Fonti di Vinadio – Sant’Anna: innovazione spinta

Foto BLeader del settore acque minerali, terza per volume nella classifica dei produttori delle bevande analcoliche, venticinquesima nel ranking delle aziende top del settore food & beverage, terza azienda piemontese in classifica subito alle spalle della principale multinazionale italiana del dolciario e al colosso del caffè Made in Italy; questi sono i numeri del successo del Gruppo Fonti di Vinadio – Sant’Anna. Fondata 18 anni fa da Alberto Bertone, l’azienda ha saputo imporsi in un settore fortemente competitivo, frammentato e dominato da grandi gruppi multinazionali come quello delle acque minerali, raggiungendo in meno di dieci anni dal lancio del marchio Sant’Anna, l’ambizioso obiettivo di diventare leader di questo comparto. Con l’innovazione nel suo DNA, Gruppo Fonti di Vinadio – Sant’Anna ha segnato una tappa miliare nella storia del settore creando Bio Bottle, la prima bottiglia al mondo di acqua minerale da 1,5 litri rivolta al mass market confezionata in una bottiglia biodegradabile, realizzata con un biopolimero di origine vegetale.

Consolidata la leadership nel settore delle acque minerali, anche con il nuovo marchio Acqua Mia, l’azienda ha individuato nuove opportunità di sviluppo nella crescita per linee interne e dal 2012 ha intrapreso un percorso di ulteriori investimenti finalizzati alla diversificazione e all’ampliamento della gamma prodotto, dapprima inserendosi nel settore del the freddo con SanThè e poi in quello dei succhi di frutta con SanFruit. Brand che, grazie alla credibilità raggiunta dal marchio Sant’Anna, hanno conquistato in poco tempo una posizione importante nei rispettivi segmenti di mercato, contribuendo ulteriormente alla crescita dell’azienda. Qualità, tecnologia, innovazione, attenzione al prodotto sono alcuni ingredienti di questo successo tutto italiano.

Uno stabilimento all’avanguardia
foto A box 1Situato a Vanadio, a 1000 metri di quota, nel cuore delle Alpi Marittime, lo stabilimento produttivo Sant’Anna è un gioiello di hi-tech studiato con attenzione anche da molte grandi aziende internazionali del calibro di Heineken e Coca-Cola. Con una superficie di 60.000 m2, l’edificio è realizzato secondo i criteri della bioarchitettura e della bioedilizia per la migliore integrazione nel contesto alpino e nel rispetto delle forme e dei materiali tradizionalmente utilizzati in montagna, quali legno e pietra. Attraverso 400 km di tubazioni in acciaio inox, l’acqua che sgorga dalle sorgenti, poste fino a 1.950 metri d’altitudine, viene incanalata e condotta allo stabilimento dove è raccolta in 11 serbatoi d’acciaio inox della capacità di 1 milione di litri d’acqua ciascuno. Da qui parte immediatamente la linea produttiva e l’acqua viene subito imbottigliata, affinché conservi intatte le sue caratteristiche organolettiche. Con 10 linee di imbottigliamento Fonti di Vinadio ha il più grande impianto produttivo al mondo nel settore beverage, con una produzione oraria di circa 310 mila bottiglie e 36 mila bicchierini. Le linee più recenti, operative dal 2008, producono rispettivamente 55.000 e 45.000 pezzi ogni ora ciascuna e sono tra le più grandi al mondo. A queste si aggiungono due linee dedicate alla produzione dei bicchierini di the freddo e succhi di frutta. La ricerca continua di tecnologie sempre più avanzate è una delle carte vincenti dell’azienda: «Anche dal punto di vista impiantistico – spiega Alberto Bertone – abbiamo sempre puntato sull’innovazione coinvolgendo molte aziende e prediligendo quelle che credono in essa, e in questa investono continuamente senza fermarsi al primo risultato positivo. Sul tavolo abbiamo molte operazioni che stiamo portando avanti in contemporanea. Nella pallettizzazione, per esempio, stiamo puntando sempre più su macchine antropomorfe. Abbiamo un sistema automatico di picking a strato della Bema con avvolgitori Fanuc il quale, grazie alla miglior trazione del film ci permette di ridurre la quantità di plastica utilizzata per l’avvolgimento dei bancali. Stiamo lavorando per eliminare l’interfalda, un materiale che inquina e contemporaneamente costa. Nell’ambito dell’imbottigliamento, grazie al supporto di Krones, siamo riusciti per primi quattro anni fa a dimezzare le dimensioni del collo della bottiglia da litro e mezzo e oggi stiamo lavorando anche sulle altre capacità; questo ci ha permesso un’ulteriore riduzione di grammatura del contenitore. Grammatura sulla quale ci stiamo ora ulteriormente focalizzando, pensando di alleggerire ancora il corpo della bottiglia cercando però di conferire a quest’ultima più resistenza, creando un contenitore più rigido al tatto.

