Una buona parte del successo commerciale di un prodotto dipende dal suo pack e questo vale anche per i prodotti imbottigliati. Rispetto a una scatola, studiare l’etichetta di una bottiglia presenta delle sfide con qualche complessità in più, ma può rappresentare anche una bella opportunità. Ne parliamo con Cristiano Caprioli, direttore creativo e co-fondatore di Nextbrand, giovane agenzia di design che ha festeggiato il primo anno di attività con due importanti progetti nell’ambito dei prodotti imbottigliati: il restyling della gamma degli oli di semi Sagra e delle bibite gassate a marchio Coop.
Festeggiate il primo anno di attività con il restyling di due importanti brand, entrambi relativi a prodotti imbottigliati: un caso o avete acquisito una specializzazione in questo segmento?
Aver festeggiato il nostro primo anno di attività con il restyling di due linee di prodotti imbottigliati è stato senza dubbio un caso; tuttavia la nostra struttura, e in particolare il team creativo, ha maturato nel corso degli anni significative esperienze in questo segmento. Ne sono un esempio il restyling della shape del vetro della bottiglia dell’olio di Pietro Coricelli o lo studio della morfologia di un packaging premium in plexiglass per Ferrero.
Rispetto a quella di un prodotto piatto, quali sfide e opportunità offre l’etichetta di uno in bottiglia?
L’etichetta di un prodotto in bottiglia è sempre un progetto sfidante. Rispetto a un prodotto confezionato in box, ci si deve confrontare con una superficie più ridotta per la caratterizzazione grafica, pur assicurando il medesimo impatto a scaffale per attirare il consumatore. L’abilità del designer è quella di riuscire a bilanciare elementi grafici e testuali all’interno di uno spazio ridotto, senza perdere di vista il ruolo fondamentale del packaging, che è quello di coinvolgere emotivamente il consumatore e di comunicare in modo immediato il brand e le caratteristiche dello stesso.
Il principale vantaggio di lavorare su un prodotto imbottigliato è rappresentato dalla possibilità di mostrare il contenuto, di conseguenza a livello grafico si può decidere di rinunciare al visual di prodotto per proporre un’etichetta più essenziale o proporre immagini più evocative e meno descrittive. Perseguendo questa direzione, il contenitore stesso può trasformarsi in elemento di differenziazione, plasmandosi intorno al prodotto in modo distintivo. Di qui lo studio di forme personalizzate, con l’obiettivo di essere unici all’interno di un mercato fortemente competitivo. Lo storytelling, cioè l’arte del narrare, trova proprio nel prodotto e nel packaging il luogo elitario in cui raccontare la storia di un brand e di un prodotto per stimolare “l’esperienza d’acquisto”.
In linea di massima, quali sono gli aspetti tecnici da prendere in considerazione quando si studia l’etichetta di un prodotto imbottigliato?
Gli aspetti tecnici sono strettamente correlati alle ridotte dimensioni disponibili per sviluppare la grafica. In fase di progettazione è fondamentale gestire con attenzione i contenuti, affinché non vadano in piega e vengano gestite preferibilmente sulla parte frontale dell’etichetta.
Parliamo di Sagra. Quali sono gli elementi caratterizzanti della nuova etichetta?
Per gli oli di semi Sagra l’agenzia ha deciso di puntare su un design minimal e ordinato, stravolgendo i tradizionali approcci grafici, solitamente molto colorati e ridondanti. Il restyling è pensato per comunicare in modo rapido ed efficace i key benefits che caratterizzano ogni tipologia di olio e guidare il consumatore alla scelta più adatta alle sue esigenze, in funzione delle necessità in cucina. Il nuovo system grafico valorizza inoltre il brand Sagra, massimizzandone l’impatto visivo on pack, creando inoltre un forte elemento di sistematicità con gli altri prodotti in gamma.
E per Coop, invece?
Per le bibite gassate Coop il restyling è stato condotto all’insegna della pulizia dei tratti e dell’eleganza per un’immagine più moderna e distinguibile a scaffale. L’ingrediente è il protagonista dell’etichetta e dà valore alla qualità del prodotto. Le bollicine di sfondo trasmettono dinamicità e freschezza, suggerendo un momento di consumo divertente e allegro.
Nel mondo dei liquidi alimentari si stanno affermando “nuove” forme di confezionamento, per esempio il bag in box nel vino, oppure i pouch. Come giudicate, dal vostro punto di vista, queste tipologie di imballaggio? Ritenete che saranno destinate ad affermarsi anche in Italia, come è già successo altrove?
Il mercato, soprattutto in questo periodo, è imprevedibile. Da un punto di vista tecnico gli imballi flessibili adottati per i liquidi permettono di sperimentare con mano la consistenza del prodotto, favorendo un maggiore coinvolgimento emotivo del consumatore. Da un punto di vista grafico, inoltre, lasceranno ampio spazio alla nostra creatività.