La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti prende posizione sull’ipotesi di una rimozione al blocco degli impianti di Glera nella zona di produzione di Prosecco DOC. «Un allargamento indiscriminato della produzione – spiega Luca Ferraro, vignaiolo in Asolo e consigliere FIVI – esporrebbe tutto il settore a gravi rischi in futuro». Negli ultimi giorni infatti alcuni grandi produttori si sono espressi a mezzo stampa per la rimozione del blocco degli impianti che ha fermato a 29.000 ettari complessivi l’area vitata per il Prosecco, arrivando a ipotizzare che nel 2030 sarà necessario un vigneto di 60.000 ettari con cui potrebbero essere prodotte 1 miliardo di bottiglie, il doppio rispetto a oggi. «A che pro arrivare a un miliardo di bottiglie? – prosegue Ferraro a nome della Federazione -. Una manovra che serve solo a soddisfare un’esigenza di mercato e in nessun modo contribuisce a valorizzare il territorio e a rafforzare l’identità dei nostri vini. Questa rincorsa ai mercati non può che andare a discapito della qualità: i nuovi vigneti saranno necessariamente piantati, per lo più, in zone meno vocate. Come potremo parlare di territorialità e tipicità con queste premesse?».
La strada indicata da FIVI è quella di un continuo incremento della riconoscibilità territoriale e dell’identità dei vini. «Se crediamo di aumentare la produzione per abbassare il prezzo – spiega Ferraro – troveremo sempre qualcuno che produce a minor prezzo rispetto a noi. Noi dovremmo offrire un prodotto più riconoscibile, di qualità, unico e irripetibile in un altro tempo e in un altro luogo». Secondo la FIVI infatti l’aumento indiscriminato della produzione, ipotizzata in base a una logica di ribasso dei prezzi, sacrificherebbe gli elementi chiave su cui occorre puntare: territorialità e identità dei vini.