Quest’anno l’industria italiana dell’olio d’oliva è alle prese con un’annata difficile che ha ridotto la produzione di olive di quasi il 50%. La colpa è delle pessime condizioni climatiche e di alcune malattie degli olivi che hanno portato ad una riduzione del giro d’affari del settore. La crisi però può anche diventare un’opportunità per le aziende che potrebbero sfruttare e valorizzare al massimo ogni scarto della lavorazione per ridurre o azzerare le spese di smaltimento dei rifiuti e giungere finalmente a una produzione agricola a impatto zero. Esistono alcuni processi produttivi che possono dare una seconda vita agli scarti del frantoio come ad esempio l’essiccazione e la macinatura del nocciolino delle olive, che diventa un combustibile non inquinante; oppure l’essiccazione della polpa dell’oliva e il suo utilizzo come integratore alimentare per gli allevamenti di bovini o suini o come compost per la fertilizzazione ecocompatibile dei terreni. Inoltre, si potrebbe pensare di utilizzare le acque di vegetazione per l’estrazione di polifenoli per farmaci antinfiammatori, o integratori alimentari antiossidanti e cosmetici.