Oli extra vergine di oliva italiani a “cinque stelle” con patente di alta qualità per profili sensoriali e aspetti salutistici. Il primato lo si deve alla piattaforma varietale tipica del sistema olivicolo nazionale unita all’organizzazione logistica degli impianti di trasformazione delle olive, capillare e tecnologicamente avanzata, che permette di ottenere prodotti di qualità superiore rispetto al resto del mondo. Sulla base di studi condotti negli ultimi cinque anni da Unaprol in collaborazione con i centri di ricerca nazionali delle Università di Perugia e di Pisa, emerge il forte legame tra i composti responsabili dell’aroma dell’olio con le cultivar e le zone di produzione. «In pratica – afferma il prof. Maurizio Servili, dell’università di Purugia – le peculiarità sensoriali di alcuni oli nazionali possono essere considerate di fatto uniche e difficilmente riproducibili in altre zone olivicole mondiali per il loro alto contenuto in acido oleico e la presenza di composti fenolici come l’α-tocoferolo e lo squalene».
L’altro primato del Made in Italy viene rappresentato dalla tecnologia olearia del nostro Paese rispetto al resto del mondo. L’olio extravergine di oliva di qualità non è l’unico prodotto che può essere ottenuto dal frutto dell’olivo. Negli ultimi sei anni di attività Unaprol, in collaborazione con strutture di ricerca delle Università di Perugia e di Teramo, ha promosso la definizione di nuovi approcci relativi all’utilizzo dei co-prodotti dell’estrazioni meccanica degli oli vergini di oliva volti ad una loro più adeguata valorizzazione. Il frutto dell’oliva al momento viene utilizzato in modo parziale rispetto alle sue potenzialità. L’olio, estratto meccanicamente dal frutto, rappresenta solo una parte marginale dell’intera materia prima oliva, collocandosi in termini percentuali tra 8% e il 20% del peso del frutto. Più dell’80% del frutto dell’oliva si trasforma, al momento in sottoprodotti non valorizzati economicamente dal sistema.