L’era del sughero 2.0

Miglioramento tecnologico e una rinnovata consapevolezza dei produttori rilanciano la più tradizionale delle chiusure: il vecchio tappo di sughero ha ancora molto da dire.

Corkscrew and wine corks on wooden background

Nessun prodotto è migliore del processo che lo genera. Una regola generale che i produttori di sughero applicano negli ultimi anni con sempre maggior scrupolo. Il ‘vecchio’ tappo di sughero, oggi affiancato dalla sua più moderna versione in agglomerato, è da sempre croce e delizia per gli operatori della filiera vitivinicola. Dal produttore, che spesso a torto o per mancanza di conoscenze tecniche alla sua chiusura ha sempre e solo chiesto di non “rovinare” il vino, ai commercianti e ristoratori, prime “vittime” di una bottiglia respinta dal cliente, fino al consumatore. A tutti è infatti capitato di trovarsi di fronte a un vino desiderato, pagato e purtroppo da scartare per un difetto, quasi sempre portatore del classico odore di tappo.

Oggi, però, il mondo del sughero lavora per offrire prodotti tecnologicamente evoluti, in grandi non solo di giocare in difesa, ma entrare a pieno diritto tra i protagonisti della conservazione, evoluzione e successo di un vino. A monte di tutto ciò, la presa di coscienza della filiera produttiva, stimolata dalla concorrenza di nuove soluzioni di chiusura come quelle offerte dai tappi sintetici, a corona o a vite ma conscia di poter contare su una materia prima unica e legata inscindibilmente con la storia e il rito che fanno parte del mondo del vino.

Esperti a confronto

La scorsa edizione di Simei è stata occasione per coinvolgere produttori di sughero, mondo accademico, tecnici ed enologi, per riflettere sulle potenzialità delle chiusure tradizionali, oltre a condividere recenti studi e utilizzi di tecnologie per garantire un risultato ottimale. Un lavoro partito negli anni Ottanta, quando la filiera del sughero ha iniziato a muovere passi importanti per migliorare la conoscenza e la trasparenza dei diversi passaggi produttivi, che ha portato in Italia alla realizzazione di un primo Disciplinare nel 1983, rivisto nel 2011 e integrato l’anno successivo con un Manuale tecnico. Da allora, il settore ha lavorato per smentire nei fatti l’immagine di un settore poco incline al cambiamento e fare del sughero, ancora una volta, partner privilegiato per il futuro del vino.

 

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