Quando si parla di imballaggio del vino il pensiero corre generalmente alla bottiglia. In realtà carta e cartone rivestono un ruolo centrale per questo prodotto. Si pensi alle etichette, alle scatole per la spedizione fino ad arrivare alle bag in box per la vendita. Se nell’imballaggio del vino la bottiglia è regina, il pack in carta e cartone è spesso il suo “abbigliamento” per uscire dalla cantina, esser trasportata in sicurezza fino a diventare anche vetrina per presentarsi al pubblico. L’imballaggio in carta e cartone si è evoluto negli anni ed è andato sempre più rispettando quegli stessi valori che vuole rispettare anche il prodotto in bottiglia: sostenibilità, efficienza, bontà, che nel pack si traduce in bellezza. In dialogo con Eliana Farotto, responsabile Ricerca e Sviluppo di Comieco.
Comieco si occupa di riciclo di carta e cartone, quindi siete alla fine della filiera. Ma la sostenibilità inizia, in genere, in capo alla filiera…
Il consorzio Comieco, che si occupa di raccolta differenziata di carta e cartone per il riciclo, è stato creato da una legge europea, poi recepita in Italia. Il concetto di raccolta e riciclo è evoluto poi nell’idea di limitare la quantità di imballaggio, rendendolo più sostenibile, più efficiente, riutilizzabile più volte e multifunzionale. Comieco, dunque, affianca alla sua attività principale anche attività di sensibilizzazione e propositiva di soluzioni nuove, volte a modificare in modo sostenibile l’imballaggio e render più efficiente il suo utilizzo. Siamo nella posizione giusta per farlo perché il Consorzio riunisce circa 3300 aziende che in Italia producono imballaggio in carta e cartone: con esse possiamo sviluppare nuove idee e soluzioni.
Che cosa intendete per “imballaggio sostenibile”?
Quando parliamo di imballaggio sostenibile intendiamo un pack ottimizzato sia come materia (realizzato con carte a grammatura minore o riciclato), sia come forma. Esso deve permettere una protezione del prodotto, che è il compito principale dell’imballaggio, ma contemporaneamente permettere una logistica ottimizzata: essere leggero, poco ingombrante, adeguato al pallet, avere una forma tale da poter sfruttare al massimo lo spazio, cosicché gli interspazi vuoti siano ridotti al minimo. Deve essere possibilmente monomateriale e completamente riciclabile.
Nel caso di molti prodotti, tra cui anche il vino, entra in gioco il design. Si lasciano conciliare estetica e sostenibilità?
Certamente. A maggior ragione in un prodotto come il vino che viene dalla natura e a maggior ragione oggi, dove i produttori tengono molto a veicolare attraverso il proprio vino un messaggio di sostenibilità. Sarebbe assurdo produrre un vino sostenibile e metterlo in un imballaggio non coerente. Proprio dal mondo del vino arrivano proposte interessanti e nuove per imballaggi sostenibili, come il pack in fibre ricavate dai raspi della lavorazione delle uve. Una bottiglia in un imballaggio simile acquista valore non solo in termini di sostenibilità, ma è anche più innovativa e originale: nel complesso, l’immagine del prodotto migliora.
Carta e cartone per il vino solo come imballaggio secondario?
Oggi esistono anche proposte per imballaggi primari, come il cartone per bevande e il bag in box. Sono soluzioni che presentano alcuni vantaggi rispetto all’imballaggio primario del vino per eccellenza, la bottiglia. Per esempio, il bag in box, con il suo sistema di spillatura e la possibilità di eliminare l’aria dal contenitore, può avere un suo ruolo laddove si consumi poco e non si richieda di presentare al cliente la bottiglia. L’accoglienza di tali soluzioni in paesi come il nostro, dove al consumo di vino è legato un certo rituale, una certa “coreografia”, è ancora tiepida. Ma in paesi dove questa cultura non c’è, tali soluzioni trovano maggiore accettanza.
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