«Qualità e buona reputazione dei vini toscani sono testimoniati anche dal prezzo medio all’export, quasi 6 euro al litro contro una media nazionale che si attesta sui 2,7». È quanto dichiara Lamberto Frescobaldi, presidente dell’omonimo gruppo, commentando i dati della ricerca Nomisma Wine Monitor. Sessantamiladuecento ettari vitati, pari al 9,2% del vigneto Italia. Rispetto all’intera superficie agricola toscana, l’incidenza della vite è pari all’8,5%, contro una media nazionale che è di poco superiore al 5%. 2,8 milioni di ettolitri di vino, pari al 6% della produzione nazionale. Il 95% del vino toscano è a marchio Dop e Igp (ex Doc-Docg e Igt). A livello nazionale, l’incidenza del vino a denominazione è pari al 75%. L’89% del vino prodotto in regione è rosso (in Italia la produzione di vini rossi è pari al 47% del totale). 902,4 milioni di euro di vino esportato nel 2015 (427,1 nel I° semestre 2016), pari al 17% dell’export di vino italiano. L’incidenza dell’export di vino sul totale dell’export agroalimentare toscano è pari al 38% contro una media nazionale del 15%. La Toscana rappresenta la regione italiana in cui il vino detiene il peso più alto sul totale delle esportazioni agroalimentari. Sul fronte del valore aggiunto prodotto dalle imprese vinicole (società di capitali: srl e spa) a livello nazionale (quasi 2 miliardi di euro), la Toscana incide per il 19%, rappresentando la seconda regione, dopo il Veneto.
La top 10 delle regioni esportatrici, in termini di milioni di euro, vede: Veneto 935,1; Toscana 427,1; Piemonte 404,6; Trentino-Alto Adige 249,4; Emilia Romagna 131,5; Lombardia 124,3; Abruzzo 72,3; Sicilia 54,7; Puglia 57,4; Friuli-Venezia Giulia 53,4. I mercati esteri di riferimento dei vini toscani – in percentuale sui valori dell’export del primo semestre 2016 – sono soprattutto gli Stati Uniti col 36,9% e la Germania col 14,3%. Per quanto riguarda l’evoluzione dell’export dalla Toscana nei mercati top, considerando la variazione degli ultimi 5 anni, vediamo l’Unione Europea con + 36%, mentre i mercati extra UE + 69%.
La classifica dei Paesi coi consumi di vino pro capite più alto è guidata dalla Francia (37,5 litri all’anno a persona), seguita dall’Italia (37,1), Germania (25,1), Argentina (23,7), Regno Unito e Spagna (20,9), Canada (15,2), Stati Uniti (9,7), Cina (1,5). Nonostante proprio la Cina sia il Paese col consumo pro capite più basso, è il Paese in cui il consumo di vino cresce di più, di ben 44,7% fra il 2010 e il 2015, seguito dal Canada (19,4%), Russia (19,1%), Stati Uniti (11,6%), Italia (11,4%) e a grande distanza dagli altri Paesi, in particolare Argentina, Spagna, Regno Unito, Germania, Francia. Le prospettive di crescita dei consumi di vino rosso nei mercati esteri top nei prossimi 5 anni: Cina 82%, Canada 14%, Russia 12%, USA 7%, Svezia 4%, Giappone 3%.
Outlook sulla vendemmia 2016
Le stime riguardanti la campagna che ha preso avvio in queste settimane collocano il risultato produttivo italiano attorno ai 48,5, milioni di ettolitri, circa il 2% in meno rispetto al 2015. Un risultato che, comunque, segna un + 9% sulla media degli ultimi cinque anni. Anche nel 2016, l’Italia conferma la propria leadership mondiale nella produzione di vino. In Francia, infatti, si stimano, attualmente, 42,9 milioni di ettolitri (circa il -‐10% sul 2015 e -‐7% sulla media degli ultimi 5 anni), mentre in Spagna si parla di una vendemmia in linea con i 42-‐43 milioni di ettolitri degli ultimi due anni. Per quanto attiene gli altri principali produttori europei, in Germania si stima una produzione stabile rispetto al 2015 (9 milioni di ettolitri), mentre in Portogallo si registrerebbe un decremento del 20%, a 5,6 milioni, la più scarsa degli ultimi anni.
Per quanto riguarda la Toscana, dopo un ottimo 2015, la produzione 2016 sembrerebbe tornare più vicina al livello medio degli ultimi cinque anni. Questo come dato complessivo ma, all’interno della regione, la situazione appare piuttosto mutevole: riduzioni sono attese nella parte orientale della regione (Firenze, Arezzo e parte nord della provincia di Siena), a fronte di crescite nella Toscana meridionale (Livornese, Maremma grossetana, Val d’Orcia). Il minimo comune denominatore della vendemmia toscana è legato alla qualità che si attende ottima praticamente ovunque.