Qual è il segreto?

Forse ce n’è più d’uno. Cercare di fare un buon prodotto, di credere in esso e, soprattutto, essere molto veloci nel prendere delle decisioni, tanto per cominciare! Dopo il lancio, il prodotto va seguito giorno per giorno senza mai abbassare la guardia, tralasciarlo significa perderlo, può essere che un competitor esce con una nuova idea e… È un mercato difficilissimo quello del beverage, in mano a pochi, sebbene siano 350 in Italia gli imbottigliatori di acque minerali, sono i primi cinque che fanno l’80% del fatturato; ancor più concentrato è il mercato del the e dei succhi di frutta in mano a grandi colossi.

L’innovazione nel packaging
«Laddove la tendenza generale dei produttori del beverage è stata quella di ridurre gradualmente la quantità di plastica contenuta negli imballaggi, Sant’Anna si è impegnata in una vera e propria rivoluzione del packaging, lanciando a fine 2008, in fase di test sperimentale, la prima bottiglia realizzata con un particolare biopolimero di origine vegetale al 100%. Prodotto dall’americana Natureworks e commercializzato con il nome di Ingeo, il biopolimero si ricava dalla naturale fermentazione degli zuccheri contenuti nelle piante. La Bio Bottle non contiene dunque neanche una goccia di petrolio. Oltre all’evidente risparmio di risorse non rinnovabili e all’abbattimento di emissioni che questo cambiamento comporta in fase di produzione, i numerosi test di laboratorio effettuati sul prodotto hanno dimostrato che questo materiale garantisce all’acqua una conservazione che preserva al meglio le caratteristiche organolettiche, poiché il contenitore è assolutamente naturale e rispetta la naturalezza del contenuto. 60% di emissione di CO2 in meno e 50% di risparmio di energie non rinnovabili: nel processo produttivo in stabilimento, si risparmia il 60% di energia nella fase di essicazione del granulo con cui vengono prodotte le preforme delle bottiglie, fino al 30% in fase di fusione e addirittura il 70% nel raffreddamento delle preforme. Il PLA scelto da Sant’Anna è totalmente BIO: bio all’origine, perché deriva da una fonte naturale e rinnovabile, e bio alla fine, perché è compostabile, ovvero si può conferire nei rifiuti umidi e, negli appositi siti di compostaggio, in meno di 80 giorni sparisce senza lasciare traccia del suo passaggio nell’ambiente. È una bottiglia straordinaria, che nasce nella natura e muore nella natura. Il PLA Ingeo è certificato Din Certco e Bio Bottle ha ottenuto il marchio CIC di prodotto compostabile dal Consorzio Italiano Compostatori. Abbiamo continuato a investire in ricerca e sviluppo su questo prodotto e dopo aver realizzato anche l’etichetta interamente in PLA, con il medesimo materiale della bottiglia, ora stiamo studiando di fare lo stesso anche con il tappo e il collarino, ultimo step per arrivare al primo pack del settore 100% biodegradabile. Si è, inoltre, già conclusa positivamente la sperimentazione di un’altra invenzione, quella del “fardello invisibile”, che vuole sostituire la plastica che avvolge le confezioni da sei bottiglie con un semplice filo di raccordo in PLA, in grado di abbattere notevolmente il consumo di risorse e i materiali da smaltire. Acqua Sant’Anna si mette a nudo con una confezione rivoluzionaria che si spoglia del sacchetto termoretraibile che tiene le bottiglie insieme».

