Trasparenza che veste

Il vetro, con la sua versatilità, si presta a creare forme e decori capaci di esprimere al meglio l’identità di un brand e di un prodotto, anche grazie al confronto tra azienda, designer e vetreria.

Se l’abito non fa il monaco, il packaging può fare il prodotto o – quanto meno – influire sul suo successo commerciale, soprattutto in comparti in cui l’impatto visivo gioca un ruolo determinante nella costruzione dell’identità di marca e nelle scelte di acquisto del consumatore, come quelli del vino, dell’olio, delle bevande alcoliche. Non per nulla in Italia, più di 1.500 piccoli produttori di vino, per salvaguardare il carattere distintivo dei propri prodotti, chiedono bottiglie assolutamente originali. La percezione di un prodotto è fortemente influenzata dal modo in cui si presenta. E il vetro, trasparente, inerte, indeformabile, versatile è capace di vestire e dare forma a ciò che contiene, valorizzando e caratterizzando inequivocabilmente una marca, e, nello stesso tempo, di assicurare la sostenibilità ambientale. «Si potrebbe dire in questo caso – afferma Giuseppe Pastorino, presidente della sezione contenitori in vetro di Assovetro – che la forma è sostanza.

La piccola bottiglia del Camparisoda, quella sinuosa della Coca-Cola o l’anfora del Verdicchio parlano del prodotto anche senza l’etichetta. Ognuno di questi contenitori è nato dalla stretta sinergia tra chi produce il contenuto e il designer, ma soprattutto è frutto del lavoro della vetreria, che dovrà trovare, in ultima analisi, le soluzioni più efficaci ed efficienti per offrire al cliente un prodotto unico. E proprio questo settore dei contenitori “on demand”, grazie alla sua alta specializzazione e alla sua duttilità, è senz’altro uno dei più attrezzati a fronteggiare gli attuali venti di crisi».

Campari preferisce il vetro

Sarà per questo che il Gruppo Campari, pur essendo dotato nei suoi stabilimenti di linee di produzione per confezionare imballi di PET, alluminio, poliaccoppiato e in bag in box, ha nel vetro il proprio elemento preferito. Ogni anno l’azienda imbottiglia oltre 600 milioni di contenitori in vetro: più di 190 milioni di flaconi di Crodino, oltre 140 Camparisoda, più di 25 di Campari, oltre 30 di SKYY Vodka, circa 40 per Cinzano, solo per citare alcuni esempi.

«L’azienda – spiega Giorgio Ballocchi, global innovation manager di Gruppo Campari – è da sempre attenta a commercializzare prodotti che offrano una ottima lavorabilità industriale: flaconi e packaging che consentano efficienze di produzione al massimo dei livelli. Il Gruppo Campari non è semplicemente un produttore di bevande di alta qualità, ma è un’azienda costruttrice di brand. Uno dei nostri traguardi è che il consumatore viva la personalità dei nostri marchi per arricchire le proprie esperienze. Il vetro convoglia più degli altri materiali di packaging i valori di personalità dei nostri brand; come il colore dei nostri prodotti, il rosso del Campari o l’arancione dell’Aperol. Il vetro definisce lo stile di una marca; come la forma iconica di Camparisoda, o il Blu di SKYY Vodka. Sul vetro ci piace etichettare in tutti i modi: con carta e colla, con etichette plastificate a effetto trasparente o in rilievo, con serigrafie che valorizzano il flacone e fissano la equity del marchio; come il caso di American Honey. Il vetro si adatta a molte forme e colori: usiamo vetro super trasparente, come nella in SAGATIBA Cachaca, o scurissimo come in Illyquore».

La nascita di una nuova forma

Nelle fasi di sviluppo dei concetti per i nuovi prodotti, la definizione dell’elemento vetro è un punto cruciale per la riuscita di tutto il progetto. Fondamentali sono la qualità e la chiarezza con cui l’azienda ingaggia l’agenzia di design e la creazione di un rapporto di collaborazione tra quest’ultima e le vetrerie, fin dalle prime fasi di sviluppo. «Tutte le volte che abbiamo coinvolto fin dalle prime fasi il designer, la vetreria, e i tecnici di sviluppo e di imbottigliamento – racconta – abbiamo avuto grandi risultati. Il coinvolgere la parte industriale fin dalle fasi iniziali, piuttosto che mettere vincoli alla creatività, ha portato a soluzioni che, a volte, altrimenti parevano non fattibili». «L’ideazione di una nuova forma-vetro – conferma Roger Botti, direttore operativo e creativo di Robilant Associati – non può prescindere dal considerare una serie di vincoli progettuali che sono per l’industria di fondamentale importanza. Ecco perché ogni nuovo design è frutto di una costante “contrattazione” tra istanze creative e limiti tecnici che devono tener conto di elementi quali processi e costi di produzione, vincoli o plus dell’esposizione a scaffale, efficienze logistiche».

Per chi si occupa di brand e packaging design il vetro rappresenta una materia dalle straordinarie potenzialità espressive, attraverso una serie di elementi (lo studio della forma, la ricerca dei dettagli, l’arricchimento dell’esperienza di consumo…) che permettono di creare oggetti in grado di veicolare in maniera distintiva, proprietaria e coerente i valori di una marca e rendere i suoi prodotti riconoscibili, unici e difficilmente imitabili dagli altri operatori dello stesso mercato. Il primo aspetto da considerare è la sagoma della bottiglia: forme vetro differenti sono in grado di caratterizzare inequivocabilmente una marca – connotandola di una serie di tratti quali storicità, artigianalità, autorevolezza – o un prodotto. Per esempio un gusto rotondo può essere “raccontato” per mezzo di silhouette sinuose; una consistenza cremosa con curve morbide. «Nel migliore dei casi – spiega Botti – si può arrivare alla definizione di una forma così originale, che riesce a diventare “segno che sta per la marca”, anche senza bisogno dell’etichetta». Anche i dettagli possono dare un contributo essenziale nella creazione di identità proprietarie.

La tecnica dell’engraving in embossing (rilievo) o de-bossing (incisione) permette ad esempio di dare enfasi e preziosità a dettagli differenti: il nome del prodotto o del brand, una firma che certifica l’eccellenza del prodotto; fregi e decori che derivano dall’iconografica storica di una marca… Nella progettazione di una bottiglia non bisogna, però, dimenticare che il packaging svolge anche una importantissima funzione informativa, che deve essere efficace e ben integrata con la forma. «Progettare l’identità di un prodotto nella sua interezza – prosegue – aiuta invece a creare un’efficace comunicazione al consumatore, in un gioco di forma e di grafica, che si inseguono, si incastrano e si abbracciano per esaltarsi a vicenda».

[box bg=”#cccccc” color=”#000000′ title=”Un contenitore di valore aggiunto”]

Visto con gli occhi del designer, il vetro è un materiale trasparente, che non ha una forma propria, ma che soprattutto è capace di vestire e dare forma e corpo ad altri materiali rappresentando un vero e proprio contenitore di valore aggiunto. «Ci sono prodotti – spiega Matteo Ragni, architetto designer e fondatore dello Studio Matteo Ragni Design 2 – che non riescono, a causa delle proprie caratteristiche intrinseche, a raccontare la propria unicità soltanto attraverso se stessi, esemplificativi sono i casi delle acque minerali e dei cosmetici, il design in questo caso diventa il mezzo per aggiungere valore a un artefatto, proprio tramite l’utilizzo del vetro».

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