Le bottiglie e i progetti per il vino sono caratterizzati da innovazione linguistica, sperimentazione formale e ricerca di nuove componenti simboliche.
Per le sue origini antiche, per la sua qualità e per il rapporto con il territorio di produzione il vino è da sempre simbolo di tradizione e convivialità. Molte grandi aziende vitivinicole, sia italiane, sia internazionali, sono impegnate in nuove operazioni di comunicazione capaci di esprimere la passione per il vino e il valore intrinseco delle loro produzioni. L’etichetta è il primo elemento di trasmissione di qualità, ma il turismo che si muove intorno al vino coinvolge sempre più concretamente le cantine e prevede progetti di promozione complessi che associano il vino all’architettura e al design.
Vini Languedoc in lattina
In Francia, invece, il vino di qualità si vende in lattina, questa rivoluzione, nel packaging del vino Doc, ha l’obiettivo di proporre sugli scaffali dei supermercati vini di spiccato valore, delle più rinomate regioni d’Oltralpe, accanto a bibite gassate e birre. Il progetto Winestar si basa, infatti, sul contenimento dei costi e sulla possibilità di offrire un’alternativa ai consumatori che rinunciano a stappare una bottiglia, per non sprecare la preziosa bevanda, volendone degustare solo un bicchiere.
La logica dell’operazione coniuga un formato da 187 millilitri, a costi ridotti e lattine green. Il successo del packaging, che denota l’irrequietezza del mercato, è legato però alla buona percezione della confezione da parte di consumatori pop disposti a cedere al fascino dell’alluminio. Al packaging è affidato quindi il compito poetico di coniugare la complessità del vino e la semplicità di degustazione.
Forme classiche per Polvere di Ippocrasso
Un altro progetto di forte impatto è stato realizzato da Walter Tesoriere, che ha riscoperto la ricetta di un vino speziato con cannella e zenzero, degustato da Federico II, la cui ricetta deriva secondo la tradizione da Ippocrate.
È nata così la Polvere di Ippocrasso. La confezione ben esprime la natura ambivalente di questo vino, che evoca con la sua denominazione la patina granulosa creata dalle spezie, visibili durante la lavorazione, sulla superficie del vino.
Il vino nasce, infatti, da una composizione di sapori e saperi, armonia e storia: il packaging è legato alla ricchezza della cultura medievale e racconta armoniosamente le profonde relazioni esistenti tra conservazione del patrimonio e vino. Le forme cilindriche della bottiglia di colore nero, completate da una grafi ca essenziale e dall’introduzione del simbolo araldico dei Templari, comunicano con effi cacia la qualità di questo vino invecchiato sei anni. Polvere di Ippocrasso è stato premiato, nel 2011, al Wine Art di Pietrasanta come vino top dell’eccellenza italiana.
Champagne on the rocks
Un altro packaging sperimentale racchiude il nuovo Moët & Chandon Ice Imperial, l’unico champagne da bere on the rocks. Per il lancio di questo prodotto, pensato per dissetare e rinfrescare nelle giornate estive, il brand si propone a un target alto, giovane, con un approccio formale inconsueto. Il packaging, con la sua bottiglia total white, esprime glamour e gioia di vivere e si distingue per la sua semplicità dalle altre proposte. Abbracciando un nuovo spirito hi-tech, il marchio ha legato al prodotto l’applicazione iPhone Moët Ice utilizzando le nuove tecnologie per aumentare l’alone comunicativo del suo summer champagne. Questo approccio creativo ha dimostrato che la ricerca, anche partendo da elementi semplici e sussidiari del packaging, può individuare nuovi scenari legati alla degustazione.
Gambit Winery ha lanciato invece un’etichetta discutibile, che usa il linguaggio dei fumetti per comunicare la qualità del vino contenuto. Sul vetro della bottiglia è scritta, con un lettering che evoca la calligrafi a, la tipologia del vino proposto, sopra a cui è applicata l’etichetta fumetto con la scritta “Hello I’m”. La grafica propone in questo caso una nuova associazione di elementi, per un target giovane che si rivolge al vino ricercando un approccio non convenzionale e ludico.
Veuve Clicquot ha presentato il primo packaging isotermico, completamente biodegradabile, per il suo champagne. Naturally Clicquot è in grado di mantenere fresca per due ore la bottiglia; è facilmente trasportabile grazie all’introduzione di una maniglia. È semplice ed elegante, ma soprattutto ecologica. Il progetto coniuga funzionalità e grande qualità estetica.
Questione di etichetta
Dal 2005, con il patrocinio di ADI, la storica cantina di Franciacorta “Il Mosnel” organizza il premio “Questione di Etichetta”, per comunicare il vino con entusiasmo e senza tecnicismi. L’obiettivo del primo concorso era di trovare una veste speciale per un Franciacorta d’annata eccezionale, che fosse in grado di diventare una rarità da collezionare. Oggi, l’etichetta immaginata come elemento di comunicazione primaria, ha la funzione di aumentare l’alone comunicativo del marchio e rendere l’esperienza degustativa singolare.
L’immagine mostra l’etichetta del Franciacorta Pas Dosé “QdE” Riserva 2006 realizzata dallo Studio Ferrariodesign. Le bottiglie sono vestite ad arte con segni grafi ci originali e cromatismi in oro, che con dinamismo e movimento tratteggiano in un calice i contorni del lago d’Iseo. Questa la motivazione della giuria che ha assegnato il premio: “un’etichetta ben riconoscibile, raffi nata” che trasmette “in modo creativo le caratteristiche del prodotto. Tutti gli aspetti del packaging e delle varianti di colore proposte sono state risolte in modo coerente in una presentazione grafi ca di altissimo livello”.