Dallo sviluppo di processi per linee complete alla realizzazione di servizi e tecnologie di confezionamento pionieristiche, l’innovazione è la forza motrice di Sidel. Di seguito l’intervista a Isabelle Maillot, Vice President of Product Innovation, per scoprire in che modo il suo team aiuta i produttori di bevande a cavalcare gli sviluppi del mercato.
Come nascono nel suo team le idee per nuovi sviluppi e innovazioni?
Troviamo spunti ovunque, ma direi che la nostra principale fonte di ispirazione è il feedback che ricaviamo dal dialogo con i clienti. Durante le visite nelle sedi delle aziende, il nostro personale riesce a identificare con chiarezza le esigenze esistenti e capisce in che modo le nostre soluzioni possono essere d’aiuto. Inoltre, organizziamo periodicamente alcune giornate di incontro con clienti e fornitori sul tema dell’innovazione. Tutti gli spunti raccolti vengono convogliati nel nostro lavoro e nelle sessioni di brainstorming che ci aiutano a elaborare nuovi concetti. Il team segue con attenzione i nuovi trend di mercato e le tendenze che emergono sul fronte del packaging e della tecnologia. Partecipiamo a esposizioni e manifestazioni fieristiche relative al settore farmaceutico, all’industria dell’automazione e persino alla tecnologia militare. Riusciamo così a capire in che modo idee e innovazioni possono essere applicate in altri campi.
Quali sono le analogie tra questi settori e l’industria del beverage?
Se prendiamo ad esempio l’industria militare e l’industria aerospaziale, vediamo che entrambe sono incentrate sulla ricerca, ma sono meno condizionate dai costi rispetto all’industria del beverage. Spesso sono proprio queste industrie a realizzare per prime nuovi materiali e rivestimenti. Noi ci impegniamo a monitorare l’evoluzione dei trend. Poi, una volta che le innovazioni sono ben integrate e collaudate, possiamo introdurle anche nelle nostre soluzioni. Nel nostro lavoro è fondamentale trovare un punto di equilibrio: dobbiamo cogliere il momento giusto per essere i primi a introdurre una nuova tecnologia sul mercato, ma dobbiamo anche essere certi di offrire alle aziende del beverage soluzioni comprovate, efficienti e affidabili.
Il team riceve quindi molte proposte su nuovi progetti di innovazione. Come vengono selezionate le idee da sviluppare?
Abbiamo istituito un processo che ci aiuta a decidere quali idee portare avanti. Dobbiamo essere certi che il progetto apporti al cliente un beneficio attuale ma anche futuro. Pertanto, lavoriamo sia su idee realizzabili nel breve periodo, sia su progetti di più ampio respiro che potrebbero avere un impatto rivoluzionario. I product manager e gli account manager hanno un ruolo importante in questo processo perché sono a contatto diretto con la clientela e possono dirci se un’innovazione risponde effettivamente a un’esigenza reale del cliente. Se un progetto non apporta benefici concreti ci ritroviamo tra le mani un’idea tecnologica ottima ma priva di valore per il cliente: questo è un tipo di progetto che non vogliamo realizzare. Il nostro team si riunisce ogni mese per esaminare le idee ricevute e valutarle sulla base di criteri e processi prestabiliti. Non dimentichiamo però che spesso entra in gioco anche l’istinto.
Quanto conta l’istinto?
L’innovazione è un elemento che disturba i processi standard. Se si utilizzano troppe procedure e criteri, si rischia di portare avanti solo le idee più sicure, che generalmente sono le stesse a cui sta pensando anche la concorrenza. Così si finisce per realizzare una soluzione “fotocopia”. È qui che entra in gioco l’istinto, che nel caso dei componenti del nostro team è davvero prezioso perché frutto di una profonda conoscenza del mercato, dei clienti e dell’industria.
Allora quando decidete di investire in un progetto di innovazione siete certi che avrà successo?
No, la certezza non si può mai avere. In genere, partiamo da un business case e fissiamo degli obiettivi intermedi da realizzare progressivamente. Ci serviamo delle tecniche di analisi dei rischi e della metodologia Six Sigma, estremamente diffusa nell’industria automobilistica. È chiaro tuttavia che se molti clienti ci chiedono un’innovazione e confermano la validità del nostro progetto, a quel punto possiamo procedere con maggiore sicurezza.