Proprio nel the avete registrato un successo per certi versi inaspettato

Con SanThè Sant’Anna siamo balzati subito alla terza posizione, inserendoci in un mercato complesso come quello del the freddo. Lo abbiamo fatto proponendo un prodotto esclusivo, un vero infuso di the in acqua Sant’Anna nel formato bicchierino. Formato bicchierino che abbiamo proposto poi, un anno più tardi, anche per SanFruit, nettare di frutta in acqua Sant’Anna; un contenitore davvero azzeccato quindi, siamo stati i primi a proporlo nel comparto succhi di frutta. Per sviluppare SanFruit siamo partiti, come d’altronde per SanThè, dalla massima attenzione e garanzia di qualità, valore che premia sempre. Negli anni abbiamo saputo conquistare la preferenza dei consumatori proprio grazie a trasparenza e qualità.

Facciamo un passo indietro: 1996 nasce Fonti di Vinadio

A fondare l’attività imprenditoriale di famiglia è mio padre Giuseppe, il quale, partito da Rifreddo, un piccolo paese nella provincia di Cuneo, riesce a creare un vero e proprio gruppo specializzato nell’edilizia residenziale che, dalla provincia di Torino, si estende negli anni al basso Piemonte, alla Liguria, alla Costa Azzurra. Negli Anni 80-90 l’attività si espande all’edilizia industriale. Nel 1995 mio padre viene a conoscenza della qualità superiore dell’acqua che sgorga nelle valli che sovrastano Vinadio, nel cuore delle Alpi Marittime, in provincia di Cuneo. Alcuni documenti storici, risalenti al XVI secolo, ne esaltavano già le qualità terapeutiche e disintossicanti. Insieme a mio padre mi reco più volte sul posto, effettuiamo sopralluoghi, test, analisi. Comprendiamo le enormi potenzialità di quest’acqua che sgorga in un ambiente incontaminato, in un contesto montano rimasto ancora autentico. Convinco mio padre ad affidarmi lo sviluppo del progetto e nel 1996, nasce l’Azienda Fonti di Vinadio. Mi dedico anima e corpo alla realizzazione di un obiettivo ambizioso: portare quest’acqua sulla tavola di tutti gli Italiani. Nei primi anni di attività Fonti di Vinadio arriva a vendere tante bottiglie quanti sono gli Italiani, oggi le bottiglie vendute in un anno sono tante quanti gli abitanti d’Europa! Il 2013 si è chiuso con un fatturato di circa 230 milioni di Euro e vendite per 700 milioni di bottiglie di acqua minerale e 100 milioni di bicchierini di the freddo e succhi di frutta; il 2014 ci fa ben sperare se nei primi 7 mesi dell’anno il Gruppo di Vinadio è l’unico a registrare dati di crescita a doppia cifra e il primo in classifica per crescita, anche grazie al recente ingresso nel mercato the freddo e succhi di frutta con SanThé e SanFruit.Foto C

