L’Europa non è unita quando si tratta di spedire vino da un paese all’altro. La denuncia arriva da Matilde Poggi, presidente dei Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI), intervenuta oggi a Roma al convegno “L’eredità di Expo” in Sala Aldo Moro presso la Camera dei Deputati.
Per inviare vino da un paese all’altro, sia a un rivenditore che a un consumatore finale, oggi è necessario avviare una pratica doganale e dotarsi di un domicilio fiscale nel paese di destinazione con il quale assolvere al pagamento delle accise. Una procedura che non solo rende economicamente sconveniente, se non proprio impossibile, un e-commerce su scala europea, ma complica la vita a tutti i vignaioli che, dopo una visita in cantina da parte di turisti stranieri, devono spesso rinunciare alle vendite che ne potrebbero derivare.
Una soluzione al problema è già stata proposta da CEVI (la Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, di cui FIVI è membro e della quale Matilde Poggi è vicepresidente) al Gruppo di contatto Accise della Commissione Europea.
«I vignaioli – spiega Poggi – propongono una cosa molto semplice: ogni produttore potrebbe assolvere in proprio e nel proprio paese d’origine le imposte sul valore aggiunto e le accise secondo le aliquote del paese di destinazione delle merci. Una camera di compensazione potrebbe quindi calcolare quanto dovuto a ciascun stato membro».
Questo impianto è stato accolto in pieno dallo studio “Evaluation of current arrangements for movement of excise goods released for consumption” realizzato per conto della Commissione Europea e approvato dal Gruppo di contatto Accise lo scorso 3 luglio. «Sono già passati cinque mesi – conclude la Poggi – e in sede Europea non si è mosso ancora nulla. Auspichiamo che la situazione possa essere presto sbloccata».