Con 43 riconoscimenti l’Italia detiene il primato delle denominazioni Ue di origine protetta dell’olio, precedendo di gran lunga Grecia e Spagna che vantano 27 e 26 riconoscimenti rispettivamente. In Italia producono più sigle di Dop le province di Trapani e di Siena ma a questo primato locale e nazionale non corrisponde un forte livello di produzione certificata. Nel 2010, secondo i dati Ismea-Qualivita, analizzati dall’osservatorio economico di Unaprol, la produzione certificata ha raggiunto circa le 10.500 tonnellate, evidenziando una sostanziale stabilità rispetto ai livelli raggiunti nel 2009 (+0,7%). La produzione certificata di oli Dop e Igp rappresenta il 2/3% circa della produzione totale di olio extravergine.
Per Daniele Salvagno, vicepresidente Federdop Olio, le cause del mancato decollo vanno individuate nella «frammentazione della realtà produttiva, l’assenza in certi casi di un’organizzazione dell’offerta, lo scarso coordinamento tra attori pubblici e privati della filiera e la carenza di strumenti adeguati per affrontare la concorrenza di prodotti esteri in parte mitigata dal nuovo Piano Olivicolo Nazionale che ha destinato al settore prime risorse per azioni di sostegno e sensibilizzazione del consumatore».
Nel settore però non mancano realtà virtuose con produzioni certificate di rilievo. Tra queste il “Toscano Igp” e il “Terra di Bari Dop” di cui nel 2010 sono state prodotte rispettivamente 3.900 e 2.400 tonnellate. Con queste due sole denominazioni si sfiora il 61% della produzione certificata complessiva del comparto. In termini di fatturato all’origine, nel 2010 il contributo del Toscano è stato del 41% mentre quello del Terra di Bari si è attestato al 20%.