Bardolino, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Salice Salentino Rosato.
ChiarettoAlla vigilia dell’apertura di Vinitaly, sabato 14 aprile i cinque presidenti dei consorzi si riuniranno a Villa Carrara Bottagisio di Bardolino – futura sede del Consorzio di tutela del Bardolino e del Chiaretto che nel progetto assumerà il ruolo di capofila – e sigleranno un Patto d’Intenti nel quale si impegnano a una promozione unitaria delle loro produzioni. Tanto in Italia, dove la diffusione dei vini rosati è ancora marginale, quanto all’estero, dove invece il mercato è in rapida espansione e si registra una sempre maggiore sensibilità verso questa tipologia. L’auspicio dei cinque organismi di tutela è quello di allargare l’intesa agli altri territori nei quali si producono tradizionalmente vini rosati da uve autoctone per giungere presto alla costituzione di un Centro del Rosato Autoctono Italiano che possa essere sede di confronto, promozione e ricerca.