Automazione spinta
«Essere efficienti – spiega Alberto Bertone – vuol dire lavorare sempre su tre turni, con un’efficienza che riduce al minimo gli sprechi. L’automazione permette di ottenere una ripetibilità impressionante che l’uomo purtroppo non è capace di garantire, per questo, laddove possibile, ci affidiamo all’automazione al fine di contenere ulteriormente i costi ed essere più competitivi sui mercati. Dopo l’avvolgimento ­– anch’esso automatizzato – i pallet, pronti a essere spediti, vengono prelevati da 28 veicoli a guida laser, carrelli automatizzati che rispondono agli input di un software centrale, in grado di gestire in modo autonomo la movimentazione della merce, dallo stoccaggio all’uscita dal magazzino. Questi veicoli si muovono in modo completamente autonomo, spostano la merce in magazzino e da qui sono in grado di caricare i pallet di acqua sui camion, distinguendo tipologie di acqua, formati e quantità. Oltre a garantire una precisione superiore al 99,5%, questi veicoli rispettano l’ambiente – funzionano, infatti, con batterie ricaricabili anziché utilizzare carburante – e, grazie a un’innovativa tecnologia tutta made in Italy, aumentano la sicurezza sul lavoro, eliminando incidenti alle persone e danni alle cose. I camion carichi partono dallo stabilimento e si fermano alla prima grande stazione ferroviaria a valle, dove il prodotto viene disposto sui treni e quindi spedito in tutta Italia. Per diminuire la frequenza e quantità delle spedizioni di prodotto, in particolare quello che raggiunge le regioni del Centro-Sud Italia, l’azienda ha creato una nuova bottiglia dal formato quadrato che affianca la tradizionale bottiglia di Acqua Sant’Anna a forma di goccia, al fine di ottimizzare lo spazio aumentando la quantità di prodotto per ogni carico spedito».

Dall’edilizia al beverage

La provenienza da un settore totalmente diverso, quello dell’edilizia, è stata un beneficio, non un limite, portando essenzialmente due vantaggi: da un lato, la scelta ponderata del luogo in cui costruire lo stabilimento produttivo: una parte sufficientemente ampia della valle, da permettere nel tempo gli ampliamenti che la crescita e il successo aziendale hanno richiesto; qui confluiscono le condotte che portano l’acqua dalle sorgenti e che hanno richiesto un intervento imponente per la posa dei tubi, si sono resi necessari lavori edili speciali e il ripristino contestuale di numerose strade; dall’altro, un approccio totalmente nuovo al settore dell’acqua minerale, lontano dalle consuetudini consolidate, spesso controcorrente, ha permesso di portare numerose innovazioni nel settore, ed è stato spesso alla base del successo dell’azienda.

Foto 2Come ha recepito il mercato l’innovazione della Bio Bottle?

In quei Paesi dell’Europa occidentale più evoluti e sensibili nei confronti dell’ambiente – parlo di Inghilterra, Olanda, Belgio, Germania dove è forte la cultura dell’eco sostenibilità e delle risorse rinnovabili – c’è molto interesse nei confronti della Bio Bottle. L’Italia a oggi, purtroppo, non è tra questi Paesi: il consumatore, preferisce acquistare il pack che inquina di più perché, comunque, più economico. È pur vero che in passato, 10-15 anni fa, i consumatori dei Paesi più evoluti ragionavano come l’italiano oggi. Serve quindi tempo per sviluppare una “sensibilità ecocompatibile”, noi crediamo nel futuro, speriamo che quest’ultimo arrivi il più presto possibile! Con questo non voglio, comunque, dire che la Bio Bottle in Italia sia stata un insuccesso, tutt’altro. Il trend è stazionario se non in lieve crescita, con impennate nelle vendite quando il posizionamento di prezzo è quello della bottiglia di PET.

Come si articola la vostra filosofia ‘green’?

Certamente Sant’Anna Bio Bottle è la nostra iniziativa green che più si è fatta notare sul mercato, ma essa è sottesa da una filosofia aziendale integralmente orientata alla tutela dell’ambiente e delle risorse. Alcuni esempi: utilizziamo la logistica su rotaia per il trasporto dell’acqua da Vinadio a tutta Italia; il magazzino di Vinadio e tutta la movimentazione delle merci sono gestiti da robot a guida laser elettrici a inquinamento zero; particolari robot fasciatori permettono un risparmio di plastica consistente negli imballi; lo stabilimento di Vinadio è stato ristrutturato secondo scelte architettoniche ecocompatibili con l’ambiente, con materiali di legno e pietra; il calore prodotto dai macchinari di produzione viene canalizzato e utilizzato per il riscaldamento dello stabilimento e degli uffici; sono organizzati corsi di formazione per il personale dell’azienda volti a sensibilizzare i comportamenti sia in azienda sia nel privato per il rispetto dell’ambiente, il riciclo e scelte responsabili ecosostenibili.