Fino a vent’anni di alta qualità in bottiglia

Per assicurarsi che il loro pregiato vino DOCG mantenga a lungo inalterate le proprietà organolettiche, i Produttori del Barbaresco lo confezionano evitandogli ogni stress e il minimo contatto con l’ossigeno che altererebbe colore, aromi e gusto.

Quando nei primi anni ‘90 i progettisti della Gai si trovarono a conversare con Gianni Testa per mettere a punto il progetto di una nuova linea d’imbottigliamento porsero all’enologo dei Produttori del Barbaresco una domanda tanto semplice quanto essenziale: “Che problemi dobbiamo risolvere?”. «Spiegai subito – racconta Testa scavando tra i ricordi professionali – che un vino come il Barbaresco ha due problemi con i quali misurarsi quando si tratta di confezionarlo. E cioè, da una parte, l’eventuale stress che può subire dopo il lungo periodo di riposo in cantina e, dall’altra, la minaccia dell’ossidazione rappresentata dalla possibilità che, nel metterlo in bottiglia, vi finisca insieme a dell’ossigeno, visto che il gas a lungo andare può deturparne le caratteristiche organolettiche. Cioè colore, aromi e gusto». Insomma, trascorsi almeno 26 mesi dalla vendemmia che possono diventare 50 nel caso delle riserve più pregiate, il Barbaresco, prima di raggiungere il mercato, dev’essere imbottigliato nella maniera più tranquilla evitando il contatto con l’aria.

Gli ostacoli superati

I progettisti del noto costruttore d’impianti d’imbottigliamento provvidero quindi a dotare la linea di particolari dispositivi in grado di superare brillantemente entrambi gli ostacoli indicati dall’enologo della Produttori del Barbaresco che ha sede nell’omonima località in provincia di Cuneo.

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