In vigna da 5 generazioni, a partire dal 1870, raccontano di esser stati i primi nelle Marche ad avere imbottigliato il vino sfuso. Sono i fratelli Garofoli, Carlo e Gianfranco, un’azienda di famiglia nata a Castelfidardo, nel cuore delle colline marchigiane, che oggi conta ufficialmente 115 anni d’età e 1,6 milioni di bottiglie l’anno.
Non lontano dal Colle dell’Infinito di Leopardi, pochi chilometri da Recanati a Castelfidardo nelle Marche, sorge la Casa Vinicola Gioacchino Garofoli, dal 1994 costituitasi in Società per Azioni, saldamente posseduta per intero dalla famiglia Garofoli. Presidente della società è Gianfranco Garofoli, responsabile del settore amministrativo e commerciale, mentre amministratore delegato e responsabile del comparto tecnico e produttivo è il fratello Carlo, stimato enologo dell’azienda. La loro attività imprenditoriale affonda le origini nell’intuito del bisnonno Antonio, che già dal 1870 commerciava in vini (e non solo) e nell’intraprendenza del nonno Gioacchino che appunto sin dal 1901 registrò in Camera di Commercio l’omonima ditta. Da allora, anticipando sia mode che tecniche di questo settore sempre in fermento, i Garofoli hanno imbottigliato le eccellenze vinicole del territorio – grazie ai loro 50 ettari di vigneti con produzione autoctone di Verdicchio dei Castelli di Jesi e Rosso Conero – arrivando oggi a commercializzare 1,6 milioni di bottiglie ogni anno, sempre pronti a ridurre numeri e resa (sia in vigna che in cantina) pur di servire al pubblico il migliore dei prodotti. Prodotti all’insegna dell’aggiornamento continuo delle tecniche di produzione e nel rispetto dei sistemi tradizionali e storici di far vino, ponendo attenzione alle esigenze del mercato, con grande attaccamento al valore delle peculiarità offerte dalle tradizioni del territorio.
È così che Carlo Garofoli ci conduce alla visita all’interno dello stabilimento originario di Castelfidardo, completamente rimodernato nel 2005 insieme all’impiantistica. E lo fa iniziando dagli uffici e dallo spazio espositivo dove mensilmente non mancano di allestire sempre nuove mostre d’arte. Lì – indicando le teche illuminate contenenti i 115 anni di storia dell’azienda, raffigurate in tante diverse bottiglie ed etichette – mostra una bella bottiglia con etichetta incisa su vetro degli anni ’50 e anticipa: «Siamo stati i primi nelle Marche a imbottigliare il vino, che sino ad allora veniva venduto sfuso. Già negli anni Cinquanta avevamo una linea di imbottigliamento automatica, cosa di certo non comune in Italia. Dalla classica bottiglia ad anfora, diventata simbolo del Verdicchio negli anni Sessanta, di strada ne è stata fatta tanta. Ora credo vedremo alleggerirsi sempre di più i vetri. Arriverà presto la moda delle bottiglie leggere.»
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