Qual è il ruolo dei produttori di bevande nel processo di innovazione di Sidel?
I produttori hanno un ruolo estremamente variabile. Alcuni partecipano al nostro lavoro e vogliono influenzare il processo di sviluppo; questo ci permette di adottare un approccio di più ampio respiro per lo sviluppo di soluzioni mirate alle esigenze dei clienti. La collaborazione con i produttori non riguarda necessariamente le grandi invenzioni: spesso si tratta di innovazioni graduali. Ad esempio, un cliente può chiederci di migliorare la performance di una macchina esistente. In ogni caso, ogni cliente è diverso dagli altri e alcuni preferiscono puntare su tecnologie già consolidate.
Quali sono i fattori che spingono maggiormente i clienti a perseguire un’innovazione?
Il principale motore dell’innovazione per il cliente è il packaging stesso. Qualsiasi tecnologia o innovazione che aiuti i produttori a realizzare a costo inferiore le confezioni desiderate in termini di performance, peso della bottiglia e sicurezza del prodotto è assolutamente apprezzata. Anche la riduzione del TCO (Total Cost of Ownership) ha indubbiamente un peso importante. Si tratta di un concetto molto ampio che include la macchina, i costi, la manutenzione, il consumo energetico e di risorse e l’impiego di manodopera. Lavorando sul TCO, possiamo migliorare anche la sostenibilità. Sul fronte della riduzione del TCO, stiamo lavorando molto sull’intelligenza artificiale delle macchine, un tema di grande interesse in questo momento. La macchina può evolversi autonomamente imparando dai dati che riceve. Col tempo, riesce a formulare decisioni migliori dell’uomo, ad esempio impara a regolare le impostazioni, gestisce i processi produttivi e può eseguire la manutenzione preventiva indicando la necessità di ricambi.
Quali sono le innovazioni di Sidel di cui va maggiormente fiera?
La tecnologia Predis è un progetto di cui andiamo tutti orgogliosi perché migliora la sostenibilità, la facilità di impiego e l’integrità del prodotto per i produttori di bevande. Poiché non consuma acqua e utilizza quantità minime di prodotti chimici, questa soluzione per la decontaminazione a secco delle preforme ha sfatato la convinzione ormai consolidata che le soffiatrici complesse ad alto consumo di sostanze chimiche fossero le uniche macchine in grado di lavorare in asettico. La nostra soluzione Intelliblower è frutto di un altro progetto a cui sono fiera di aver partecipato. Il dispositivo che abbiamo messo a punto rappresenta il nostro primo passo verso l’intelligenza artificiale: riesce ad analizzare vari parametri e regola autonomamente i processi per assicurare la qualità della produzione. Per il cliente, questo significa che le linee di produzione funzionano sempre nel rispetto delle specifiche stabilite, senza alcun intervento umano nel processo di soffiaggio. Anche in caso di variazione della temperatura nel corso della giornata, Intelliblower assicura la produzione di bottiglie conformi alle specifiche. Riesce inoltre a stabilire se una stazione di soffiaggio non funziona in modo ottimale, un meccanismo che aiuta a migliorare sensibilmente la qualità della produzione.
Secondo lei a quali innovazioni industriali assisteremo nei prossimi cinque anni?
Credo che la tecnologia di confezionamento stia acquistando un ruolo sempre più importante per la salute del consumatore. Si potrebbe, ad esempio, inventare un frigorifero capace di stabilire quanti frutti e ortaggi consumiamo, se beviamo più bibite gassate che acqua e così via. Il frigorifero potrebbe poi trasmettere queste informazioni ai prodotti che acquistiamo. A quel punto, la confezione del prodotto potrebbe ricordarci la data di scadenza del prodotto o incoraggiarci a seguire una dieta bilanciata, ad esempio con il messaggio “bevimi adesso insieme a una mela”.
Esistono tipologie di persone più predisposte di altre all’innovazione?
In breve, direi di no. Un buon team di innovazione deve riunire al suo interno profili differenti. La mia squadra è composta da persone molto diverse tra loro ma accomunate da una grande passione per il proprio lavoro.