Inchiesta

Quale tappo per i vini DOP?

Vino

Il futuro passa per l’informazione

Indagini o meno, i dati di mercato confermano ancora lo strapotere del sughero che si accaparra circa il 70% del mercato mondiale, lasciando il rimanente 30% da dividere equamente tra tappature sintetiche e a vite. Un’indagine condotta dal periodico Wine Business Monthly, nella sua 2013 Closure Survey Report, evidenzia ancora una volta come il tappo in sughero naturale continui a essere il sistema di tappatura preferito sia tra i produttori sia tra i consumatori americani. Il periodico sottolinea, però, che a condizionare la scelta sono sia una resistenza all’innovazione mediata da romanticismi e tradizionalismi, sia una carente informazione sull’effettiva valenza tecnologica dei sistemi innovativi di chiusura.

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Completamente favorevoli al decreto”]
Giuseppe Liberatore, direttore Generale del Consorzio Vino Chianti Classico
Giuseppe Liberatore, direttore Generale del Consorzio Vino Chianti Classico

Siamo completamente favorevoli a questo decreto perché riteniamo che il mondo della produzione sia maturo per fare le proprie scelte in materia di confezionamento. Il Chianti Classico si era già da tempo posto il problema e quanto prima la questione verrà portata in discussione in sede assembleare per valutare la possibilità di un cambiamento del disciplinare di produzione e l’inserimento di questa opportunità per una o più delle sue tipologie.

Il decreto migliorerà la competitività delle nostre aziende sul mercato internazionale quando saranno in grado di optare per chiusure alternative in base alle tipologie di vino ma anche ai mercati di riferimento.
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Roberto Casini, presidente del Gruppo Sintesi – Tappi Sintetici Espansi conferma la tesi di Wine Business Monthly: «Molti produttori e consumatori rimangono ancorati all’idea dei primi tappi sintetici comparsi nel 1995. Quei prodotti rappresentano l’archeologia, come di archeologia possiamo parlare pensando a un personal computer di quegli anni o ancor più ai voluminosi primi cellulari: quanto pesavano? Che funzioni offrivano se paragonati agli attuali smartphone? Penso che il paragone sia quanto mai calzante se consideriamo che il mondo dei polimeri è in continua e rapida evoluzione, e questo perché gran parte dell’imballaggio alimentare li utilizza: il 90%. C’è quindi grande innovazione e l’imballaggio alimentare traina anche il comparto delle chiusure sintetiche che, navigando verso i biopolimeri e i polimeri riciclati, si concentra oggi fortemente su chiusure a elevatissima barriera nei confronti della frazione aromatica. Se fino a oggi i tappi sintetici venivano utilizzati per i bianchi e i rosati perché garantivano un’elevata neutralità nei confronti della frazione aromatica del vino, oggi traggono grandi vantaggi da questi sistemi di chiusura anche i rossi. In questi ultimi più che la neutralità è la barriera all’ossigeno la caratteristica fondamentale della chiusura sintetica: un vino rosso, sto generalizzando, necessita di un microapporto di ossigeno che favorisca la corretta evoluzione della sua struttura aromatica portandola alla massima espressione. L’ampia gamma di chiusure sintetiche disponibile offre prestazioni certe e molto differenti tra loro in termini di trasferimento di ossigeno. Questo permette di scegliere la tipologia di tappo più adeguata e di pianificare l’evoluzione di un vino raggiungendo in un tempo conosciuto la sua massima complessità. Con un tappo in sughero ciò non è possibile, stiamo parlando di un prodotto naturale, caratterizzato, come tale, da variabilità tra lotto e lotto, da prestazioni differenti in termini di microporosità. Oggi noi definiamo la chiusura sintetica come un sistema di filtrazione passiva dell’ossigeno; in mano a un enologo diventa un prodotto per ottimizzare l’evoluzione di un vino rosso. Ma non solo… Le chiusure sintetiche offrono una garanzia di ripetibilità delle prestazioni, forse non le migliori prestazioni in assoluto ma prestazioni costanti nel tempo: il produttore acquistando una determinata tipologia di chiusura sintetica sceglie un particolare tipo di prestazione fino a quando comprerà quel tipo di prodotto. C’è, infine, il capitolo sicurezza, elemento non trascurabile oggi che gli scambi avvengono a livello mondiale. Il tappo sintetico offre garanzie di prestazione alle più svariate temperature, sia che il vino vada oltre l’equatore, sia che raggiunga la fredda Russia».

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Il produttore potrà finalmente scegliere il tappo più adatto per il proprio vino”]
Roberto Casini, presidente del Gruppo Sintesi – Tappi Sintetici Espansi
Roberto Casini, presidente del Gruppo Sintesi – Tappi Sintetici Espansi

Questo decreto legislativo, che recepisce le direttive europee sulla liberalizzazione delle chiusure anche sui vini di qualità, è un traguardo storico per noi produttori di tappi sintetici. Sarà possibile, d’ora innanzi, proporre le chiusure sintetiche anche su vini di qualità. Ricordiamoci che nel corso degli anni molti vini Doc che utilizzavano chiusure sintetiche hanno dovuto far ritorno al sughero con il passaggio alla Docg.

Ciò ha rappresentato una perdita per i produttori di chiusure sintetiche ma anche per i produttori di vino che hanno dovuto rinunciare a una chiusura che avevano utilizzato per anni con soddisfazione. La firma del decreto di liberalizzazione completa delle chiusure per i vini a Docg mette fine a una norma che non esiste in nessuno dei nuovi mercati vitivinicoli, ma nemmeno in quelli più tradizionalisti come Spagna e Francia.

Anche l’Italia, finalmente, fa un passo avanti nel presente, consentendo ai produttori di scegliere il tappo più adatto alla chiusura del proprio vino, potendo così contare sulle qualità esclusive del tappo sintetico: omogeneità delle prestazioni, assenza di difetti, basso impatto ambientale. Come Gruppo Sintesi esprimiamo una forte soddisfazione per il provvedimento che sancisce la qualità del tappo sintetico parificandola a quella del sughero su tutte le tipologie di vini a denominazione.
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