Il problema del falso Made in Italy e gli scandali dovuti alle sofisticazioni alimentari sono all’ordine del giorno e provocano milioni di euro di danni alle filiere agroalimentari italiane. Nel comparto olivicolo i primi a subirne le conseguenze, purtroppo, sono i consumatori che molto spesso vengono tratti in inganno dalla vendita di oli, talvolta anche con marchi italiani, di scarsa qualità e dal prezzo bassissimo, la cui origine si rivela incerta e l’etichetta ingannevole.
Sembra dunque che non siano sufficienti le, pur fondamentali, recenti norme comunitarie e nazionali sulla qualità e sull’etichettatura dell’olio extravergine di oliva, attraverso le quali si sta cercando di contrastare le frodi, con l’obiettivo della trasparenza e della tutela del consumatore. Da qui l’idea di munire gli oli extravergine di oliva di una vera e propria “carta di identità” a garanzia del consumatore. Ci ha pensato UNASCO, l’Associazione delle Organizzazioni di Produttori Olivicoli alla quale aderiscono trenta realtà presenti su tutto il territorio nazionale che rappresentano circa duecentomila olivicoltori. Con un progetto cofinanziato dall’UE e dal Mipaaf (Reg. 867/08) l’UNASCO ha realizzato la piena tracciabilità degli extravergine provenienti da dieci regioni italiane, dei quali è certificata l’origine e garantita la qualità.
“Abbiamo realizzato un sistema integrato di Rintracciabilità-Qualità certificato da un ente terzo (SISTEMA UNASCO) il quale consente di controllare tutto il processo produttivo, dal campo alla bottiglia, tramite tecnici qualificati che verificano il rispetto, da parte dei produttori, di rigidi disciplinari di qualità lungo tutta la filiera”, sostiene il Presidente Luigi Canino.
Quando la bottiglia di olio giunge sulla tavola del consumatore sarà semplice ricostruirne la storia sul web: inserendo il codice presente in etichetta sarà infatti possibile ottenere tutte le informazioni relative a quell’olio. “Dunque il singolo olio, che già è passato al vaglio dell’assaggio, potrà essere pienamente conosciuto, ripercorrendo a ritroso la sua storia, dalla tavola al campo” – prosegue Luigi Canino.